Italiae et Ecclesia

Il dono della guarigione. Quando intervengono Gesù e Maria a sanare le ferite

Amici, vorrei fare una riflessione sulla nostra preghiera per la sofferenza. La mia ancor breve esperienza in una comunità carismatica mi ha portato a rivedere quelle convinzioni comuni sulla croce, sulla malattia fisica e spirituale, che influiscono sulla nostra fede e sul tipo di preghiera che rivolgiamo a Dio.

Ho potuto sperimentare, infatti, che Gesù vuole guarirci sempre e ci vuole sani nello spirito e nel corpo, perchè possiamo annunciare il suo amore anche agli altri.

Oggi molti cristiani pensano che Dio ami particolarmente la sofferenza al punto da sceglierla per i suoi figli, perchè Lui sia glorificato nel loro dolore.

Gesù, nel Vangelo, non ha mai rimandato a mani vuote un ammalato dicendogli che non lo guariva perchè la sua malattia dava gloria al Padre Suo!

Al contrario, Gesù dava gloria a Dio guarendo tutti gli ammalati che incontrava.

Un tempo si pensava che per raggiungere la santità si doveva disprezzare la “materia” al punto da ricercare mortificazioni, considerando il corpo come un carcere che imprigionava l’anima ostacolandone la crescita spirituale, e non come un dono di Dio e come tempio dello Spirito Santo.

Questa corrente di pensiero ha influito nella Chiesa affievolendo il ministero di guarigione che Gesù ha esercitato pienamente e ha affidato non solo ai suoi discepoli, ma a chiunque creda in Lui (cioè sacerdoti e laici):

«E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, imporranno le mani ai malati e questi guariranno». (Mc 16, 17-18)

Certamente ci sono delle sofferenze mandate da Dio per uno scopo ben preciso, ma sono casi rari che sono riconoscibili perchè presentano delle caratteristiche evidenti: la pace e la gioia dell’ammalato, e un amore particolare molto grande verso Dio. La veggente Vicka, per esempio, ha avuto in regalo diversi tumori dalla Madonna, e lei li ha accolti con amore e con una pace indescrivibili.

Ma la maggior parte delle sofferenze non viene da Dio, il quale vuole guarirci e desidera che noi con fede chiediamo a Lui la guarigione.

Con la discesa dello Spirito Santo a Pentecoste si è inaugurato l’inizio delle grandi cose che Dio avrebbe compiuto attraverso i cristiani, Suo Corpo mistico.

Usare i carismi dello Spirito era cosa abbastanza comune ai primi tempi della Chiesa, gli Atti degli apostoli sono pieni di segni e prodigi che non solo gli apostoli compivano ma anche tutti quelli che erano investiti di potenza dall’alto.

San Paolo ci invita ad aspirare ai carismi più grandi con al vertice la Carità, e ad essere desiderosi dei doni dello Spirito, non per la nostra vanagloria, ma per essere testimoni e annunciare la potenza di resurrezione di Gesù, che continua ad operare attraverso la fede di coloro che credono in Lui.

E poi, cosa è successo?

Si è affievolita la potenza dello Spirito Santo?

Lo Spirito Santo non è più lo stesso che operava i prodigi all’inizio della Chiesa?

O forse, cosa più probabile, si è affievolita la nostra fede, nascondendo la nostra incredulità dietro il concetto che la malattia rende gloria a Dio e che dobbiamo accettarla senza chiederne la guarigione con fiducia?

Oggi c’è una incredulità personale, sociale ed ecclesiale, che rende impossibile il manifestarsi della potenza dello Spirito Santo.

Il fatto è che noi crediamo che Dio guarisce ed è potente, ma stentiamo a credere che possa e voglia guarire noi, o attraverso di noi.

Quante volte Gesù nel Vangelo rimprovera per la poca fede, ci invita ad avere più fede, come presupposto senza il quale la potenza di Dio è paralizzata e bloccata:

<<Per questo vi dico: tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato.>>(Mc 11,24)

<<….E non fece molti miracoli a causa della loro incredulità.>>(Mt 13,58)

La Chiesa voluta da Gesù, cioè tutto il popolo di battezzati, non è vera Chiesa se non è Carismatica, oltre che istituzionale.

Non dobbiamo temere di chiedere a Dio i carismi per esercitarli all’interno della Chiesa con Carità e a lode e gloria di Dio.

Dobbiamo tornare ad essere torrenti in piena nelle mani di Dio. Gli apostoli lo sono stati, perchè noi no?

Dobbiamo osare oltre le nostre certezze, Dio non ci vuole tiepidi, dobbiamo crescere nella fede in Lui, ciecamente credere che la Sua potenza di liberazione e di guarigione vuole invadere noi e i nostri fratelli.

Noi assistiamo a poche guarigioni a causa della nostra incredulità.

Preghiamo, ma siamo “increduli”.

I carismi non sono solo le qualità umane che spiccano in una persona, sono doni visibili di Dio, che Dio vuole dare a tutti, in realtà nel Battesimo li abbiamo ricevuti tutti, ma non sono sviluppati, perchè non li esercitiamo.

