“Andiamo a chiedere al Signore un rinnovamento per Roma e per la nostra Chiesa” e pregheremo per il Papa e il prossimo Giubileo. Con queste parole, poco prima della partenza da Fiumicino, il cardinale vicario, Agostino Vallini, ha sintetizzato lo spirito della tradizionale visita a Lourdes della diocesi di Roma.
Fino a sabato prossimo, i mille partecipanti al pellegrinaggio rifletteranno sul tema “la gioia della missione”. Fra loro, anche un centinaio di universitari romani, accompagnati dal vescovo ausiliare, Lorenzo Leuzzi, delegato per la Pastorale Universitaria diocesana. Marina Tomarro lo ha intervistato:
R. – Il pellegrinaggio in quanto tale indica un cammino ed oggi è molto atteso dai giovani per poter offrire occasione di riflessione, di motivazioni, ma soprattutto di incontro con il Signore. Ecco, Lourdes rappresenta un luogo ideale dove i giovani possono riscoprire ma soprattutto rinnovare la propria esperienza di fede, perché Lourdes interpella personalmente il credente e lo spinge verso quell’impegno missionario di cui oggi c’è tanto bisogno soprattutto nel mondo della cultura e dell’università.
D. – Il tema di questo pellegrinaggio è la gioia della missione. Secondo lei, qual è il mandato di questi ragazzi?
R. – Il tema si addice bene allo spirito con il quale è stato proposto il pellegrinaggio: aiutare gli universitari a prendere la consapevolezza che annunciare il Vangelo nel mondo universitario non solo è un dovere, ma è anche un’esperienza di profonda sintonia con il Signore e dunque di profonda gioia.
D. – Tanti sono i momenti di preghiera che questi ragazzi vivranno a Lourdes. Qual è, secondo lei, quello che si trova particolarmente nel cuore di questi giovani?
R. – Credo che la celebrazione eucaristica nella Grotta di Lourdes insieme con gli ammalati sia un luogo privilegiato dove Maria ha fatto sentire la sua voce. È in qualche modo un richiamo all’esperienza quotidiana che i cristiani sono chiamati a sperimentare nella propria vita, ovvero questo dialogo reale e personale di Gesù con ciascuno di loro.
D. – Cosa si portano a casa questi i giovani dopo il pellegrinaggio?
R. – I giovani portano a casa innanzi tutto la certezza che Dio continua a parlare ancora oggi della quotidianità. Pensiamo a Santa Bernardette, una vita umile, semplice… E poi anche l’esperienza con l’incontro la sofferenza, un’esperienza umana che tante volte è dimenticata e che ci impedisce di comprendere fino in fondo l’esperienza che appartiene alla condizione umana e verso la quale ogni uomo e ogni donna è chiamato a rivolgersi per poter capire il senso profondo della propria esistenza.
Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va)