P. Piero Parolari è ricoverato nell’ospedale militare di Dhaka. Egli presenta una condizione critica ma in via di miglioramento. L’esercito ha messo sotto sorveglianza la comunità del Pime a Dinajpur e non permette i movimenti in assenza di scorta. I missionari non avevano mai subito attacchi in precedenza, “ma ora gli stranieri sono nel mirino, dopo l’uccisione del cooperante italiano Cesare Tavella”.
P. Piero Parolari, sacerdote missionario del Pime (Pontificio Istituto Missioni Estere) e medico, aggredito ieri mentre si recava al Medical College Hospital di Dinajpur, “è ricoverato nel dipartimento di Anestesiologia presso l’ospedale militare di Dhaka, è sedato, sta bene ed è cosciente e risponde agli stimoli”. Lo dice ad AsiaNews una fonte cattolica. Parlando delle attuali condizioni di salute del missionario assalito da tre malviventi ancora non identificati, riferisce che p. Parolari, “ha un forte trauma cranico a causa delle percosse ricevute ed ematomi intorno agli occhi. Gli esami medici hanno riscontrato anche la rottura di tre costole e problemi respiratori, per i quali è stato applicato un drenaggio tra i polmoni e la cassa toracica”. La fonte riporta inoltre alcune incongruenze tra le versioni rilasciate dalla polizia in merito all’aggressione e che ora molti sacerdoti a Dinajpur sono stati messi sotto stretta sorveglianza dell’esercito.
La dinamica dell’incidente è avvolta ancora da dubbi. Il fatto è avvenuto ieri intorno alle 8:30 di mattina (ora locale), mentre p. Parolari si recava a lavoro in bicicletta. Egli è stato aggredito da tre uomini in sella ad una motocicletta, uno dei quali gli ha provocato profonde lacerazioni alla testa, forse con un coltello, e un altro lo ha ferito a colpi di pistola. Ricoverato presso l’ospedale locale, nel pomeriggio è stato trasferito con un elicottero dell’esercito all’ospedale militare della capitale del Bangladesh, il Combined Military Hospital.
La fonte riferisce che almeno “quattro gruppi di intelligence stanno indagando sul caso” e che la polizia ha chiesto ai confratelli del Pime “di rimanere in casa e di uscire solo sotto scorta”.
La tensione nel Paese asiatico rimane alta, “dopo l’uccisione del cooperante italiano Cesare Tavella e del giapponese Hoshi Kunio”. La comunità cattolica non è un bersaglio, continua la fonte ad AsiaNews, “ma gli stranieri sì, e le testimonianze dell’aggressione fanno supporre che si sia trattato di un attacco premeditato”.
Da ultimo la fonte sottolinea che i missionari di Dinajpur non aveva mai subito attacchi o minacce in precedenza, “anzi, erano tranquilli, non se lo aspettavano”. I rapporti a livello locale erano sempre stati buoni, tanto che i sacerdoti si spostano con tranquillità con propri mezzi.
Redazione Papaboys (Fonte www.asianews.it)
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