In quel medesimo giorno, verso sera, disse Gesù ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E lasciata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. Nel frattempo si sollevò una gran tempesta di vento e gettava le onde nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che moriamo?». Destatosi, sgridò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e vi fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?». E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?». Marco 4,35-41
Quando si fa sera.
Dopo un giorno di folla.
Dopo un giorno di sole, polvere, fatica.
È bello andare via.
Sul mare.
Su una barca.
Nel fresco della sera.
Vorrei stare sulla barca dove sei tu, così come sei, stanco.
Vorrei guardarti e servirti.
Una stanchezza tale da dormire nel mezzo di una tempesta.
Una tempesta tale da riempire la barca.
Onde tanto grosse da spaventare dei pescatori.
E il tuo sonno a poppa.
Silenzioso.
Calmo.
Un sonno che è bonaccia per il cuore, per la vista.
Basterà il tuo risveglio a calmare il vento impazzito e i nostri cuori pieni di paura e vuoti di fede.
Come sempre.
Ti obbedisce il peccato, che se ne va ad un tuo cenno.
Ti obbediscono le malattie, che guariscono ad un tuo tocco.
Ti obbediscono mare e vento, che si ritirano e tacciono ad una tua parola.
Ti obbediscono i cuori al tuo risveglio.
Perché quando tu dormi e io non ti sento, la paura mi paralizza.
Perdona la mia poca fede, amore mio.
Perdona che non so custodire il tuo sonno.
Di Don Mauro Leonardi