“Siamo riuniti qui – ha rammentato monsignor Caputo – per la celebrazione della santa Messa e per la recita della Supplica, la preghiera che potremmo definire specchio dell’anima e della spiritualità del fondatore: una tenera invocazione che, in questo giorno, unisce in unico coro milioni di fedeli in ogni parte del mondo. Questa preghiera, nella quale sono raccolti i desideri e le speranze di tutti gli uomini, è un inno alla fede ed alla pace, alla quale è consacrata anche la facciata stessa del nostro santuario”. Il presule ha rivolto un pensiero anche alle “decine di migliaia di pellegrini sono giunti qui da tutta Italia e dall‘estero. Molti di loro, in segno di devozione, sono arrivati qui a piedi, anche con pellegrinaggi di tre giorni”. Il Santuario, “centro della spiritualità del santo Rosario”, “è anche una realtà pulsante di carità verso gli ultimi e gli emarginati”. Bartolo Longo volle fare di Pompei “la cittadella dell‘amore fraterno, il luogo per offrire solidarietà e riparo agli esclusi e agli ‘ultimi della fila’” e oggi “continuiamo ad accogliere orfani, figli di detenuti, vittime del disagio familiare e sociale, ragazzi sfruttati o provenienti da nazioni in guerra o in grave sottosviluppo”. Infine, una richiesta: “Dica al Santo Padre Francesco che lo amiamo, che preghiamo ogni giorno per lui e che lo aspettiamo al più presto qui a Pompei!”.
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