Pensavo nella mia vita che non ero responsabile di nessuno, che non dovevo rendere conto a nessuno di ciò che vivevo, che questo fosse la libertà. Pensavo che libertà era avere le tasche piene di soldi, girare per le grandi città d’Europa, guardare tante insegne pubblicitarie che luccicano, vivere in un albergo…
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In questa ricerca della libertà ho trovato la droga, il male. Già dall’inizio il male mi ha sedotto, mi attirava, e io sono caduto profondo nel buio. Avete ascoltato la testimonianza di don Stefano, la storia della luce, come la luce entra nella vita dell’uomo, come entra nel cuore di un giovane. Quando mi metto a pensare, quando mi ricordo della mia entrata in Comunità, mi chiedo come ho io potuto incontrare Dio. Avete sentito che Dio si può incontrare, che Gesù Cristo è vivo, che Dio è vivo, è un Dio che si può incontrare, non è una filosofia, non è nelle nuvole, è vivo qui in mezzo a noi nella Parola di Dio, nella Sacra Scrittura, nell’Eucaristia, nella preghiera, nel Rosario.
Quando ritorno, soprattutto adesso dopo dodici anni di Comunità, nei ricordi di quando sono entrato in Comunità, quando prendo in mano la Parola di Dio durante l’adorazione personale, mi vengono in mente i primi mesi quando sono entrato.
Credetemi, quando qualcuno mi parlava dell’amore, di Dio, del perdono, della provvidenza, non credevo in niente. Mi potevano parlare di Gesù quanto volevano ma io non credevo. La mia esperienza di vita era totalmente un’altra cosa. Ma da qualche parte è cominciato un viaggio. Nella mia vita di tenebre è cominciata entrare la luce. A volte mi ricordo di questi momenti, e oggi vedo come Dio mi è venuto incontro, come mi ha portato in Comunità, sicuramente per le preghiere di mia mamma, di mia nonna e delle persone che mi volevano bene.
Poco tempo fa durante la preghiera mi sono ricordato di una situazione: avevo quattro mesi di Comunità e mi hanno dato una responsabilità, dovevo pulire tutto intorno alla casa il sabato pomeriggio, nella Casa Madre.
Questo era una grande responsabilità per me. Provate a immaginare: dopo dieci anni di male tutti hanno perso la fiducia in me, ho ingannato tutti, genitori, zii, fratelli, cugini, tutti quelli che mi volevano bene. Avevo preso in giro tutti e tutti mi hanno lasciato, non mi credevano più. Dopo dieci anni qualcuno mi dà una responsabilità, crede di nuovo in me. Io ero strafelice quel giorno. Ero tutto orgoglioso, e mi ricordo che tutto il giorno pensavo a come organizzare tutto. E cosa è successo dopo? Un ragazzo vecchio, aveva quattro anni, ha portato tutti i ragazzi che dovevano lavorare con me per aiutarmi a fare altro. Io sono impazzito dall’orgoglio, ero furioso.Tutta la rabbia che accumulavo negli anni sulla strada, tutto mi è tornato in testa, e ho cominciato a dire le parolacce in croato, italiano, ero come pazzo. Mi sono detto: “Se lo incontro adesso, gli dirò tutto, lo picchio..” e mi immaginavo la situazione quando gli dirò queste cose, e se lui mi rispondeva a come gli darò un pugno. Tutto il pomeriggio avevo questo per la testa.
Alla fine quel ragazzo è tornato, io gli sono andato incontro e da me è partita tutta la piazza di male, di rabbia. Non sono riuscito a dirgli neanche un terzo di quello che pensavo, ma quel ragazzo era in pace e mi guardava in faccia, poi ha sorriso; aveva degli occhi che non io non avevo mai visto nella vita. Non erano gli occhi ai quali ero abituato in piazza, non è successo quello che pensavo: quando alzi la voce a qualcuno in piazza, o gli dai un pugno, lui ti fa lo stesso. Quel ragazzo mi guardava, e con il suo sguardo di pace ha spento la rabbia in me, e io mi sono calmato. Dopo mi ha abbracciato dicendomi:” Scusami, non lo farò mai più!“. Questo era amore.
In quel momento non avevo capito bene cosa era successo, era qualcosa di strano, ma adesso, dopo dodici anni, quando ci ripenso nella preghiera, mi ricordo di quegli occhi, delle parole che mi aveva detto, mi ricordo bene tutto quello che è successo e so che Gesù era in quel cuore, che Dio mi amava tramite quel ragazzo. Non sarei mai riuscito a capire cosa è l’amore, la bontà, il perdono se non c’erano questi ragazzi che avevano creduto in suor Elvira, in Cristo.
Se non ci fossero stati questi ragazzi che si sono messi in ginocchio prima di me, i quali hanno aperto il cuore a Dio e hanno permesso che la Parola di Dio si incarnasse nei loro cuori. Noi tossici, noi che eravamo sul bordo della vita, nel buio profondo, non potevamo capire nessun altro linguaggio e non lo capiamo. Potevano parlarci d’amore, ma noi l’amore avevamo bisogno di toccarlo con le nostre mani, e lo abbiamo toccato in queste situazioni.
La Comunità, la vita nella Comunità, che è una vita semplice, pieni di situazioni simili, piena di Dio, di quel Dio vivo che si è incarnato una volta nel grembo di Maria, e che si incarna nel nostro cuore, nel cuore di quel ragazzo e che mi ha parlato attraverso quel sorriso, quegli occhi, quell’abbraccio. Questo linguaggio l’ho capito, mi è entrato nel cuore. È Cristo, vivo e presente in mezzo a noi.
