Categorie: Testimonium

Don Roberto, da dj a sacerdote: “Trasformo le canzoni di J-Ax”

Quando i piani di Dio non coincidono con i nostri. A 19 anni un famoso dj che dalla sua consolle faceva divertire i giovani nelle discoteche più fighe del litorale genovese. A 24 anni seminarista, a 30 sacerdote fondatore della prima discoteca cristiana con l’esperimento della ‘Cristoteca’. È la storia di don Roberto Fiscer, 38 anni, genovese, ora viceparroco nella Chiesa San Martino di Genova. Il suo sogno, a vent’anni, era diventare un dj famosissimo, far sentire la sua musica mixata nei locali più frequentati, trovare una ragazza e vivere di musica. Ma niente è andato come pensava. Ora la sua consolle è l’altare della chiesa e il suo motto è “Balla con la musica, non ballare con la vita”

. Di serate da sballo ne ha viste tante. E anche in diverse città; come a Roma dove racconta di aver visto “l’inferno”. La sua conversione nel 2000, durante la Giornata Mondiale della Gioventù di Roma, quando – dice – “sono partito per trovare la fidanzata ma ho trovato la Fede”.

Don Roberto, cosa è successo nella tua vita?

La musica mi ha sempre appassionato, ascoltavo un po’ di tutto, da Vasco ai Queen. Volevo fare il dj e a 19 anni ho cominciato a mettere musica nelle discoteche del litorale genovese. Compravo una quantità infinita di dischi, volevo far divertire i miei coetanei. Allo stesso tempo sentivo un grande vuoto, non ero felice. Un giorno mi hanno chiesto di suonare a una festa in parrocchia: quel giorno il Signore mi ha acchiappato dal profondo vuoto in cui ero caduto. E all’incontro del Papa con i giovani nel 2000 mi sono innamorato di quelle ‘consolle alternative’, gli altari.

Da lì a poco, don Roberto fonda la prima discoteca cristiana e poi inizia l’esperienza della Cristoteca. Come è andata?

Ero stato destinato in una parrocchia sul mare e per arrivare ai giovani ho cominciato a suonare la sera nei villaggi turistici, con balli di gruppo e le grandi hit dell’estate. Dopo tanti anni tornavo dietro una consolle, ma questa volta era diverso. Il mio messaggio era:La vita è una, non ha replay

. Balla con la musica, non ballare con la vita. Siate nella notte ma mai della notte, non appartenete al mondo delle tenebre’. Poi ho cominciato ad andare in discoteca e a portare il mio disco ‘Replay non ne ha’ che ho inciso con tre squadre di calcio: Genoa, Parma e Lazio. Lanciavo un messaggio di vita, di divertimento sano. Ho replicato l’esperimento anche nelle curve dei tre stadi.

Ora don Roberto organizza corsi per dj e dirige “Radio Fra le Note” (702 del digitale terrestre e sul sito www.sanmartinodalbaro.it) puntando sulla prevenzione: insegnare ai ragazzi a “ballare senza sballarsi”. Va in giro per l’Italia con il Musical “Restate dorati” per parlare dei problemi giovanili, dall’anoressia al cyber-bullismo, da WhatsApp allo sballo nelle discoteche. E per attirare i giovani, don Roberto ha trasformato il tormentone di J-Ax “Maria Salvador” in “Gesù Salvador”. Un brano che ha incassato migliaia di visualizzazioni su YouTube. “Sono molto critico verso questi falsi maestri – dice il sacerdote – sono visti come testimoni e inneggiano alla marijuana. Non voglio giudicare la vita altrui, ma i maestri sono altri”.

Don Roberto, nel suo passato da dj ha visto tante cose girare fuori e dentro le discoteche. Come commenta le recenti notizie di giovani morti per aver assunto sostanze stupefacenti in discoteca?

E’ vero. Dipendeva da zona a zona. A Roma, ad esempio, in alcune discoteche ho visto di tutto: alcol, fumo, droga. Ho visto l’inferno. C’è una legalità nascosta, dove è permesso tutto. Una sorta di zona rossa, dentro la quale può entrare di tutto. A rimetterci però sono i più fragili. La soluzione non è chiudere le discoteche, perché i mercanti di droga vanno a vendere da un’altra parte, ma riaprire gli oratori e offrire delle alternative. Investiamo sui giovani perché la nostra società prima li vizia, permettendogli di fare tutto, e poi li abbandona.

Fonte blog.ilgiornale.it/ Serena Sartini

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