CAMPANIA – TEGGIANO – A poco più di una settimana dal secondo sbarco di migranti presso il porto di Salerno, la rete della Caritas di Teggiano-Policastro continua con i suoi operatori e volontari nel sostenere l’accoglienza dei richiedenti asilo provenienti dal continente africano e asiatico. Sono oltre 400 i migranti presenti nelle strutture di accoglienza distribuite sul territorio del Vallo di Diano, del Cilento, del Golfo di Policastro, della Piana del Sele: Palinuro, Sicignano degli Alburni, Capaccio, Roscigno, Eboli, Padula, Montesano sulla Marcellana, Morigerati. Si tratta di migranti provenienti da Nigeria, Ghana, Senegal, Mali, Guinea, Costa d’Avorio, Gambia, Togo, Pakistan, Siria, Eritrea, Somalia. “L’accoglienza – dice don Vincenzo Federico, direttore della Caritas di Teggiano-Policastro- significa dare loro la possibilità di imparare la lingua italiana, fornire assistenza legale e sanitaria, soprattutto accompagnarli dal punto di vista umano in questo particolare momento della loro vita”. La Caritas diocesana di Teggiano-Policastro, a dicembre 2013 ha di nuovo avviato la macchina dell’accoglienza. Recentemente ha dato il suo contributo durante lo sbarco dei 1044 migranti a Salerno del 1 luglio scorso e durante quello di sabato 19 che ha visto arrivare a Salerno 2186 persone.
In quest’occasione, la rete della Caritas diocesana ha fornito supporto sia aprendo le porte all’accoglienza di oltre 100 migranti, sia portando presso il molo dove ha attraccato la Nave militare Etna 3.500 paia di ciabatte per evitare che chi scendesse a piedi nudi dovesse essere costretto a camminare sull’asfalto rovente. Durante tutta la giornata di sabato 19, la Caritas di Teggiano- Policastro è stata presente presso il porto di Salerno insieme a 6 volontari mediatori di Tunisia, Pakistan, Burkina Faso, Mauritania, Guinea, Eritrea. “Di fronte a questo esodo biblico – dice monsignor Antonio De Luca, vescovo di Teggiano-Policastro, presente sabato sul molo -, conta una massiccia mobilitazione che va ben al di la della commiserazione. Bisogna offrire accoglienza, cure mediche, affetto e solidarietà. Come Chiesa ci permettiamo di invitare a non eludere i grandi interrogatovi sulle politiche mondiali, sulla triste economia dell‘esclusione che ha determinato pesanti squilibri nelle relazioni tra i popoli, ha compromesso la pace, ha offuscato il senso comune della dignità di ogni persona. I frutti amari e le tristi conseguenze sulla sorte di intere nazioni toccano anche noi è non possiamo esimerci dal sentirci interpellati. Impariamo a guardare negli occhi quelli che sbarcano sulla nostra terra. Non sono solo numeri”. Fonte: Agensir