Credo che voi giovani che siete venuti qui a Medjugorje, attraverso le preghiere e le suppliche della Madonna, potete incontrare Gesù Cristo. Credo che noi giovani che siamo qui, non siamo qui per caso, credo che la Madonna ci ha chiamati per insegnarci questo linguaggio così concreto, per incarnare Cristo nelle nostre vite, perchè quando torniamo nelle nostre città, fra i nostri amici, sui nostri posti di lavoro, possiamo parlare al mondo che soffre di Gesù Cristo che è vivo, che noi abbiamo incontrato qui.
Parlare di Cristo con le vostre vite, il vostro sorriso, il vostro perdono, il vostro abbraccio, con il vostro modi di salutare, di sorridere. Il mondo di oggi ha bisogno di un annuncio così. Voi siete qui oggi per imparare il linguaggio dell’amore, perché Dio è l’amore, Gesù è l’amore, la Madonna è l’amore. Lei è la maestra della pace e dell’amore. Dovete essere sicuri, tutti siamo sicuri che ci voleva qui per partorire ancora una volta il suo figlio nei nostri cuori perché lo portiamo nel mondo. Permettiamo a Maria di farlo!
Questi giorni aprite il cuore, permettete alla Madonna di entrare nei vostri cuori, che possono diventare un grande presepe per accogliere Gesù bambino, che il Cristo può nascere nei vostri cuori, che possa soffrire la sua passione, fare i suoi miracoli, sanare le vostre ferite, risorgere insieme a voi così che voi diventiate risurrezione per gli altri, quel lievito che farà lievitare il mondo per donare al mondo la pace e l’amore. Dobbiamo fare questo, questo è il nostro impegno e per questo siamo qui a Medjugorje.
Vi dirò qualcosa sulla Provvidenza: sapete che la nostra Comunità vive della Provvidenza.
Fin dall’inizio la Comunità non si è appoggiata sull’aiuto dei politici, sulle persone grandi e importanti. Elvira non ha mai accettato il denaro pubblico come aiuto che di solito davano alle Comunità di ricupero. Lei diceva: “i vostri soldi non mi basterebbero mai per tutti i giovani che si devono salvare. È meglio credere nella Divina Provvidenza piuttosto che nei soldi dello stato“. Quando sono entrato in Comunità, sentivo dire: “La Provvidenza, noi viviamo di provvidenza. Non dobbiamo pagare niente. La prima Provvidenza è che ci tiriamo su le maniche e lavoriamo: l’orto, la stalla, le mucche, il formaggio… questo lo possiamo fare“.
Poi vedevo ogni tanto che qualcuno arrivava con qualche camion e scaricava delle cose: il latte, la carne… Io non ci credevo quando sono entrato in Comunità, e mi sembrava tutto falso. Pensavo che erano solo storie, “ma che Provvidenza”. Sapete cosa mi è successo una volta. Mi sono ricordato: avevo venti giorni di Comunità. Provate a immaginarvi, dopo dieci anni di strada non capivo niente, non accettavo niente, ancora la carenza, il dolore nel cuore, la tristezza, mi mancava la piazza, il vino, le sigarette, mi mancava tutto e loro mi parlavano della Provvidenza. Mi sono ricordato di una situazione nella cappella: non sapevo l’italiano e alla sera, durante la condivisione in cappella, i ragazzi di solito condividevano la loro giornata.
Quel giorno ho visto un ragazzo piangere, era il responsabile della casa e ha cominciato a piangere. Tutti gli altri erano in silenzio, con le teste abbassate. Non capivo l’italiano e non sapevo cosa stava succedendo. Davo dei colpi al ragazzo che era vicino a me chiedendogli “cosa sta succedendo?”, “perché piange?” e lui non mi traduceva nulla. Quando siamo usciti dalla cappella gli ho domandato:”Dimmi perché piangeva?”, e lui mi ha risposto: “Piangeva perché abbiamo tradito la Provvidenza” Gli ho chiesto:”Come si tradisce la Provvidenza?”
“Uno di noi oggi ha chiesto di nascosto a un amico di portarci del caffè perché mancava già da un mese e mezzo. Non abbiamo creduto nella Provvidenza, che Dio ci avrebbe mandato il caffè nel momento giusto senza chiederlo. Quel ragazzo ha mentito e quell’amico è tornato dopo con il caffè. Abbiamo tradito la Divina Provvidenza.” Questo momento mi è rimasto impresso nel cuore.
Io non credevo mai nella Provvidenza, mi era sembrata tutto una menzogna, ma in quel momento ho visto un uomo che crede nella Provvidenza, che crede in Dio. Quelle lacrime mi parlavano di Dio. Oggi quando rifletto su di questo, sono sicuro che Dio mi è venuto incontro tramite quel ragazzo, quelle lacrime, quegli occhi. Quelle lacrime sono il primo missionario che mi è venuto incontro.
Le lacrime hanno avuto una forza enorme, la forza della grazia di Dio perché sono riuscite a spaccare e a toccare il mio cuore duro, egoistico, il mio cuore tossico. Quelle lacrime erano la prima cosa che mi ha toccato, che mi ha fatto pensare a Dio. Erano una goccia di fede che è entrata nel mio cuore, erano il seme di Dio. Nel vangelo leggiamo che il regno di Dio è il più piccolo seme, che non riesci a vederlo ma dal quale cresce un grande albero. Quella fede seminata in me attraverso la Comunità in questi dodici anni è cresciuta, e io da tossico sono diventato un sacerdote. Oggi sono sacerdote.
La vita che avevo perso, che era morta, buia, oggi è luce perché ho veramente incontrato Gesù risorto e vivo. Quel Gesù che oggi vuole incontrare ognuno di voi per donarvi la pace. Amen.
Testimonianza proposta dalla Comunità Cenacolo
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