Domenica 8 marzo – I venditori cacciati dal Tempio

Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco. Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato». I discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divora. Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa molti, vedendo i segni che faceva, credettero nel suo nome. Gesù però non si confidava con loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che qualcuno gli desse testimonianza su un altro, egli infatti sapeva quello che c’è in ogni uomo. Giovanni 2,13-25

È l’unico modo di amare.
Lasciarsi divorare.
Divorare dalla passione.
Divorare dallo zelo.
Divorare dal desiderio.
Perché solo l’amore regni.
Perché sia l’unico padrone e signore della mia vita.


Perché io diventi amore.

Entrare nella propria casa.
In cui tu sei signore e padrone amatissimo.
E trovarla occupata.
Da bestie.
E trovarla piena di mercato e denaro.
Fa crescere la rabbia.
C’è una rabbia che nasce dall’amore.
Che rovescia i tavoli e tutte le cose.
Che manda via le bestie.
Perché rimangano solo gli uomini con la loro vita, con i loro cuori e tu con loro.

Difficile fidarsi dell’uomo.
Di me.
Di noi.
Quando sai quello che c’è dentro di lui.
Di me.
Di noi.
Quando vedi quello che ha nel cuore.
Che ho nel cuore.

Finché credo in quello che ti vedo fare.
Non è amore.
È timore.
È paura della tua frusta.
Delle tue braccia che rovesciano tutto.
Della tua voce che urla e scaccia le bestie.
Insegnami ad amarti.
Voglio che ti fidi di me.
Voglio credere guardando solo te.
Voglio contemplarti e amarti.
Voglio stupirmi e non temerti.

Sei il mio tempio.
In cui salgo.
In cui entro.
Non voglio sporcarti.
Scaccia da me quello che ti offende.
Sei il mio tempio.
Voglio abitarti.
Sei la mia casa.
Se ti distruggeranno.
Aspetterò.
Risorgerai.
E sarai casa e tempio per me.
Sempre.
Amore.

Di Don Mauro Leonardi

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