Il clima politico in Europa nei confronti dei cristiani è molto teso. In alcuni paesi come la Francia e la Spagna, ogni giorno avvengono episodi di intolleranza molto gravi. Nessuno ne parla. Da parte delle istituzioni sembra quasi che ci sia una sorta di appoggio, al continuo martellamento nei confronti dei cattolici. In Francia, nel paesino di Fontgombault, su 258 elettori attivi 70 sono monaci della millenaria abbazia di Notre Dame. Una lista politica locale, in vista del voto amministrativo di marzo, ne ha portati dieci in tribunale, perché –non devono votare-. È la battaglia che sta combattendo il partitello degli “Indignati di Fontgombault”, piccolissimo comune francese di 282 abitanti situato nella regione del Centro. Alcuni dei monaci, però, secondo gli Indignati non possono votare alle elezioni amministrative che si terranno in Francia il 23 e 30 marzo. Quando la libertà è negata, avanza la dittatura. Stiamo precipitando (o forse ormai ci siamo dentro a pieno titolo), nella fase più oscura per la cultura e lo sviluppo dell’Europa. Come è possibile negare il diritto di voto?
In Italia, la diocesi di Cremona lancia un appello alla comunità cristiana in vista delle elezioni europee del prossimo 25 maggio. Il documento, dal titolo “Il contributo dei cattolici al governo delle comunità locali e per l’integrazione europea”, è stato stilato in occasione delle prossime consultazioni elettorali di maggio, durante le quali si voterà anche per il rinnovo di alcuni consigli comunali. Il testo – preparato dalla Commissione diocesana per la pastorale sociale e del lavoro – si compone di quattro capitoli che affrontano da quattro punti di vista diversi il rapporto tra mondo cattolico e politica. Il primo capitolo si concentra sul tema della partecipazione e invita “a riscoprire le motivazioni per andare a votare e per prepararci a un impegno serio e gratuito a favore della nostra comunità”; il secondo è dedicato a “un rinnovato impegno dei cristiani in politica” e sprona le comunità parrocchiali “a svolgere un’azione di sensibilizzazione dei credenti, con l’obiettivo di compiere scelte informate e mature”; il terzo prende in considerazione i principi imprescindibili per un politico cristiano e infine il quarto si sofferma su alcune questioni considerate di particolare rilievo. Il capitolo conclusivo dell’opuscolo preparato dalla diocesi di Cremona pone al centro l’integrazione europea, territoriale e sociale. “Chi andrà a rappresentare il nostro Paese – si legge – dovrà sapersi assumere con decisione l’impegno di realizzare davvero l’unità dei popoli europei, dando vita a un sistema politico più integrato”, uno sguardo ampio accanto al quale si colloca quello rivolto al territorio, “storicamente e drammaticamente frammentato a livello amministrativo”, e al sociale. “La famiglia – si legge nel documento – per il suo ruolo sociale dovrà essere considerata anche come ‘soggetto fiscale’ per riconoscerle una condizione di priorità… le politiche di accoglienza vanno accompagnate da serie politiche di integrazione, che siano mirate alla costruzione di una relazione e di uno scambio culturale”. Il fine ultimo è assicurare l’accesso e la tutela dei beni comuni, quelli dell’ambiente naturale e quelli dell’ambiente umano. Le linee guida che secondo la Commissione il cristiano impegnato in politica deve seguire sono i “principi imprescindibili” ispirati al Vangelo e alla Dottrina sociale della Chiesa: “La persona al centro dell’azione politica”, “la ricerca del bene comune”, “i principi di solidarietà e sussidiarietà”, “l’inclusione sociale degli ultimi”. a cura di Giovanni Profeta