In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain e facevano la strada con lui i discepoli e grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco che veniva portato al sepolcro un morto, figlio unico di madre vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse: «Non piangere!». E accostatosi toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Giovinetto, dico a te, alzati!». Il morto si levò a sedere e incominciò a parlare. Ed egli lo diede alla madre. Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi e Dio ha visitato il suo popolo». La fama di questi fatti si diffuse in tutta la Giudea e per tutta la regione. Luca 7,11-17.
Ogni volta che il tuo sguardo si è posato su un mio dolore.
È tornata la gioia.
È tornata una gioia più grande, più piena, più viva, di prima.
Ogni volta che mi hai guardata afflitta e sola, ho sentito tutto il tuo amore, la tua compassione, innondarmi e mescolarsi alle mie lacrime.
Ogni volta che la tua voce mi ha ordinato qualcosa.
Qualcosa è accaduto.
Ho smesso di piangere.
Ho guardato te.
È tornata la vita.
Ogni volta che le tue mani toccano qualcuno che è andato via.
Qualcuno che è morto in me, per me.
Torna la vita.
Torna in vita.
Ogni volta che tu arrivi nella mia vita.
Ogni volta che solo ci incrociamo.
Ogni volta che ci incontriamo.
Torna la vita.
Mi restituisci la vita.
Mi togli il pianto.
C’era con me tanta gente mentre soffrivo.
C’erano tante lacrime e tanto silenzio.
C’era solitudine e morte con me.
Poi sei arrivato tu.
A guardarmi.
A toccarmi.
E non sono più stata sola. Mai più.
E non ho pianto più.
E la vita è tornata a parlare, a gioire.
E la morte tace.
E la vita si alza in piedi e torna da me.
Restituita.
Tu mi dai vita.
Vita mia.
Di Don Mauro Leonardi