Selfie e filmati da un minuto per dialogare con il Vaticano con l’hashtag #Lifeofwomen. Così la Chiesa chiede alle donne di raccontare con le immagini il proprio pensiero e la propria identità, per raccogliere spunti, suggerimenti e indicazioni che verranno inoltrati a vescovi e cardinali del Pontificio Consiglio della Cultura, riuniti nell’annuale Plenaria a porte chiuse che si terrà a Roma dal 4 al 7 febbraio prossimi (La27esima ora, Corriere della Sera, 24 dicembre 2014).
ALLA SCOPERTA DELLE CULTURE FEMMINILI
Il tema, Culture Femminili: Uguaglianza e Differenza è stato scelto personalmente dal presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, Cardinale Gianfranco Ravasi, e sarà articolato in quattro diverse sessioni: Tra uguaglianza e differenza: alla ricerca di un equilibrio, La “generatività” come codice simbolico, Il corpo femminile: tra cultura e biologia, Le donne e la religione: fuga o nuove forme di partecipazione alla vita della Chiesa?
TESTIMONIAL NANCY BRILLI
Le testimonianze, oltre a diventare un ulteriore spunto di riflessione per i vescovi e i cardinali della Plenaria, potrà essere selezionato per diventare parte di un docufilm (disponibile anche su YouTube) presentato all’evento del Teatro Argentina. Quindi, occhio alla qualità delle immagini. L’appello, interpretato da Nancy Brilli (membro della Consulta originata dallo stesso Pontificio Consiglio) è rivolto a tutte le donne che hanno voglia di raccontare come vivono la loro identità tra uguaglianza e differenza, tra corpo e vita spirituale, tra lavoro e la maternità. Se il cardinale Ravasi è entusiasta per l’idea, in ambienti vaticani c’è chi ha sollevato più di un dubbio sull’iniziativa.
FIGURE DA SOAP OPERA
Phyllis Zagano, giornalista del National Catholic Reporter (ncronline.org” del 31 dicembre 2014), ad esempio, è perplesso sulla scelta della famosa e «seducente» Nancy Brilli come lancio del primo video: «A parte l’ovvietà – vendere sfruttando una donna seducente è qualcosa di già superato nelle nazioni sviluppate ed è totalmente inaccettabile in paesi a predominanza musulmana – la verità è che il mettere in primo piano una portavoce stereotipata non è il modo giusto di chiedere il contributo delle donne. Oppure il Vaticano è convinto che le abilità intellettuali delle donne arrivino solo al livello delle soap opera televisive e delle pubblicità per cosmetici?».
DALL’INDONESIA A MALALA
Zagano suggerisce di avviare una campagna di questo tipo facendo riferimento a donne-icona, come «le indonesiane che entrano nella Polizia Nazionale devono essere sottoposte ad un test di verginità, un dottore inserisce due dita per determinare se l’imene di una donna è intatto. Questo per testare la loro “moralità”». Oppure raccontanti la storia dei tribunali pakistani che «hanno imposto sentenze di morte per padre, fratello e due cugini di Farzana Parveen, incinta, picchiata a morte alla luce del sole per aver scelto il proprio marito. Magari ci vorrebbe una foto di Malala Yousafzai che riceve il Premio Nobel?».
LE ISLAMICHE ESCLUSE
Il blog messainlatino.it condivide le perplessità di Zagano, e critica l’immagine «irreale» della donna fornita attraverso il video. Primo limite, si legge, quando la Chiesa prova ad utilizzare un “linguaggio” «aggiornato», spesso è capitato che si rivelasse un «flop» perché «di solito si arriva in ritardo di qualche anno». Come a dire: la donna che fa il video pubblicitario non è una proprio una novità. Secondo limite dell’iniziativa: sempre il “sexy sell” (la Brilli bella, solare e scollata) «è totalmente inaccettabile nella maggior parte degli Stati islamici». Che è come dire, prosegue messainlatino.it, «che sarebbe il caso di allargare un po’ di più gli orizzonti: se si tratta di un invito a tutte le donne del mondo, così si tagliano in partenza il 30% delle donne del pianeta…».
Fonte. Aleteia
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