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Don Diana, Belluomo: ‘aveva il coraggio di affrontare ogni situazione’

CAMPANIA – “Don Peppe non aveva molti anni più di me, ma abbastanza per essere un esempio di vita. Ricordo che quando io ero piccolo mi colpiva perché era esuberante, gioioso e sapeva trattare con i bambini; quando l’ho rivisto da capo reparto, ero impressionato dalla sua capacità di trasmettere i valori in modo semplice e diretto con il suo esempio e il suo modo di fare, mostrando la fermezza di chi ha convinzioni certe e le porta avanti nella vita”. A parlare di don Peppe Diana in un’intervista al Sir, nel giorno del 20° anniversario dell’uccisione del sacerdote, è Luigi Belluomo, 47 anni, dirigente d’azienda, che ha conosciuto don Diana quando aveva otto anni. Don Diana, che fu assassinato dalla camorra nel giorno del suo onomastico, mentre si accingeva a celebrare la messa nella parrocchia di san Nicola a Casal di principe, “aveva il coraggio di affrontare tutte le situazioni, senza mai nascondersi – afferma Belluomo -. Quando, come scout, uscivamo nei boschi, ci sentivamo sicuri al suo fianco, protetti. E, poi, era sempre accogliente verso il prossimo, offriva aiuto agli immigrati, s’impegnava per un risveglio delle coscienze alla legalità”. Il sacerdote aveva dato fastidio alla camorra proprio per il suo impegno nel risvegliare le coscienze contro la criminalità. Nel Natale 1991 aveva scritto, insieme con gli altri parroci della forania, “Per amore del mio popolo”.

“Quel documento – commenta Belluomo – è stato la causa della sua morte, perché ha rappresentato una presa di posizione chiara e forte della Chiesa contro la malavita. È stato come il chicco di grano seminato nel terreno che poi ha dato frutto, facendo crescere nelle anime la voglia di cambiamento”. Dalla morte di don Diana, evidenzia Belluomo, “è nata una forza di riscatto per le nostre terre e il nostro popolo. C’è stato un avvicinamento di tutti quelli che avevano avuto contatti con don Peppe: noi scout, i foulard bianchi, le associazioni che si occupano di immigrati, la comunità parrocchiale. Insieme abbiamo iniziato a impegnarci per scrivere un futuro diverso per tutti noi”. Dunque, “il dolore per l’uccisione di don Diana ha fatto venir fuori la parte sana della società, che, fino ad allora, aveva avuto paura di mostrarsi e di alzare la voce contro il potere criminale. Oggi è importante la memoria di don Peppe per far sì che le nuove generazioni non siano ammaliate dalle sirene dei soldi facili e del potere, che la criminalità organizzata offre”. Per Belluomo, l’esempio del sacerdote assassinato dalla camorra, che tanto in vita si era speso per i più giovani, “può far comprendere ai ragazzi che è bene rigettare la mentalità mafiosa, che purtroppo continua a persistere, e costruire insieme un mondo migliore”. 

Fonte: Agensir

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