È umano che i drammi con nomi e cognomi, volti e storie, ci tocchino di più di quelli anonimi e collettivi. E dunque tutti noi ci siamo interrogati su chi fosse quel piccolo siriano restituito cadavere dal mare sulla costa di Bodrum, in Turchia, e pietosamente raccolto in braccio da un agente.
Le immagini di un servizio fotografico della Reuters, di cui una molto cruda, hanno commosso e indignato il mondo. Accendendo il dibattito sui media, divisi tra chi ha deciso di pubblicare quella foto straziante con ampia evidenza, in apertura di giornale o di sito (per primo il britannico
The Independent, poi in Italia La Stampa), e chi come Avvenire ha scelto un’immagine più pietosa.All’indomani del tragico naufragio, e del servizio fotografico senza il quale il bimbo siriano sarebbe rimasto solo una delle innumerevoli vittime quotidiane di guerre e migrazioni, la cronaca aggiunge dettagli.
Di lui si sa che si chiamava Aylan Kurdi e aveva 3 anni. Basta il cognome a raccontare della sua appartenenza a quella minoranza che abita un’ampia regione a confine tra Turchia, Siria, Iraq e Iran. Insieme alla madre Rehan, al fratello Ghaleb, 5 anni, anch’essi annegati, e al padre Abdullah era fuggito da Kobane, la cittadina curda siriana sul confine con la Turchia nota alle cronache perché conquistata dai guerriglieri dello Stato islamico con una sanguinosa battaglia seguita a un lungo assedio e successivamente ripresa dai peshmerga curdi.
La famiglia aveva fatto una richiesta di asilo con sponsor privato alle autorità canadesi, dato che la sorella del padre risiede da vent’anni a Vancouver, ma
a giugno l’ufficio immigrazione l’aveva respinta: lo ha reso noto il parlamentare canadese Fin Donnelly e lo ha detto la stessa Teema Kurdi in un’intervista rilasciata al National Post. Da qui la decisione di affidarsi ai trafficanti di uomini, sognando l’isola greca di Kos, in Europa, a pochi chilometri dalla costa turca.Su uno dei due barconi, che si sono capovolti contemporaneamente, c’era anche il padre dei bimbi, soccorso in stato di semicoscienza e portato in un ospedale vicino a Bodrum. Dei 23 profughi a bordo, almeno 12 sono morti.Dei 23 profughi a bordo, almeno 12 sono morti.
Adesso, riporta il giornale canadese, il padre ha un unico desiderio: tornare a Kobane per seppellire le salme dei suoi cari. “Mi ha chiamato questa mattina” (ieri mattina, ndr), ha riferito Teema Kurdi, “tutto quello che ha detto era che la moglie e i due figli erano morti”. “Stavo cercando di aiutarli, sponsorizzarli, avevo amici e vicini che hanno contribuito con la cauzione in banca, ma non siamo riusciti a farli uscire, per questo hanno deciso di salire su quella barca”, ha aggiunto.
Tra Canada e Turchia c’è una sorta di disputa aperta sui profughi, che non di rado incontrano difficoltà nell’ottenere il visto di uscita o la registrazione presso l’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati. Difficoltà che riguardano soprattutto i curdi di Siria, come la famiglia di Aylan.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Avvenire
Ogni Giorno Una lode a Maria, 18 novembre 2024. Maria, Porta del cielo, prega per noi Dal profondo t'invoco, o…
In occasione della VIII Giornata Mondiale dei Poveri, celebrata nella Basilica di San Pietro, Papa Francesco ha lanciato un accorato…
Santa Elisabetta d’Ungheria: vita e preghiera Santa Elisabetta, dopo essere rimasta vedova di Ludovico, conte di Turingia, abbracciò la povertà…
Santa Gertrude: ecco la storia della grande mistica Santa Gertrude, monaca e mistica tedesca, è considerata come l'iniziatrice del culto…
Un appuntamento storico: si svolse giovedì 14 novembre 2002, a Palazzo Montecitorio, la visita di Sua Santità Giovanni Paolo II…
Preghiera del mattino a Maria, la 'Regina del Cielo' Invoca la Beata Vergine Maria con la preghiera del mattino... Ecco…