In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Istruiva infatti i suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà». Essi però non comprendevano queste parole e avevano timore di chiedergli spiegazioni. Giunsero intanto a Cafarnao. E quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo lungo la via?». Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande. Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro: «Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato». Marco 9,30-37.
Quanto è doloroso.
Quando racconti di te, della tua vita, di quello che ti aspetta e di quello che provi.
E i tuoi, i tuoi cari, i tuoi amici e fratelli.
Non capiscono.
Non ascoltano.
E pensano a loro.
Alla loro posizione.
Hanno pure un po’ paura.
Quanto è doloroso.
A volte taccio per vergogna.
Perché il tuo sguardo. Le tue domande.
Hanno colto quanto sono misera.
Quanto poco ti ascolto.
Quanto tanto penso a me.
E allora taccio per vergogna.
Insegnami la regola del servire, dell’essere piccoli.
Insegnami la regola dell’amore.
Vorrei essere quel bambino.
Preso da te.
Chiuso nel tuo abbraccio.
Vorrei essere quel bambino.
Per poter essere come te.
C’è una grandezza così piccola da stare in un tuo abbraccio.
C’è un primo posto così basso che ci può salire solo un bambino.
C’è un Dio che è così tanta vita che si è fatto uomo che muore ed è da accogliere e abbracciare come un bambino.
C’è un Dio con le gambe per camminare accanto a me.
Con le braccia per abbracciarmi e custodirmi.
Con la bocca per insegnarmi l’amore, per segnarmi con l’amore.
Sei tu.
Di Don Mauro Leonardi