Al servizio della giustizia e dell’onestà, contro ogni forma di corruzione e di sfruttamento. Stamani Papa Francesco, celebrando la messa nella Basilica di San Pietro in occasione dei 200 anni dalla creazione della Gendarmeria vaticana, ha rivolto il suo grato pensiero al Corpo che opera per la sicurezza nella Città del Vaticano.
“Vi ringrazio per questo servizio di due secoli e mi auguro che la società dello Stato del Vaticano, che la Santa Sede, riconoscano il vostro servizio”. Da 200 anni al servizio del Papa, nell’assicurare l’incolumità del Pontefice, nel garantire sicurezza e l’ordine pubblico all’interno del piccolo Stato vaticano, ma, non solo, anche collaborando con le polizie internazionali nella lotta alla criminalità. E con gratitudine Francesco sottolinea nell’omelia come questo sia un compito rivolto alla custodia, alla giustizia delle cose, da svolgere con carità, tenerezza, anche a rischio della vita. Un ruolo, quello della Gendarmeria vaticana, tanto più importante nei tempi attuali – dice Francesco – pervasi da una dilagante corruzione. Prendendo spunto dalle letture bibliche, il Pontefice mette a confronto la figura dello sfruttatore, del truffatore e dell’uomo fedele. I primi due sono coloro che vivono di frode, di tangenti, di accordi sottobanco, credendo addirittura di agire secondo onestà. Attività, queste, che invece inevitabilmente vanno a colpire il prossimo:
“Il truffatore ama i soldi, ama le ricchezze: le ricchezze sono un idolo. A lui non importa – come dice il profeta – calpestare i poveri. Sono quelli che hanno le grandi “industrie del lavoro schiavo”. E oggi nel mondo il lavoro schiavo è uno stile di gestire”.
E’ una furbizia, questa, tutta mondana, fortemente peccatrice. Esiste invece – dice Francesco – una furbizia, per così dire, corretta, quella cristiana: fare le cose con scaltrezza, ma non con lo spirito del mondo, fare le cose onestamente. “E’ quello che dice Gesù, quando invita ad essere astuti come i serpenti e semplici come le colombe: mettere insieme queste due dimensioni è una grazia dello Spirito Santo, una grazia che dobbiamo chiedere”.
Proprio per questo, mette in evidenza il Santo Padre, ieri come oggi la Gendarmeria vaticana è chiamata a combattere la truffa e lo sfruttamento, a difendere e promuovere l’onestà. Un lavoro – dice ancora il Papa – che è una “vocazione” da perseguire, nonostante a volte malpagati, resistendo alle tentazioni “di quelli che vogliono comprarvi”. Il gendarme ideale è quello che più si avvicina all’uomo fedele, descritto nelle letture bibliche: Ovvero colui che segue Gesù, “il quale ha dato sé stesso in riscatto per tutti, ha dato la sua testimonianza secondo la volontà del Padre”.
“L’uomo fedele è un uomo di preghiera, nel duplice senso che prega per gli altri e confida nella preghiera degli altri per lui, per poter condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa. L’uomo fedele può camminare a testa alta”.
Camminare a testa alta, dunque, perché si è svolto disinteressatamente il proprio compito al servizio degli altri. In linea con questo intento la recente partecipazione di un gruppo di gendarmi vaticani ai soccorsi per le popolazioni colpite dal terremoto, un goccia preziosa – ha detto uno dei responsabili del Corpo – di fronte al dolore e alla disperazione di chi ha perso tutto.
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+++ Il video servizio a cura del Centro Televisivo Vaticano +++
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Il servizio è di Giancarlo La Vella per la Radio Vaticana
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