Un’ulteriore aspetto può essere rintracciato nella crescente e graduale consapevolezza personale dell’esperienza contemplativa. Solo anni dopo sapremo che Don Karol è un mistico. Un’esplicita testimonianza che l’attento giornalista, sopra citato, ha potuto apprendere da un’intervista al Card. Deskur, compagno di seminario e amico personale del futuro Papa, ci suggerisce che fin dai tempi del seminario egli durante la preghiera, riusciva ad immergersi in Dio, perdendo quasi contatto con tutto ciò che era intorno, in una costante dimensione contemplativa.
In seguito egli stesso narrerà alcuni elementi del dialogo avuto con Padre Pio, che avviene durante la confessione. Accenni che sembrano rievocare una comune missione e condivisione, quella della sofferenza, che, come sappiamo, scandirà il futuro ministero del giovane sacerdote. Alla domanda su quale piaga sia più dolorosa, Padre Pio avrebbe risposto: “quella della spalla”. Quella cioè che in Gesù sostiene il peso della croce. Anche quel giovane sacerdote, sarà chiamato a portare questa croce, introducendo la Chiesa nel solco del terzo millennio. Così, dopo aver soggiornato l’anno prima, durante le vacanze estive ad Ars (1947), approfondendo la figura del Santo Curato, adesso, incontrando Padre Pio, potrà fare conoscenza diretta di un “uomo di Dio”, attingendo ad una mediazione autentica ed efficace, entrando in una comunione che lo accompagnerà per il resto della vita. Don Karol tornerà in patria avendo fatto esperienza di un certo modello di sacerdote, che fra i poli dell’altare e del confessionale, così come nella direzione spirituale e perfino nelle Opere terrene, prolunga l’azione di Dio nel mondo. In Padre Pio osserva infatti una contemplazione che si apre all’azione. Proprio in quegli anni all’opera nella costruzione di quel “tempio di preghiera e di scienza”
dedicato al sollievo della sofferenza.Con il bagaglio di chi è testimone della Chiesa del silenzio, e di un “ateismo militante” che marginalizza l’esperienza di fede dell’uomo, partecipa al Concilio Vaticano II (1962) indetto da Papa Giovanni XXIII, offrendo un valido contributo personale, manifestando nei suoi interventi come scriverà Congar nel suo diario del Concilio un “fluido irraggiante”. In seguito farà ritorno in patria, alle prese con un difficile ministero episcopale, che vede la chiamata alla porpora cardinalizia (28 giugno 1967) per mano di Papa Paolo VI. L’anno seguente, il 23 sett. del 1968, muore Padre Pio. Sei anni dopo, dal 1 al 3 novembre del 1974 tornerà a San Giovanni Rotondo, in occasione della celebrazione del suo 28° anniversario di sacerdozio, ma soprattutto per pregare sulla tomba del Frate e sacerdote cappuccino, ministro secondo il cuore di Dio (cf. Ger 3,16), come per invocare quella rinnovata forza, quella specie di passaggio di testimone che di lì a poco lo vedrà essere chiamato a sostenere il peso della croce di Cristo, con lo sguardo luminoso di chi si lascia irradiare dalla luce sfolgorante della resurrezione, procedendo come se vedesse l’invisibile (cf. Eb 11,27) guidando il gregge della cristianità.
di Giovanni Chifari
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