Don Giuseppe Spedicato, a termine del musical, abbiamo sentito diversi pareri su “Non abbiate paura”. Cosa provi in questo momento, a termine dell’esecuzione di questa bellissima rappresentazione musicale in memoria di Giovanni Paolo II? Senza ombra di dubbio –a conclusione della prima mondiale-, è un sogno che si è avverato ad occhi aperti. Da tanti anni desideravo vedere la realizzazione del musical. Finalmente ci siamo riusciti.
Quanto tempo ha lavorato per realizzare il musical, e perché hai scelto proprio questa forma per portare agli spettatori il messaggio di Giovanni Paolo II? Il progetto è nato nel 1994, quando Papa Woityla venne pellegrino in Puglia. Per la prima volta vedendolo sofferente e con il bastone che lo sorreggeva, mi sono ricordato delle sua giovinezza, del suo amore per il teatro e per i giovani. E’ venuto spontaneo dedicargli qualcosa che raccontasse la sua imponete figura di Padre e Pastore della Chiesa e dell’umanità. Sono state realizzate tante fiction. Nessuno aveva pensato di realizzare un musical. Essendo un prete giovane, ho cercato di creare qualcosa di originale. Giovanni Paolo II non ha avuto paura di uscire fuori dagli schemi ai quali eravamo abituati. Certe volte bisogna azzardare, rischiare. E’ necessario avere coraggio di rompere con le difficoltà e le ansie che ci portiamo dietro, imitando l’esempio di Papa Karol a non avere paura, per dare speranza a quello che quotidianamente facciamo.
Il musical oltre ad essere un momento di musica è anche una forte esperienza di umanità. I contenuti che sono proposti in “Non abbiate paura”,
servono a crescere spiritualmente e umanamente? Leggendo in modo critico il musical, possiamo dire con certezza che la rappresentazione aiuta i giovani a riflettere. Abbiamo messo in risalto –nel musical-, tutta la compagnia giovanile che con Woityla, Zio Lolek, condivideva i primi passi della sua vocazione sacerdotale passando dalle prime e forti esperienze di confronto nate durante il regime comunista prime e nazista dopo. Karol Woityla da giovane sacerdote era stato capace di indirizzare i giovani oltre l’apparenza. I nostri ragazzi sono bravi, generosi e disponibili. Ogni giovane è un capolavoro di Dio. Se questi capolavori e talenti li mettiamo in comune, possiamo realizzare quello che il Signore vuole da ciascuno di noi.Giovanni Paolo II ci ha lasciato come eredità l’esempio. Ha indicato la “strada” da seguire all’umanità. “Io sono riuscito a fare tutto quello che sono nella vita, perché ho creduto all’Amore. Il Signore mi ha cambiato, nonostante le debolezze e il peccato, ha agito dentro di me”. E’ un messaggio importante per i giovani di oggi? Senza remore, dobbiamo dare fiducia ai giovani. I ragazzi sono sfiduciati. Tante volte sono etichettati e giudicati senza neppure conoscerli. Diamo loro un poco di entusiasmo, fiducia! Guidiamoli. Noi sacerdoti siamo responsabili come pastori ad essere guide. Puntiamo il alto. Se riusciremo a trasmettere entusiasmo, la metà si raggiungerà con più semplicità. I giovani sentono la necessità di avere speranza e di essere amati. Giovanni Paolo Ii ha insegnato questa grande verità. Speranze e amore sono la sintesi della vita di Giovanni Paolo II. Conoscerlo è stata una grande fortuna! Ma saremo altrettanto privilegiati a partecipare tra qualche giorno alla Canonizzazione, dove eccezionalmente vedremo in Piazza San Pietro quattro Pontefici: due dal Paradiso e due Concelebranti che innalzeranno al Signore l’inno di ringraziamento per questi grandi capolavori che Dio ci ha messo accanto.
Diceva il titolo di un film: “Karol un uomo diventato sacerdote; Karol un Papa rimasto uomo”. Nel musical abbiamo presentato Karol uomo, che ha avuto il coraggio di vivere le vicende del suo tempo coniugando meravigliosamente l’umanità con la spiritualità.
Nell’Enciclica Redemporis Hominis, Giovanni Paolo II diceva: “la strada della Chiesa è l’uomo”. La vita è un dono. Sforziamoci di viverla da protagonisti e non da spettatori. Questo è lo sforzo del musical “non abbiate paura”. a cura di Don Salvatore Lazzara
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