C’è una nuova speranza in Siria in questa sesta Pasqua di guerra. La tregua e i colloqui in corso a Ginevra rappresentano infatti un raggio di luce per una popolazione duramente provata. Lo spiega al microfono di Paolo Ondarza della Radio Vaticana il nunzio apostolico a Damasco mons. Mario Zenari.
R. – Da sei anni la Pasqua, in Siria, si celebra purtroppo ancora in un clima di guerra, anche se quest’anno sembra intravedersi la fine del tunnel. Ci sono dei segnali che fanno sperare, e questi segnali sono dati dalla cessazione delle ostilità in una certa parte del territorio siriano. Cessazione che ha tenuto abbastanza bene da tre settimane. Non essere più sotto le bombe è già un grande sollievo. E ancora, un altro segnale positivo è la distribuzione degli aiuti umanitari, che è cominciata anche nelle zone di difficile accesso, dove vivono circa 4 milioni e mezzo di persone e, parallelamente, questo dialogo di Ginevra alla ricerca di una soluzione politica.
D. – Accennava ai negoziati indiretti che si stanno svolgendo a Ginevra. Anche questi, quindi, sono vissuti come un segnale di speranza per il futuro della Siria?
R. – Direi che, con l’aiuto della comunità internazionale, ci sia bisogno di una soluzione politica, perché solamente con un’adeguata soluzione politica tutti gli altri mali verranno meno. C’è urgente bisogno di questa soluzione politica con l’aiuto, beninteso, della comunità internazionale. Non è un cammino facile, è un cammino tutto in salita, ma ci si rende conto da tutte le parti che non c’è altra soluzione.
D. – La Pasqua vissuta dalla comunità cristiana in Siria quale testimonianza offre al mondo intero?
R. – E’ una Pasqua segnata ancora da queste ferite e la sofferenza è trasversale. E’ un Venerdì Santo che vivono tutti i siriani, il sesto Venerdì Santo, una croce molto, molto pesante: pensiamo a queste numerose, numerosissime vittime; pensiamo a più di diecimila bambini morti in questa guerra o sotto le macerie o morti perché toccati da proiettili o annegati in mare; pensiamo ai moltissimi bambini traumatizzati dalla violenza che hanno visto e di cui sono stati vittime. Direi, quindi che è un Venerdì Santo che vivono tutti i siriani. C’è da pregare e sperare che sia l’ultimo Venerdì Santo, l’ultimo Venerdì di Passione, che la croce possa essere alleggerita e che anche la Siria possa arrivare al giorno della Pasqua, una Resurrezione dopo questi sei anni di Venerdì Santo.
Fonte: Radio Vaticana
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