Gabriella Ceraso – Città del Vaticano
“Quando stai male, cerca di consolare gli altri”: ripete le parole di Santa Teresa di Calcutta, la badessa delle benedettine di Norcia madre Caterina Corona ricordando ai microfoni di Vatican News, i tragici momenti del 30 ottobre 2016 quando percorreva le strade della cittadina umbra devastata dal terremoto e stringeva a sè la popolazione disperata e impaurita che aveva perso tutto.
I ricordi di quella giornata sono tuttora indelebili: la preghiera con le consorelle, il terremoto che esplode sotto i piedi “come una bomba” e poi tante scosse successive, fino alla decisione di abbandonare, accompagnate dai Vigili del Fuoco, la casa di sempre, il monastero. Da lì la lunga sosta a Trevi con le sorelle clarisse in preghiera e in opere di carità per la propria gente e ora, dopo oltre due anni, il ritorno. “Torneremo il 10 febbraio nel giorno della festa di santa Scolastica, sorella di Agostino e madre nostra” spiega suor Caterina. “Con il suo aiuto e la sua intercessione”, afferma la religiosa, “speriamo di poter ricominciare. Vorremmo imitare lei e la sua forza; vorremmo poter vivere insieme alla gente il terremoto come un’opportunità per rivedere la nostra vita e ricominciare”.
Le sorelle troveranno alloggio in un modulo container adibito a monastero e installato nel giardino dell’ex Santa Pace, a ridosso dell’edificio terremotato e quindi inagibile. A dare notizia del loro ritorno il vescovo della diocesi Spoleto-Norcia, mons. Renato Boccardo che alle 10.30, nel giorno delle festa di santa Scolastica, presiederà la Messa nel centro della comunità alla Madonna delle Grazie, prima di guidare una lunga processione fino alla nuova residenza.”È un momento atteso e importante – ha detto Boccardo – le suore stavano facendo il conto alla rovescia per tornare e finalmente saranno di nuovo nella loro terra, condivideranno con la gente la precarietà e le difficoltà della ricostruzione post sismica. Sarà una presenza ulteriore, silenziosa, discreta e soprattutto orante della Chiesa tra i terremotati”.
La vita ricomincerà dunque, ma per un’altra strada rispetto ai disegni e ai progetti iniziali delle suore. “Avevamo sempre sognato – racconta ancora a Vatican News madre Caterina – una volta finito il restauro del nostro monastero, di poterlo dare in gestione e con il ricavato poter adottare una missione. Poteva significare dare un lavoro a tanti e per noi renderci utili a fratelli e sorelle lontane. Ma evidentemente Dio aveva per noi altri piani.” Nessuna certezza ora sul futuro, solo un desiderio spiega la madre badessa: “stare vicini alla gente e fare vita comunitaria”.
La vita in un container sarà vita a metà senza attività lavorative, ma servirà a trasmettere speranza e fiducia. Ne è convinta la madre badessa, spinta anche dalle suore più giovani. “Durante questi anni” racconta “siamo tornate spesso a Norcia e sempre in tanti ci hanno chiesto quando saremmo rientrate definitivamente. Credo sia importante per la comunità essere presenti: la vicinanza fisica può trasmettere speranza e fiducia per il futuro. C’è troppa gente che non ha più voglia di vivere: serve tornare a farsi vedere e soprattutto serve dire la Messa insieme e pregare insieme perchè insieme si trova sempre la forza di andare avanti”.
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