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Divorzio facile, famiglia più precaria

Divorzio facile, famiglia più precariaDivorzio e separazione senza giudici, maggiore possibilità di ricorrere ad arbitrati, disincentivi per le cause civili e taglio delle ferie ai magistrati.

Sono questi i punti fondamentali del provvedimento sulla giustizia civile presentato dal ministro guardasigilli Andrea Orlando (Pd), che la Camera ha approvato ieri, in via definitiva, convertendo in legge il decreto governativo a larga maggioranza (contro hanno votato Lega e M5S, astenuti Fratelli d’Italia).

Soddisfatto il ministro della Giustizia: «Il voto parlamentare sul processo civile – ha detto Orlando – rappresenta il primo passo di un percorso complesso: sono felice che la riforma della giustizia si affronti partendo dal civile, tema fortemente compresso negli anni precedenti: abbiamo 3,5 volte la domanda di giustizia della Germania a fronte di 20 milioni di abitanti in meno».

L’obiettivo dichiarato della legge è quello di provare a smaltire l’enorme arretrato che ingolfa le aule dei tribunali civili. Le strade individuate sono varie. Si comincia dalla individuazione di sedi extragiudiziali su cui spostare una parte del “carico”. E a questo proposito è stato indicato come “privilegiato” il delicato tema del diritto di famiglia (le separazioni e i divorzi). In questo campo si prevede che, in caso di separazione o divorzio consensuale e senza trasferimenti patrimoniali, la coppia senza figli minori (o portatori di handicap) possa tornare davanti al sindaco (ufficiale dello stato civile, presso cui è stato contratto il matrimonio) per annunciare la fine del rapporto. Il sindaco ne prende atto e riconvoca la coppia dopo un mese. Se i due si ripresentano e la volontà di concludere il matrimonio non è cambiata, il matrimonio è dichiarato concluso.

Nel caso, invece, in cui nella famiglia ci siano minori (o portatori di handicap), si potrà ricorrere alla negoziazione assistita: saranno cioè i legali della coppia a “istruire” la pratica, per poi trasmetterla, per un controllo finale, al procuratore della Repubblica, che dovrà dare il suo assenso, verificando il rispetto dell’interesse dei figli. In caso contrario, il procuratore trasmetterà gli atti al tribunale e si tornerà alla procedura ordinaria.

Non è mancata, in aula, durante le dichiarazioni di voto qualche voce critica su questa procedura troppo semplificata che mette a rischio la parte debole della coppia, come quella del deputato di Fdi Edmondo Cirielli, di Francesca Businarolo di M5S e di Alessandro Pagano (Ncd). Lo smaltimento dell’arretrato nel processo civile viene aggredito anche attraverso il ricorso all’arbitrato: le parti in causa, se d’accordo, potranno ricorrere a un arbitro (un avvocato con determinati requisiti) per accelerare la decisione.

La legge prevede alcune eccezioni (in materia di diritti indisponibili, cause di lavoro, previdenza, ecc.) e misure per abbattere i costi dell’arbitrato. Così come viene sviluppato l’istituto della conciliazione, obbligatorio in alcuni casi, in cui le parti cercano di raggiungere un accordo attraverso l’impegno dei reciproci legali.

Per disincentivare il ricorso alle cause vengono previste essenzialmente due misure: un aumento degli interessi per chi non paga i debiti (oggi molti debitori preferiscono essere citati in tribunale, contando sui tempi dilatatati e su interessi legali minimi) e l’abolizione quasi totale delle spese legali compensate (nel senso: chi perde la causa, paga tutto). Altre norme vengono introdotte in materia di pignoramento, di trasparenza nei fallimenti, e così via.

Nella legge c’è anche la riduzione del periodo di chiusura estiva dei tribunali, raggiunto attraverso la diminuzione dei giorni di ferie dei magistrati (15 giorni in meno). Già da quest’anno, infatti, i palazzi di giustizia saranno chiusi dal 1 al 31 agosto e non più dal 1 agosto al 15 settembre.

Di Giovanni Grasso per Avvenire

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