Due Prodi, un prete e un laico litigano per l’acqua santa. Ma perché non impariamo a convivere?

Due Prodi che non hanno a che fare con la politica discutono di scuola ed acqua santa. Un istituto introduce la benedizione pasquale delle classi in orario extrascolastico ma il Tar boccia la delibera. Sulla vicenda si dividono il presidente del Consiglio d’istituto Giovanni Prodi, nipote dell’ex premier Romano, e suo fratello Matteo, prete.

Se ieri scrivevo a favore di una canzone laica – La prima cosa bella di Nicola Di Bari – che il prete, neppure dopo la Messa, voleva fosse cantata in chiesa dalla figlia del defunto, oggi devo per le stesse ragioni confermare che lasciar benedire fuori dalle lezioni obbligatorie, cioè in orario extra scolastico, una scuola e i suoi alunni, è per lo meno lecito. Io dico: lascia cantare in chiesa Nicola Di Bari dopo la Messa, lascia che dopo le lezioni a scuola chi vuole si prenda la sua acqua benedetta.

Certo, quando ero io a scuola un articolo così era impensabile: ma è il mondo che è cambiato, non sono io più moderno. Il mondo di quando andavo a scuola io, non c’è più. Oggi, ogni nazione è patria e patrigna di tante tantissime etnie, razze, fedi, religioni ed orientamenti sessuali.

Condividiamo spazi comuni e in comune dobbiamo necessariamente mettere non solo i metri quadri – i banchi nelle scuole – ma anche i riti e le tradizioni. Non si tratta di proselitismo ma di conoscere chi hai accanto a te o nel banco di tuo figlio. Ogni giorno ci pone nuove domande e sarebbe meglio non finire in tribunale a proposito di una parola di buon augurio, di amore, di benedizione appunto.

Un prete e un preside che litigano sul bene non è un po’ il brogliaccio di tante dispute e guerre vere e proprie di questi giorni, su temi altissimi come il matrimonio, la famiglia, i figli? Addirittura, ad essere ancora più emblematico della nostra vita quotidiana, qui avviene che il prete (Matteo) è contro la benedizione e il laico (Giovanni) a favore. Ma io dico che se non riusciamo a trovare del bene in parole di bene, se per questo finiamo in tribunale, che ponti mai potremmo costruire sui temi fondamentali? Come risolveremo le sfide decisive che dobbiamo affrontare se non siamo capaci di un parlare sereno per una porta di servizio fuori orario per una benedizione? Davvero in nostri Tar non hanno di meglio da fare?

Di Don Mauro Leonardi

Articolo tratto da L’Huffingotnpost


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