Domenica 23 novembre – Se è amore, sei tu

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me. Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. Anch’essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l’avete fatto a me. E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna». Matteo 25,31-46.

Riceverò un’eredità per averti amato?
È stato bello darti da mangiare.
Mi è piaciuto passarti l’acqua.


Averti con me quando non avevi nessuno, mi ha fatto felice.
Vederti nudo e coprirti mi ha fatto sentire che avevi completa fiducia in me.
E questo è l’amore.
Eri malato e dolorante e starti seduta vicino e accarezzarti è l’unica medicina che avevo da darti, che ho da darti.
Tu, invece, mi hai liberato dal carcere dei miei pensieri e delle mie paure.
Eredito ciò che è già mio perché ti amo tantissimo e l’amore che ho è il tuo.
L’ho preso da te.
L’ho imparato da te.
Ti ho fatto quello che tu hai fatto a me.
Grazie vita mia.

Amore mio.
Che crei quello che ami.
Che sei chi ami.
Amore mio.
Che sei in ogni bocca affamata.
In ogni gola assetata.
Che sei in ogni vita senza casa.
In ogni corpo da coprire.
Che sei in ogni febbre da abbassare.
In ogni cella da aprire.
Fammi diventare pane, acqua, che sfama, tutti.
Fammi diventare abito per capire con i miei abbracci chi è nudo, chi è malato.
Fammi chiave per entrare nelle vite chiuse, sbarrate, prigioniere.
Come tu hai fatto a me.
Sempre.
Ogni giorno.

Ti amo da morire.
Se potessi sfamerei solo te.
Se potessi bagnerei solo te.
Se potessi vestirei solo te.
Accoglierei solo te.
Starei sempre accanto al tuo letto.
Nella tua cella.
Lo so che sei in tutti.
Che sei tutto.
Lo so.
Ma le mie mani, il mio cuore, le mie giornate.
Cercano te.
Aspettano te.
Poi, mentre sfamo, copro, ascolto, apro, disseto.
Scopro che sei tu.
Scopro che ci sei.
Che anche la mia fame è placata.
Che anche la mia sete è appagata.
Che anche il mio corpo è coperto, guarito, visitato.
Scopro che amare è stare con te, sempre.
Se è amore, sei tu

Di Don Mauro Leoanrdi

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