Papa Francesco ha lasciato oggi il Kenya ed è giunto poco dopo le 15.00 (ora italiana) ad Entebbe, in Uganda, seconda tappa del suo viaggio in Africa. Momento centrale di questa visita è il ricordo del 50.mo anniversario della canonizzazione dei martiri ugandesi. Poco dopo l’arrivo, si è svolta la visita di cortesia al presidente Museveni e l’incontro con le autorità e il Corpo diplomatico. Ce ne parla Sergio Centofanti:
Festosa accoglienza per Papa Francesco in Uganda. A dargli il benvenuto all’aeroporto di Entebbe i suonatori di tamburi e i danzatori della tribù kiganda e tantissima gente che lo ha salutato con entusiasmo lungo i 7 chilometri che lo hanno portato nel palazzo presidenziale.
Nel suo primo discorso nel Paese, il Papa ha sottolineato che “i martiri, sia cattolici che anglicani – sono autentici eroi nazionali” perché con la loro morte “ci ricordano l’importanza che la fede, la rettitudine morale e l’impegno per il bene comune hanno rappresentato e continuano a rappresentare nella vita culturale, economica e politica di questo Paese”. Ci ricordano, “nonostante le nostre diverse credenze religiose e convinzioni, che tutti siamo chiamati a cercare la verità, a lavorare per la giustizia e la riconciliazione, e a rispettarci, proteggerci ed aiutarci reciprocamente come membri dell’unica famiglia umana”.
“Questi alti ideali – ha detto Papa Francesco – sono particolarmente richiesti” a quanti hanno “il compito di assicurare con criteri di trasparenza il buon governo, uno sviluppo umano integrale, un’ampia partecipazione alla vita pubblica della Nazione, così come una saggia ed equa distribuzione delle risorse, che il Creatore ha elargito in modo così ricco a queste terre”. Mio desiderio – ha precisato – è attirare l’attenzione del mondo sull’Africa:
“Il mondo guarda all’Africa come al continente della speranza. L’Uganda è stata veramente benedetta da Dio con abbondanti risorse naturali, che siete chiamati ad amministrare come custodi responsabili. Ma la Nazione è stata soprattutto benedetta attraverso il suo popolo: le sue solide famiglie, i suoi giovani e i suoi anziani”.
In particolare, è importante – ha detto – che ai giovani vengano offerte “la speranza, la possibilità di ricevere un’istruzione adeguata e un lavoro retribuito, e soprattutto l’opportunità di partecipare pienamente alla vita della società!”.
Il Pontefice ha citato anche la benedizione degli anziani:
“Sono la memoria vivente di ogni popolo. La loro saggezza ed esperienza dovrebbero sempre essere valorizzate come una bussola che può consentire alla società di trovare la giusta direzione nell’affrontare le sfide del tempo presente con integrità, saggezza e lungimiranza”.
Quindi, ha espresso il suo apprezzamento per l’impegno “eccezionale” profuso dall’Uganda “nell’accogliere i rifugiati, permettendo loro di ricostruire le loro esistenze nella sicurezza”:
“Il nostro mondo, segnato da guerre, violenze e diverse forme di ingiustizia, è testimone di un movimento migratorio di popoli senza precedenti. Il modo in cui affrontiamo tale fenomeno è una prova della nostra umanità, del nostro rispetto della dignità umana e, prima ancora, della nostra solidarietà con i fratelli e le sorelle nel bisogno”.
Di qui, l’incoraggiamento di Papa Francesco ai “tanti silenziosi sforzi compiuti per assistere i poveri, gli ammalati e le persone in qualsiasi difficoltà. È in questi piccoli segni che possiamo vedere la vera anima di un popolo”:
“In molti modi il nostro mondo diventa più solidale; tuttavia, nel medesimo tempo, assistiamo con preoccupazione alla globalizzazione della “cultura dello scarto”, che ci rende ciechi di fronte ai valori spirituali, indurisce i nostri cuori davanti alle necessità dei poveri e priva i nostri giovani della speranza”.
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Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va)