Anche i ministri sono tornati in classe per il primo giorno di scuola. I titolari dei dicasteri del governo Renzi hanno risposto all’appello del premier e hanno scelto ciascuno in un istituto, per lo più quello dove hanno studiato, per confermare, con la loro presenza, che l’esecutivo in carica ritiene davvero la scuola una priorità. Renzi ha scelto Palermo, e in particolare l’istituto scolastico intitolato a don Peppino Puglisi, mentre il ministro Giannini è rimasta a Roma e ha visitato una scuola della periferia romana, un istituto tecnico agrario.
RENZI ALLA DON PUGLISI Il premier è arrivato alla “don Puglisi” poco dopo le dieci accolto dal presidente della Regione, Rosario Crocetta, dal sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, e dal prefetto Francesca Cannizzo. Ad attenderlo i piccoli alunni della scuola che ospita le classi della materna, primaria e media. All’ingresso due striscioni con scritto “Welcome” ed uno con scritto “Il pizzo, il Bullismo degli adulti, Gli angeli della legalità”. Il clima nella sala è festoso. Il palco è posizionato proprio sotto l’effige che ritrae il Beato Don Pino Puglisi, di cui oggi ricorre in 21esimo anniversario dall’omicidio per mano mafiosa. Non sono mancate le contestazioni da parte dei docenti precari e di lavoratori del mondo dell’edilizia che hanno accolto il premier urlando “lavoro, lavoro…”. Tra i precari della scuola alcuni vincitori del concorso del 2012 che chiedono di essere stabilizzati e contestano la riforma del governo. La risposta, indiretta, di Renzi non si è fatta attendere. “Nella scuola ci sono 149 mila persone che hanno l’obbligo di essere assunte” ha detto.
LA MAFIA FORTE SOPRATTUTTO AL NORD. “La mafia è ancora forte non solo a Palermo anzi soprattutto al Nord per le sue connssioni economiche. Ma noi siamo qui per fargli abbassare la testa” ha detto il premier assicurando massimo impegno per sconfiggerla. “Combatteremo la mafia ogni giorno, cominciando proprio dalle scuole”.
ALLE 12 PARTE LA CONSULTAZIONE In contemporanea con la prima campanella, parte la campagna di ascolto online sulla “Buona scuola”. Il ministro Giannini ha detto di aspettarsi che “tutto il Paese si interroghi sulle grandi questioni: dalla valutazione alla formazione degli insegnanti, dalle nuove competenze al consolidamento delle grandi competenze che l’Italia possiede, nella storia dell’arte, nella musica, nelle discipline umanistiche, ma senza dimenticare le lingue straniere. Vogliamo una scuola che risponda alle sfide di oggi”. Da qui l’appello a partecipare. “Vorremmo che tutto il paese che guarda alla scuola con interesse, forse i 2/3 degli italiani, forse più, facesse un clic a mezzogiorno fino al 15 novembre sul sito la buona scuola.com” e si esprimesse rispondendo attraverso un questionario ed una scheda di sintesi: “io vorrei che la mia scuola fosse così”.
CAMBIA ANCHE LA MATURITA’ Dal 2015-2016, ha annunciato ancora il ministro, cambierà la maturità. Si tornerà ai commissari interni e non ci saranno più costosissime convocazioni da lontano. “Stiamo pensando che l’esame di maturità che è un punto di sintesi della valutazione di un percorso di studi costerà molto di meno primo, e sarà molto più efficace secondo, se lo si restituisce alla valutazione dei professori che seguono i ragazzi tutto l’anno” ha detto ad Unomattina. Intanto, i sindacati affilano le armi.
PROTESTA DEI SINDACATI SUGLI STIPENDI BLOCCATI. Tutte insieme le sigle sindacali del comparto scuola (confederali e autonomi) hanno lanciato #Sbloccacontratto, una raccolta di firme del personale della scuola, che già nel titolo annuncia le intenzioni. “La lettura incrociata dei provvedimenti del Governo mostra – spiega la Uil scuola – che dal 2015 non varrà più l’anzianità e fino al 2018 non partirà il meccanismo degli aumenti per merito. Il risultato? Nessun aumento, per nessuno per altri tre anni. Retribuzioni ferme fino al 2019. Un meccanismo di riduzione che per il triennio 2016-1018 vale oltre un miliardo di euro. Tutto ciò è inaccettabile e contrasta con l’esigenza di riconoscere il valore del lavoro di chi ogni giorno fa funzionare la scuola”. Sull’allarme stipendi insiste anche l’Anief, che ricorda come i docenti italiani guadagnino quasi in media il 30% in meno rispetto ai loro colleghi europei e la metà dei colleghi tedeschi e denunciano che il Governo Renzi vuole “proletarizzare definitivamente la categoria” bloccandoli fino al 2018.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Avvenire
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