Domenica 1 marzo – La Trasfigurazione

Dopo sei giorni, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli. Si trasfigurò davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e discorrevano con Gesù. Prendendo allora la parola, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi stare qui; facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia!». Non sapeva infatti che cosa dire, poiché erano stati presi dallo spavento. Poi si formò una nube che li avvolse nell’ombra e uscì una voce dalla nube: «Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!». E subito guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risuscitato dai morti. Ed essi tennero per sé la cosa, domandandosi però che cosa volesse dire risuscitare dai morti. Marco 9,2-10

Questo racconto vorrei sentirlo mille volte.
E altre mille.
Mille volte vorrei sentire di quella luce.
Di quel bianco.
Vorrei averle lavate io le tue vesti.
Che tu fossi così bello per causa mia.
Che tu fossi così bello grazie al mio lavoro.


Vorrei fare una casa per me e per te.
Per parlare.
Per stare.
Con te.
Sempre.

Anche a me.
Come a Pietro.
Quando sono spaventata.
Quando non so che dire.
Quando non so che fare.
Mi viene solo di desiderare una casa.
Una casa per te e per me.
Dove stare noi.
E non avere più paura.

Vorrei stare io in disparte.
Con te.
Sempre.
Vorrei stare via.
Sola.
Con te.
Sempre.
Vorrei guardare il tuo splendore.
Lo splendore che sei.
Sempre.
Vorrei stare con te.
Sempre.
A fare casa.
A essere casa.
Sei l’amato.
Si
Sei il mio amore.
Amato.

Posso andar via.
Solo se mi copri.
Con la tua voce.
Con la tua luce e la tua ombra.
Posso andar via.
Solo se verrai con me.
Chissà cosa vuol dire tutto quello che è accaduto.
Che ci accade.
Ma se tu sei con me.
Lo saprò.
Lo capirò.

Di Don Mauro Leonardi

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