Ebrei: in nome di Dio, basta odio!

Ebreo che prega al muro del pianto a Gerusalemme.

A due giorni dalla Giornata della Memoria per ricordare le vittime dell’Olocausto nazista, a Roma tre pacchi contenenti altrettante teste di maiale sono stati recapitati alla sinagoga ebraica, all’Ambasciata dello Stato d’Israele e al Museo di Roma in Trastevere in Piazza Sant’Egidio, dove in questi giorni è in corso la mostra: “I giovani ricordano la Shoah – Dieci anni di memoria attraverso le opere degli alunni delle scuole italiane”. Sul fatto indaga la Digos della Questura di Roma. Le voci istituzionali e politiche hanno condannato in maniera unanime l’atto intimidatorio contro la comunità ebraica. La violenza non è la strada che porta alla pace. L’odio contro gli ebrei non può essere tollerato, come quello nei confronti di qualsiasi uomo. Purtroppo quando l’accettazione dell’altro è sostituita dall’odio ideologico, tutto diventa più difficile. La strada del dialogo è l’unica possibilità per arginare il male. Il Vicariato di Roma sulla vicenda, ha emesso tramite l’ufficio stampa un duro comunicato di condanna: “La comunità cattolica di Roma esprime vicinanza, solidarietà e dolore ai fratelli Ebrei per le gravi manifestazioni di antisemitismo che in questi giorni sono state loro rivolte, tanto più gravi alla vigilia della Giornata della  Memoria  del 27 gennaio. Come credenti nell’unico Dio e custodi del comune patrimonio spirituale, i cattolici di Roma rinnovano la loro stima ed amicizia alla Comunità Ebraica, deplorano simili gesti, si impegnano ad erigere una barriera all’odio razziale e all’ignoranza della storia, ed implorano nella preghiera pace e rispetto per tutti”.

Per purificare la memoria, percorriamo la strada della conoscenza, affinchè simili orrori non possano ripetersi più. Giovanni Paolo II, gridava: “mai più odio, mai più rancore nel nome di Dio. Ma pace e fraternità tra tutti i popoli”. Con il termine Olocausto, a partire dalla seconda metà del XX secolo, si indica il genocidio organizzato dalla Germania nazista e dai suoi alleati nei confronti degli ebrei d’Europa, che causò circa 15 milioni di morti in pochi anni. L’Olocausto, in quanto genocidio degli ebrei, è identificato più correttamente con il termine Shoah (in lingua ebraica: השואה, HaShoah, “catastrofe”, “distruzione”). La distruzione di circa i due terzi degli ebrei d’Europa venne organizzata e portata a termine dalla Germania nazista mediante un complesso apparato amministrativo, economico e militare che coinvolse gran parte delle strutture di potere burocratiche del regime, con uno sviluppo progressivo che ebbe inizio nel 1933 con la segregazione degli ebrei tedeschi, proseguì, estendendosi a tutta l’Europa occupata dal Terzo Reich durante la seconda guerra mondiale, con il concentramento e la deportazione che  culminò dal 1941 con lo sterminio fisico dei “nemici del regime” per mezzo di eccidi da parte di reparti speciali tedeschi nei “campi di sterminio”, in cui attuare quella che i nazisti denominarono soluzione finale della questione ebraica. L’uso del termine “Olocausto” viene anche esteso a tutte le persone, gruppi etnici e religiosi ritenuti “indesiderabili” dalla dottrina nazista, e di cui il Terzo Reich aveva previsto e perseguito il totale annientamento, poiché avvenuto nel medesimo evento storico: essi potevano comprendere, secondo i progetti del “Generalplan Ost”, popolazioni delle regioni orientali europee occupate ritenute “inferiori”, e includere quindi prigionieri di guerra sovietici, oppositori politici, nazioni e gruppi etnici quali Rom, Sinti, Jenisch, gruppi religiosi come testimoni di Geova e pentecostali, omosessuali, malati di mente e portatori di handicap.

