“Quel documento – commenta Belluomo – è stato la causa della sua morte, perché ha rappresentato una presa di posizione chiara e forte della Chiesa contro la malavita. È stato come il chicco di grano seminato nel terreno che poi ha dato frutto, facendo crescere nelle anime la voglia di cambiamento”. Dalla morte di don Diana, evidenzia Belluomo, “è nata una forza di riscatto per le nostre terre e il nostro popolo. C’è stato un avvicinamento di tutti quelli che avevano avuto contatti con don Peppe: noi scout, i foulard bianchi, le associazioni che si occupano di immigrati, la comunità parrocchiale. Insieme abbiamo iniziato a impegnarci per scrivere un futuro diverso per tutti noi”. Dunque, “il dolore per l’uccisione di don Diana ha fatto venir fuori la parte sana della società, che, fino ad allora, aveva avuto paura di mostrarsi e di alzare la voce contro il potere criminale. Oggi è importante la memoria di don Peppe per far sì che le nuove generazioni non siano ammaliate dalle sirene dei soldi facili e del potere, che la criminalità organizzata offre”. Per Belluomo, l’esempio del sacerdote assassinato dalla camorra, che tanto in vita si era speso per i più giovani, “può far comprendere ai ragazzi che è bene rigettare la mentalità mafiosa, che purtroppo continua a persistere, e costruire insieme un mondo migliore”.
Fonte: Agensir
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