Res Publica et Societas

E’ finito il civismo, gli elettori (pochi) vogliono i partiti. Rocca vince nel Lazio e Fontana in Lombardia. Meloni superstar

Il Lazio e la Lombardia vanno al centrodestra che supera notevolmente i rivali, divisi e pressoché inesistenti poiché separati in casa.

Il centrodestra sbanca alle Regionali, rafforzando di fatto, come commenta subito la premier Giorgia Meloni, “l’azione del governo”. Nel Lazio e in Lombardia i rispettivi candidati, Francesco Rocca e Attilio Fontana, sfondano quota 50%.

Pochi gli italiani delle due regioni principali che sono andati a votare, ma che danno un chiaro messaggio: in Italia è finito il tempo del ‘civismo’ e delle liste civiche. 

Nel Lazio, quella collegata al Presidente Rocca, praticamente inesistente, quasi non pervenuta. Anzi, a parità, superata addirittura da quella del concorrente D’Amato di un punto intero.

Non è possibile ovviamente affermare con certezza che il civismo sia finito in Italia o che gli italiani vogliano necessariamente i partiti. La situazione politica e le preferenze dei cittadini sono in continua evoluzione e dipendono da molteplici fattori, come la situazione economica, la percezione della qualità dei servizi pubblici e la fiducia nei confronti delle istituzioni. Ma i numeri sulla scrivania parlano chiaro: liste civiche fallimentari.

I dati che analizziamo, soprattutto nel Lazio, ma anche in Lombardia, confermano comunque che il sentire degli elettori nei confronti delle liste civiche dipende da molteplici fattori, come l’esperienza che hanno avuto con queste formazioni in passato, la loro percezione dell’efficacia nel raggiungere gli obiettivi e nell’influire sulle decisioni concrete.

In ogni caso, è importante che i cittadini continuino ad esercitare il loro diritto di voto e partecipino attivamente alla vita politica del paese, per contribuire a plasmare il futuro della loro società. Anche se questa volta lo hanno fatto davvero in pochi.

Gli italiani non vanno più a votare

Ma il dato più clamoroso che emerge da queste consultazioni è l’astensionismo perché vota appena il 40% degli elettori. In Lombardia va il 41,67% degli aventi diritto ma il record assoluto è nel Lazio: solo il 37% si presenta ai seggi.

Punta massima a Roma con il 33,11%, dato sconfortante se si pensa che alle precedenti regionali del 2018 nella Capitale andò alle urne il 63,11%. Già alle ultime Comunali si lanciò l’allarme astensionismo, ma allora, nell’ottobre 2021, andò a votare il 48,54% e al secondo turno il 40,68%.

Analisi del voto tra Lazio e Lombardia

Nel centrodestra, in entrambe le regioni, i singoli partiti di maggioranza incassano complessivamente un buon risultato. La Lega tiene in Lombardia anche se non è più il primo partito della Regione. Ora la prima forza politica nella regione, da sempre a trazione leghista, è Fratelli d’Italia che mantiene le posizioni con il 26% , senza sfondare però la linea conquistata a settembre: così come si temeva, soprattutto nella coalizione di centrodestra.

Mentre FI, pur avendo dimezzato i voti, passando dal 14% del 2018 all’8% di ora, tutto sommato tiene se si pensa che alle ultime politiche aveva preso il 6,8% e che l’aver perso un ‘pezzo’ del calibro di Letizia Moratti avrebbe potuto costare una sonora sconfitta.

Analogo il risultato elettorale nel Lazio dove i partiti della maggioranza riescono a scippare al Pd la guida della Regione che aveva visto Nicola Zingaretti confermato per due mandati. Fratelli d’Italia incassa oltre il 34% confermandosi primo partito e superando il risultato delle politiche quando aveva preso il 31,44%.

Il Pd, tutto sommato resiste ottenendo quel 21% che è in linea con il 21,25% del 2018 e migliora rispetto al 18,32% delle ultime politiche. Non riesce, invece, l’exploit a Donatella Bianchi, la giornalista Rai scelta da Giuseppe Conte per competere con Alessio D’Amato. Lei si ferma al 12%. Ma i pentastellati crollano passando dal 27% di 5 anni fa a poco più del 9%.

 

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