A questo riguardo una strada più in salita devono percorrerla le donne disabili che già combattono con la parità di genere, ma che – con il loro esempio e determinazione – lasciano un segno indelebile nella storia, cambiandola. Ci sono ‘guerre’ diverse da narrare e conoscere.
di Maria Berardi, professoressa e regista
Partendo dall’antichità troviamo Sarah Biffin, miniaturista inglese focomelica dalla nascita, che alla fine del 700 seppe costruirsi una vita ed un lavoro facendo emergere il suo talento.
Dopo la sua morte finalmente verrà apprezzata come donna e come artista, capace ancora di ispirare alle donne disabili la necessità di perseverare per una reale inclusione. Nella sua epoca le barriere culturali erano praticamente insormontabili ed essere donna in una società dominata dal potere maschile, per giunta di origini umili e con disabilità congenita, equivaleva ad una condanna vera e propria ad una eternità di stenti, addirittura alla stessa morte. Biffin disegna paesaggi e miniature con “la bocca”.
Nel 1808 ad una fiera il destino le fece incontrare George Douglas, conte di Morton che folgorato dalla sua bravura le commissionò un ritratto, diventando il suo mecenate e ne affidò la formazione all’acquarellista reale William Marshall Craig. Dopo tanto studio Sarah venne ammessa alla Royal Accademy of Arts, sotto la Regina Vittoria, infrangendo la regola che vietava alle donne l’ingresso nella scuola.
Nel 1821 ricevette la medaglia d’argento dell’Accademia Reale come miniaturista. Nonostante la fama crescente, da molti veniva ancora fatta oggetto di derisione e di scherno. Non fu mai fatto all’epoca riferimento alcuno alle sue conquiste, anzi in alcune opere letterarie fu presa in giro. Sarah non si curò mai di ciò, né si offese e andò avanti sempre sicura di sé.
Questo fenomeno si chiama oggi multidiscriminazione ed è la combinazione tra disuguaglianze di genere e barriere culturali, un mix che rende le donne con disabilità più discriminate rispetto a chiunque altro.
E adesso conosciamo Frida Kahlo “un mito”. Pittrice messicana dallo spirito indipendente e passionale, fu vittima di un incidente, che la rese disabile, ma era anche poliomielitica. La potenza del suo ingegno e della sua forte personalità sono ancora oggi un’eredità imprescindibile per l’arte contemporanea e per l’umanità in genere. Celebre e rappresentativa è la sua frase “Se solo i nostri occhi vedessero le anime invece che i corpi quanto sarebbe diversa la nostra idea di bellezza”.
La sua pittura porta in se il messaggio del dolore, infatti la sua arte sarà sempre condizionata dalle molteplici sofferenze fisiche e morali vissute. Non fu comunque solo la sofferenza ad ispirarla, ma sostenne ed espresse fortemente i suoi ideali politici e l’attaccamento alla propria patria. Storie da conoscere, per la salvezza e la speranza personale.
Adesso passiamo all’anno 2021: Amanda Gorman ha l’incarico di Inaugural Poet of 2021 per la cerimonia d’insediamento del Presidente degli Stati Uniti Joe Biden, ed entra nella storia come la più giovane poetessa di sempre. E’ una donna disabil:e ha un disturbo dell’elaborazione uditiva e di linguaggio che non le permette una facile articolazione del discorso, ha dichiarato al Los Angeles Time, evidenziando che la sua disabilità non è una semplice debolezza, bensì è proprio questa ‘mancanza’ l’ha resa un’artista.
Conosciamo Sofia Righetti, atleta, modella e musicista, anche lei ha trasformato la sua disabilità in opportunità. Nata a Verona nel 1988, a cinque mesi subisce un delicato intervento al cuore per una cardiopatia congenita.
L’operazione non riesce e si verifica un’irreversibile danno midollare che le causa la perdita delle gambe. Dopo i 12 anni decide di utilizzare la sedia a rotelle che definirà “il giorno più bello della sua vita”, perché finalmente poteva esprimere se stessa al 100%. Si laurea in filosofia della medicina e la sua tesi specialistica affronta il tema delle persone con disabilità. E’ una donna determinata nel seguire i suoi obbiettivi personali, suona la chitarra elettrica e inizia la sua carriera di fotomodella per diversi fotografi.
La sua passione per la musica la porterà a girare il mondo con la sua band i “Vodka four Breakfast”. Ma lei ha anche la passione per lo sport e diventa campionessa di sci alpino a livello agonistico. E’ anche ammirata per l’amore totale per gli animali; questa sua passione la fa diventare vegana da un lato e sempre attiva e vigile per la tutela dei loro diritti; è stata spesso ospite nei programmi di Licia Colò.
Lauren Tervel Ridloff, anche lei disabile, classe 1978 di Chicago è diventata famosa per essere stata scelta nel cast del film “Eternals”. Il suo obbiettivo del cuore era diventare attrice per bambini. La sua notorietà è esplosa quando ha vestito i panni di Sarah nel dramma teatrale “Figli di un dio minore” che l’ha portata ad ottenere molti riconoscimenti sia di critica che di pubblico.
Il 2022 è l’anno di svolta per il mondo sportivo italiano che è entrato definitivamente nella Costituzione e protegge disabili e minori. Prima della sospirata riforma, la presenza degli atleti paraolimpici nei gruppi sportivi e corpi civili statali non era regolamentata né sotto il profilo economico né sotto quello legale.
Oggi la legge tutela i disabili e anche le donne nello sport, garantendo pari opportunità anche agli animali coinvolti in attività sportive. Grazie a questo intervento il Coni sarà obbligato a promuovere la parità di genere favorendo l’inserimento delle donne anche disabili in ruoli di gestione e responsabilità.
Una storia da raccontare, anche in questo settore. Martina Caironi, è campionessa paraolimpica di Tokyo 2020. Un modello per tante ragazze amputate fa parte del Consiglio Paraolimpico Internazionale, come la normodotata Federica Pellegrini. La disabilità mi ha fatto conoscere parti nuove di me, dirà di se stessa in varie interviste e mi ha fatto comprendere che si possono superare i limiti con passione, determinazione e volontà.
Per vincere nella vita bisogna sempre riformularsi! Francesca Cesarini, 16 anni, campionessa paraolimpica di Pole dance, è nata senza due avambracci e una gamba, ma questo non ha mai costituito un limite allo svolgimento di tutte le sue attività. Con grande determinazione e rigorosa disciplina ha raggiunto svariati obbiettivi, l’ultimo in ordine cronologico è stato quello di diventare medico. Il suo motto è “nessuno mi potrà mai fermare”.
Le testimonianze potrebbero essere infinite, così come lo è il cambiamento in atto, un percorso esistente ed ormai irreversibile, da affrontare con entusiasmo e passione e, come dice Frida Kahlo rivolta a tutte le donne:
“Non come chi vince sempre, ma come chi non si arrende mai”.
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