Il meccanismo del genocidio. Lo storico dell’Olocausto Raul Hilberg ha descritto dettagliatamente il meccanismo dello sterminio evidenziandone il carattere di gigantesco complesso amministrativo gestito in cooperazione attiva ed efficace dai quattro centri di potere della Germania nazista: la burocrazia ministeriale, la Wehrmacht, l’amministrazione economica e l’apparato del Partito nazista. Secondo Hilberg ognuno di queste quattro strutture burocratiche eseguì compiti fondamentali in tutte le fasi del processo di distruzione. I funzionari civili definirono il concetto legale di “ebreo”,

organizzarono espropriazione e concentramento, negoziarono con gli stati esteri, organizzarono il trasporto ferroviario delle vittime, diressero le varie polizie. La Wehrmacht controllava i territori occupati, collaborò al concentramento e all’annientamento in modo attivo, prese parte alle misure di deportazione. L’amministrazione economica ebbe un ruolo centrale nelle espropriazioni, nel lavoro schiavistico e nelle procedure tecniche dei campi di sterminio; infine il Partito nazista spinse per una continua radicalizzazione, e, con l’apparato delle SS, in collegamento con le polizie civili, gestì concretamente le operazioni di annientamento. Hilberg, evidenzia le rispettive caratteristiche amministrative delle quattro strutture burocratiche che concorsero a caratterizzare il processo di distruzione degli ebrei d’Europa: i burocrati ministeriali introdussero nel meccanismo la loro precisione, diligenza e capacità organizzativa; i militari infusero disciplina, meticolosità e imperturbabilità militare; l’apparato economico concorse con la sua accurata contabilità, la sua ricerca dell’economicità e con lo sviluppo delle tecniche “industriali” delle “fabbriche della morte”. Il Partito e le SS immisero nella macchina del genocidio la loro carica ideologica, la loro aberrante convinzione millenaristica e la loro impronta di fanatismo.

Le eliminazioni di massa venivano condotte in modo sistematico: venivano fatte liste dettagliate di vittime presenti, future e potenziali, così come sono state trovate le meticolose registrazioni delle esecuzioni. Oltre a ciò, uno sforzo considerevole fu speso per trovare metodi sempre più efficienti per uccidere persone in massa, passando dalle fucilazioni, all’avvelenamento con monossido di carbonio dei campi di sterminio di Bełżec, Sobibór e Treblinka, all’uso dello Zyklon-B di Majdanek e Auschwitz; speciali autocarri con dispositivi di immissione di gas (gaswagen) che utilizzavano monossido di carbonio vennero usati nel campo di sterminio di Chelmno. Adolf Hitler scrisse nel suo testamento finale prima di suicidarsi il 30 aprile 1945 che i “criminali ebrei” avevano “espiato” il loro “errore” in “modo umano”. L’assurdo concetto di “umanità” accoppiato al processo di distruzione di milioni di ebrei d’Europa si riferiva alle procedure adottate, non per alleviare le vittime ma per rendere più agevoli i compiti degli esecutori. In effetti vennero dispiegati notevoli sforzi da parte dell’apparato di distruzione per evitare eccessi di brutalità ed esplosioni di violenza incontrollata, per alleviare il carico psicologico sul personale addetto allo sterminio. Fungevano anche a questo scopo l’adozione di metodi “scientifici” come gli autocarri e le camere a gas, l’impiego di ausiliari ucraini e baltici per gli incarichi più crudeli, l’utilizzo degli stessi ebrei per l’attività più macabre nei campi di sterminio come il prelevamento, il sotterramento e l’incenerimento dei cadaveri. Il 27 gennaio 1945 i soldati dell’esercito sovietico aprirono e varcarono i cancelli di Auschwitz e si trovarono di fronte ad uno degli eventi più drammatici della storia dell’umanità: la deportazione e l’uccisione, negli anni della Seconda Guerra Mondiale, di più di sei milioni di ebrei nei campi di sterminio nazisti, insieme a quella di altri oppositori politici. L’umanità non deve dimenticare l’olocausto di milioni di persone. La follia ideologica di alcuni uomini sia monito per tutti i potenti della terra. Quando l’uomo è usato per appagare gli istinti egoistici, le tenebre avanzano, e la lucida follia trasforma il bianco in nero e viceversa. Il sacrificio del popolo ebraico, possa essere seme di speranza per una umanità nuova.  DonSa

Menorah ebraico a 7 braccia, dipinto da un bambino.

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