Negli ultimi giorni era lui a consolare gli altri dicendo di «non avere paura, perché siamo tutti nelle mani di Dio. Ci vediamo di là, dite il Rosario e salutatemi tutti»
«L’uomo ha due mani, perché mentre una lavora, l’altra serve per far scorrere i granelli della corona del rosario». È una frase che don Cirillo Longo ripeteva spesso a quanti lo incontravano al “Centro Don Orione” di Bergamo. Adesso che è venuto a mancare (19 marzo 2020 – solennità di San Giuseppe) quella frase assume la brillantezza delle tante perle spirituali incastonate nella sua intensa vita sacerdotale.
Aveva 95 anni. Poche ore prima di morire, disteso sul letto, ha alzato le braccia in segno di vittoria nella lucida consapevolezza che presto avrebbe raggiunto la Casa del Padre. Un gesto che non solo testimonia la poderosa “grinta” di don Longo, ma la convinzione ferrea che nemmeno l’ora buia della morte separa gli uomini dall’amore di Cristo. Negli ultimi giorni era lui a consolare quanti avrebbero dovuto consolarlo dicendo «di non avere paura, perché tutti siamo nelle mani di Dio».
Il suo calvario è iniziato il 12 marzo. I successivi otto giorni sono stati riempiti dalla preghiera e dalla sofferenza: fisica, ma soprattutto quella di non poter comunicare con tutti, rispondere ai messaggi augurali, che sono arrivati da tutto il mondo e da tutti i continenti: sacerdoti, suore, familiari, e tante persone semplici, famiglie, bambini, ragazzi, dipendenti di molte strutture da lui fondate e dirette. Nella notte del 17 marzo in una breve telefonata ha detto: «Ci vedremo di là, in Paradiso… pregate il Rosario… salutatemi tutti». In un’altra telefonata, dopo la ripresa miracolosa nella Festa di San Giuseppe, ha ripetuto: «Pregate tanto, arrivano i tempi difficili, pregate il Rosario».
di Bruno Silini per PrimaBergamo