Mercoledì 2 agosto 2017 il sacerdote svizzero don Martin Filipponi ha dato la sua testimonianza al Festival dei Giovani. Egli è stato ordinato sacerdote il 13 maggio di quest’anno, e la sua vocazione è un frutto di Medjugorje.
«Tutto è cominciato quando sono venuto qui nel 1996, e già il volo stesso è stato un’avventura. Allora non sapevo nulla della preghiera e dell’Adorazione, e la corona del Rosario l’avevo vista soltanto tra le mani di qualche anziana signora. Una volta arrivato, sono stato introdotto alla preghiera del Rosario e all’Adorazione Eucaristica. Un giorno del pellegrinaggio sono quindi entrato nella Cappella da tipo fiero, giovane e sportivo quale ero. Vedendo delle donne anziane in ginocchio, mi son detto: “Quello che riescono a fare loro, lo posso fare anch’io!”.
Così sono caduto in ginocchio dinanzi al Signore. Dopo soli cinque minuti, però, ero già seduto. Quella è stata una bella umiliazione per me, visto che quelle signore anziane erano invece ancora in ginocchio. Poi è accaduto qualcosa, per cui ho chiuso i miei occhi davanti al Signore e mi sono immerso in preghiera.
Quella è stata la prima volta che Dio ha toccato il mio cuore, ed è stato un momento talmente bello e sublime! Alla fine, pensavo che fosse passata un’ora, e invece di ore ne erano passate ben tre! Quel giorno, uscendo dalla Cappella, ho percepito per la prima volta il desiderio di diventare sacerdote.A quel tempo, però, avevo sedici anni: un’età in cui si sente molto anche l’influsso degli ormoni. Proprio in quel momento, infatti, vedendo passare una bella ragazza irlandese con dei bei capelli rossi, mi son detto che preferivo sposarmi e avere sette figli.
Sul pullman si pregava il Rosario, ma io nelle orecchie tenevo gli auricolari, perché non volevo pregare. Quella volta, comunque, ho fatto davvero una bella esperienza perché, dopo quel Festival dei Giovani, nel mio cuore è arrivata la primavera: sentivo una freschezza e una gioia nella fede che non avevo mai provato prima. Al mio ritorno a casa, sono andato a confessarmi da un sacerdote novello. Oggi gli sono molto grato perché, attraverso di lui, ho fatto la mia prima esperienza della Confessione. Tuttavia, quando era venuto ad aprirmi, non sembrava molto felice. Gli ho detto che volevo confessarmi e la cosa è stata molto semplice.
Quando mi ha dato l’Assoluzione, ho sentito nel cuore una dolcezza enorme e sono stato invaso dalla gioia. La mia prima esperienza della Confessione, quindi, è stata qualcosa di indescrivibile! Cari giovani, qui a Medjugorje essa si è poi ripetuta. A volte ho dovuto aspettare il mio turno anche per tre ore, perché qui si percepisce qualcosa che non si riceve in nessun altro luogo. In Svizzera, prima di diventare prete, ho anche lavorato presso un reparto di oncologia e cure palliative, ossia con malati di tumore cronici o prossimi alla morte. Somministravamo loro molte medicine, eppure, dopo che in reparto veniva il sacerdote per dare loro l’Unzione degli infermi, spesso stentavamo a riconoscere i malati, per come erano migliorati sia fisicamente che spiritualmente. La mia vocazione al sacerdozio è maturata anche per questo.
Il 31 ottobre 2009, ossia circa quattordici anni dopo aver percepito proprio qui il primo desiderio di diventare sacerdote, in un monastero austriaco sono riuscito a dire il mio SI’ a Dio. Quella mattina ho visto chi è davvero il sacerdote. In quel monastero — oltre alla Madonna, alla Confessione, all’Adorazione e al Rosario — c’era qualcosa che era nuovo per me: la Bibbia.
Ho potuto così imparare a gustare la Parola di Dio. Torno nuovamente al tema della Confessione: in seminario, ogni sabato veniva un confessore, che a volte stava in confessionale dalle otto del mattino alle due o tre del pomeriggio. Sapete una cosa? Anche il sacerdote impara a confessare. Non però stando sui libri, ma mettendosi lui stesso in ginocchio. Cosa provoca una Confessione in un individuo, in un giovane seminarista? La Confessione è davvero un Sacramento di guarigione. Come me, molti altri miei compagni di seminario erano “vocazioni tardive”, che spesso sono segnate da ferite e da esperienze negative precedenti.
Nella Confessione, però, si può davvero fare esperienza di quella guarigione e liberazione che vengono da Dio». Don Martin ha poi concluso la sua testimonianza invitando i giovani a pregare per i sacerdoti. Fonte medjugorje.altervista.org
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