Riscopriamo di essere un popolo di sacerdoti, profeti e Re, (perchè grazie al battesimo siamo incorporati nel sacerdozio profetico e regale di Gesù), riscopriamo la grandezza dei doni che abbiamo ricevuto, esercitiamo anzitutto la capacità di ascolto di Dio, con una vita interiore radicata nel Suo Amore, con i sacramenti, con la fede che smuove le montagne, e così saremo spettatori delle grandi opere di salvezza che Dio vuole e attende di riversare abbondantemente su di noi e sul mondo, perchè ci vuole liberati, guariti, forti nel Suo Amore, testimoni autentici, degni della vita che predichiamo.

Non si tratta di essere esorcisti o guaritori, ma di sviluppare in noi i carismi di liberazione e di guarigione che si realizzano nella Carità, cioè nella vita di grazia, nella comunione d’amore con Dio, personale e comunitaria.

Quando vedremo i prodigi del Signore saremo anche capaci di lodare nelle lingue il Signore, di esultare nello spirito, e vedremo la morte convertirsi in vita, e la vittoria del Signore trionfare su tutte le situazioni di morte che Egli attende di vincere per la nostra fede in Lui.

La guarigione più importante, tuttavia, è quella spirituale, perchè l’obiettivo della nostra vita è raggiungere il Paradiso e liberarci da tutta quella zavorra interiore che ci impedisce di “prendere il volo” sulle ali dello Spirito.

Le conversioni sono vere guarigioni interiori a cui fanno seguito anche le guarigioni della psiche, della memoria ferita, dei sensi di colpa, del senso di indegnità, e di tutte quelle forme di schiavitù interiore che impediscono un vero e proprio rapporto di gioia con il Signore e di fiducia nei confronti della vita, nonostante i vari imprevisti che possono accadere.

Tuttavia non dobbiamo nemmeno credere che la guarigione fisica sia da meno, perchè attraverso di essa il Signore manifesta la sua gloria.

Voglio riportare ciò che disse Gesù prima di guarire il cieco nato:

Egli (il cieco) è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio. Dobbiamo compiere le opere di colui che mi ha mandato …(Gv 9,4)

Significa che il bene che Dio ricava da una guarigione si manifesta attraverso la conversione non solo di chi riceve la guarigione, ma anche di quelli che assistono, se hanno il cuore aperto.

Il Signore desidera guarirci, anche se non possiamo sapere in che modo e quando opererà la sua guarigione, e desidera al tempo stesso che noi ci abbandoniamo totalmente a Lui, senza temere di osare, senza paura di chiedere con fede.

Gli eventi negativi che accadono non sempre Dio li vuole, ma li permette perchè attraverso quelle situazioni Lui vuole raggiungere i suoi obiettivi redentivi manifestando la sua potenza.

Da qualche tempo sono impegnato nel ministero di preghiera carismatica e devo confessarvi che quando preghiamo per qualcuno, il Signore ci spiazza tutti perchè prima di tutto vuol far comprendere a noi e a quella persona quanto è grande il Suo amore e la sua misericordia, grazie a cui il blocco di rancore presente in quella persona viene letteralmente sciolto in pianti liberatori.

Ecco perchè è necessario “perdonare Dio” per ciò che di negativo ci accade, perchè inconsciamente diamo la colpa a Dio per la nostra infermità che il Signore, nonostante le preghiere, tarda a guarire, o per aver permesso il realizzarsi di certi eventi negativi.

(Perdonare Dio significa liberarci dal rancore inconsapevole che nutriamo verso Dio).

E così pensiamo che più tempo passa, più il Signore ci vuole lasciare nell’infermità, e spesso, siamo indotti a pensare che Dio permette questo perchè non ci ama e non ci vuole guarire, e allora reagiamo con astio nei Suoi confronti, nutrendo (sempre inconsciamente) rancore verso Dio.

E’ sconvolgente assistere alla vittoria dell’amore di Dio su queste persone che, durante la preghiera, dopo un lotta interiore in cui non permettono a Dio di entrare, ne restano sedotti e si lasciano vincere dall’impetuosità del fuoco del Suo Amore, abbandonandosi in gemiti di pianto.

La cosa più incredibile è che queste persone arrivano a questo stato nonostante avessero una vita spirituale e sacramentale.

Da queste esperienze ho capito che per quanto noi affermiamo di amare Dio, tuttavia esistono delle aree nascoste del nostro cuore che Lo ostacolano e si ribellano a Dio, cioè delle parti del cuore dominate ancora da Satana, e guarda caso, sono quelle aree del cuore che sono ferite a causa di eventi particolarmente dolorosi e che ci condizionano provocando alterazioni del cambiamento di umore, instabilità interiore, alti e bassi, incapacità di amare noi stessi e i fratelli, facilità nel giudicare, incostanza nel cammino spirituale, inutili sensi di colpa, ecc… ecc…

Dobbiamo chiedere allo Spirito Santo di mostrarci i modi in cui satana esercita un potere nella nostra vita, perchè possiamo portarli davanti alla croce di Cristo affinché Lui venga a sanare, a guarire e a liberare.

Innamorati di Maria

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