Alle 11.56 ora locale il volo del Papa è decollato dall’Aeroporto internazionale di Giuba e dopo c 6 ore e 45 minuti raggiungerà Roma Fiumicino.
Si è conclusa così la seconda ed ultima tappa del suo viaggio apostolico in Africa, quella nel Sud Sudan, il Paese più giovane del mondo. Il Pontefice ha benedetto sulla fronte il presidente Kiir. Sull’aereo anche l’arcivescovo anglicano Welby e il pastore della Chiesa riformata scozzese Greenshields, che lo hanno accompagnato nel pellegrinaggio di pace
La Messa al Mausoleo “John Garang”, con più di 100 mila fedeli presenti nel grande piazzale e nelle aree limitrofe, è stata l’ultima tappa del viaggio apostolico di Papa Francesco in Sud Sudan. Dalla sacrestia della celebrazione, il Papa si è trasferito all’aeroporto internazionale di Giuba. In un’altra vettura, hanno raggiunto lo scalo anche l’arcivescovo di Canterbury Justin Welby e il moderatore dell’Assemblea generale della Chiesa di Scozia, il pastore Iain Greenshields. Il corteo è arrivato all’aeroporto intorno alle 11.15, ora locale.
Nelle sue parole durante l’omelia della Messa c’è un riconoscimento particolare al contributo offerto alla Chiesa e alla società dalle donne. Riprendendo quanto detto poco prima dall’arcivescovo di Giuba, monsignor Stephen Ameyu Martin Mulla, “la nostra Chiesa ha prodotto due Santi: san Daniele Comboni e santa Giuseppina Bakhita”, Francesco di quest’ultima afferma che è stata “una grande donna, che con la grazia di Dio ha trasformato in speranza la sofferenza patita”, sapendo trasmetterla anche a tanti altri. E il Papa prosegue:
Speranza è la parola che vorrei lasciare a ciascuno di voi, come un dono da condividere, come un seme che porti frutto. Come ci ricorda la figura di santa Giuseppina, la speranza, qui specialmente, è nel segno della donna e vorrei ringraziare e benedire in modo speciale tutte le donne del Paese.
E c’è un’altra parola che Francesco vuole lasciare al Sud Sudan ed è la parola pace che ha contrassegnato questi giorni e che, dice, “auspico con tutte le forze” anche per i giorni futuri e a cui assicura il suo sostegno, insieme a quello dei due leader religiosi – l’arcivescovo di Canterbury, l’anglicano Justin Welby e il moderatore dell’Assemblea generale della Chiesa di Scozia, il pastore Iain Greenshields – che l’hanno accompagnato in questo viaggio.
Con i miei fratelli Justin e Iain, che ringrazio di cuore, siamo venuti qui e continueremo ad accompagnare i vostri passi, facendo tutto quello che possiamo perché siano passi di pace, passi verso la pace. Vorrei affidare il cammino della riconciliazione e della pace a un’altra donna, la più grande e al tempo stesso la più piccola, la più alta e insieme la più vicina a noi, a ognuno di noi. È la nostra tenerissima Madre Maria, la Regina della pace.
Maria, la “Nostra Signora d’Africa è sempre con noi”, afferma Papa Francesco, e a lei affida la grande causa della pace in tutto il mondo.
A lei, che ora preghiamo, affidiamo la causa della pace in Sud Sudan e nell’intero Continente africano, dove tanti nostri fratelli e sorelle nella fede patiscono persecuzioni e pericoli, dove tantissima gente soffre a causa di conflitti, sfruttamento e povertà. Alla Madonna affidiamo anche la pace nel mondo, in particolare i numerosi Paesi che si trovano in guerra, come la martoriata Ucraina.
Le parole conclusive di Francesco sono ancora di affetto per il popolo sud sudanese: “Siete nel mio cuore, siete nei nostri cuori, siete nei cuori dei cristiani di tutto il mondo!”, afferma. E ripete: “Non perdete mai la speranza. E non si perda l’occasione di costruire la pace.”
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