Tutti conosciamo la meravigliosa favola di Pinocchio. Le favole non sono per i bambini… ma sono per gli adulti, che come dice Gesù ai grandi: “se non ritornerete come bambini non entrerete nel Regno dei Cieli”.
Ritornare bambini è la condizione per entrare nel regno della bellezza: il Cielo… che inizia già qui su questa terra. La favola di Pinocchio (il burattino che diventa uomo) è la sceneggiatura della parabola del figliol prodigo meglio del Padre misericordioso, è la storia della vita di ciascuno di noi, è una storia di trasformazione e di metamorfosi, meglio di conversione umana e spirituale. Pinocchio è la narrazione della fuga della creatura dal Creatore e del ritorno della creatura al Creatore.
Questo Creatore vuole essere anche un padre e un redentore, nella favola tutto questo è simboleggiato da Geppetto.
Geppetto: Il Padre delle misericordie, l’infinita pazienza di Dio, il padre che lo crea come burattino per farlo diventare un uomo, lo lascia libero e mai lo giudica (mai dice mio figlio è un delinquente, come diceva Don Oreste Benzi una mamma mai dirà: “Mio figlio è un delinquente, ma mio figlio ha sbagliato”), anzi Geppetto lo perdona prima nel suo cuore misericordioso. Poi abbiamo altri personaggi:
Il Grillo parlante: la coscienza, la virtù, la voce del bene (o dello Spirito Santo) che è dentro di noi.
La Fata Turchina: “Le bugie, ragazzo mio, si riconoscono subito, perché ve ne sono di due specie: vi sono le bugie che hanno le gambe corte, e le bugie che hanno il naso lungo: la tua per l’appunto è di quelle che hanno il naso lungo”. La Fata Turchina è il simbolo della madre di Pinocchio che cerca di salvarlo, la guida che gli dà fiducia, sicurezza e lo invita alla prudenza.
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Il gatto e la volpe: sono il simbolo di ottenere risultati senza fatica
Lucignolo: come Lucifero, cioè che dona luce, luccica ma non illumina, abbaglia non dona una luce profonda, il diavolo che ci distrae dalla strada del bene e della luce.
Ci sono personaggi secondari tipo La scimmia che è il giudice che condanna Pinocchio benché fosse lui la parte lesa) è simbolo della corruzione.
Ma ascoltiamo come nasce Pinocchio…
Maestro Ciliegia, falegname, trova un pezzo di legno che piange e ride come un bambino mentre al suo amico Geppetto «piove nel cervello una idea»: fabbricarsi un burattino meraviglioso che sappia ballare, tirar di scherma, e fare i salti mortali… Geppetto litiga con Mastro Ciliegia e il pezzo di legno aizza il litigio e ride dei due… Geppetto porta il pezzo di legno nella sua casa… su una parete sono dipinti il fuoco, una pentola che bolle e manda fuori una nuvola di fumo… Geppetto da forma di burattino al pezzo di legno che subito lo canzona, salta e scappa via di casa come una lepre… un carabiniere lo acciuffa per il naso, lo riporta a casa ed arresta Geppetto… Pinocchio non ascolta la voce del Grillo parlante sulla necessità di lavorare e affamato si addormenta con i piedi sul caldano… la mattina dopo si sveglia con i piedi tutti bruciati…Geppetto, tornato a casa, gli rifà i piedi, gli offre le tre pere rimastegli e vende la propria casacca, «fra toppe e rammendi tutta una piaga», per comprare a Pinocchio l’Abbecedario e mandarlo a scuola… Pinocchio rivende L’abbecedario per quattro soldi di rame e va nel Gran Teatro dei burattini…. e poi conosciamo resto della favola….
Ma Dove Geppetto (che rappresenta il Padre prodigo di misericordia) lo salva Pinocchio? Nel ventre della balena. Dio fa un viaggio all’inverno per salvare i suoi figli, scende negli inferi della terra per ridonare uno spiraglio di luce al suo figlio che vive nelle tenebre più fitte e nell’inferno più brutale. Dio che fa un viaggio all’inferno per salvare i suoi figli. Come si chiama questo? AMORE, SOLO AMORE, PURO AMORE, FOLLE AMORE, INFINITO AMORE. Anche la liturgia del mattutino del Sabato Santo riporta:
“Tu sei disceso sulla terra per salvare Adamo e, non trovandolo, sei andato a cercarlo fin nell’inferno”.
Possiamo dire che Gesù, disceso agli inferi, libera tutta l’umanità schiavitù del peccato; come canta questo Canone di Pasqua:
“Tu sei disceso negli abissi della terra, o Cristo, tu hai infranto le porte eterne che imprigionavano coloro che erano incatenati e come Giona nel ventre della balena, dopo tre giorni ti sei liberato dalla tomba”.
Che bello! Dio lascia la pace del suo Paradiso, regno di luce e di amore, per scottarsi e quasi per bruciarsi nel regno del buio e dell’odio per salvare tra le fiamme i suoi figli. Nel ventre della balena , inghiottito dalle fauci della morte, dalla puzza del pesce marcio delle fogne del peccato, dalle caverne oscure del male dello stomaco della balena. La balena, drago marino, pesce gigantesco o anche delfino mostruoso, spesso come raccontano le leggende antiche, i marinai confondevano il grande corpo di una balena con un’isola. Le navi che buttavano l’ancora per attraccare su quest’isola che vedevano venire distrutta non appena il cetaceo si tuffava. Ecco perché è il simbolo del diavolo per la sua scaltrezza e la bocca aperta dell’animale rappresentava la porta aperta dell’inferno. Giona viene ingoiato tre giorni da una balena, cosi Cristo muore e risorge in tre nel sepolcro della terra, scende negli inferi, per salvare l’umanità dispersa e la fa risorgere da morte. Il ventre di una balena viene eliminato dal ventre di una donna: la Vergine Maria, come scrive il Sommo Poeta Dante: “Dal ventre tuo si riaccese l’Amore”. L’Amore scaccia il terrore. L’Amore scaccia l’inferno e l’odio di Satana. L’Amore è tutto.
Concludo con una poesia di Franco Arminio, lui si autodefinisce paesologo, ma è un grande poeta contemporaneo:
Pensa che si muore/
e che prima di morire/ tutti hanno diritto
a un attimo di bene./
Ascolta con clemenza./
Guarda con ammirazione/ le volpi,
le poiane,/ il vento,/ il grano.
Impara a chinarti su un mendicante,/
coltiva il tuo rigore/ e lotta
fino a rimanere senza fiato./
Non limitarti a galleggiare,/
scendi verso il fondo/
anche a rischio di annegare./
Sorridi di questa umanità/
che si aggroviglia su se stessa./
Cedi la strada/ agli alberi.
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