CAMPANIA – SALERNO – “L’arrivo di così tante persone nella nostra città interroga, e non poco, l’arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno. La comunità diocesana non è all’anno zero, da tempo, infatti, si muove per la sensibilizzazione e la creazione di luoghi adatti ad accogliere chi vive il dramma dell’emigrazione forzata e giunge in Italia”. Lo si legge in una nota della diocesi di Salerno-Campagna-Acerno, in occasione dell’arrivo nel porto di Salerno della nave rifornitrice Etna della Marina militare, che trasporta 1.044 migranti, tra cui un centinaio di minorenni. “L’arcivescovo Luigi Moretti, attraverso la Caritas diocesana e l’Ufficio Migrantes, è costantemente informato su quanto, nelle possibilità della Chiesa locale, è possibile fare per assicurare, insieme a tutte le associazioni di volontariato, la prima e urgente assistenza, e far fronte così all’impellenza dettata dalle circostanze contingenti”, ricorda la nota aggiungendo che “non ci si può limitare solo all’emergenza”, ma “s’impone una riflessione ad ampio spettro, dalla quale possa nascere la spinta, non più procrastinabile, a un cambiamento reale dello stesso approccio alla questione. Del resto lo stravolgimento planetario che l’immigrazione comporta, della povertà del sud del mondo che bussa con sempre maggiore forza al nord, è sotto gli occhi di tutti”.
Il punto di partenza deve essere quello ricordato dal Papa a Lampedusa: “Lasciamo piangere il nostro cuore. Preghiamo in silenzio”. “È la preghiera, per i cattolici, e il silenzio possibile a tutti – sottolinea la nota -, che libera il campo dalle nuove tentazioni di razzismo, di atteggiamento di esclusione invece che di accoglienza e inclusione e dalla paura generata dalla crisi economica che attanaglia pure l’Occidente. Questa induce, erroneamente, a ritenere che per sconfiggere la crisi sia più utile custodire gelosamente quel poco che si ha, piuttosto che condividerlo”. La dottrina sociale della Chiesa “indica che occorre un’evoluzione del concetto di migrante e pone così una sfida alla storia contemporanea. Il rispetto della dignità della persona, che ha diritto ad una vita pienamente umana, e l’economia a servizio dell’uomo, e non il contrario, sono vie maestre di cambiamento. Il benessere che non disorienta e inaridisce relegando l’uomo in una condizione di vita egoistica, ma che sia alla portata di tutti e apra alla condivisione, è un altro stile sostanzialmente necessario”. “Non è un mondo più giusto e più equo quello che si dimentica di una larga parte dell’umanità ed è incapace di un uso razionale e sostenibile delle risorse, di una migliore distribuzione dei beni della terra e di prendere decisioni lungimiranti per arginare gli effetti della povertà”, conclude la nota. Fonte: Agensir