Categorie: Italiae et Ecclesia

‘Ecco la nostra vita difficile’: Napoli scrive a papa Francesco

«Caro papa Francesco solo il pensiero che tu possa leggere questo mio scritto mi fa tremare il cuore. Sono Rita da Napoli e ti porgo un po’ delle mie pene». Così comincia una delle numerose lettere che dalla Campania sono state inviate a Jorge Mario Bergoglio. Gli scrivono giovani, vecchi, mamme, clochard, coppie, di ogni età ed estrazione sociale. Alcune sono scritte di proprio pugno, altre al computer, qualcuno gli invia un telegramma.



Come Rita, anziana donna del centro storico di Napoli, in tanti si rivolgono al pontefice perché vedono in lui una persona semplice, che ispira fiducia e a cui si possono affidare ansie, richieste, speranze. Al papa vengono confidate storie e vicende recenti ma anche i drammi di una vita come racconta Rosaria: «Da piccola mamma mi morì e sono rimasta abbandonata a me stessa, pur avendo papà e tre fratelli, nessuno si è mai curato di me, vestivo con indumenti altrui e mi mancava di tutto, ero come una foglia sbattuta dal vento». La mancanza di lavoro e l’umiliazione di non riuscire a portare il pane a casa sono al centro di tante lettere. Del resto Bergoglio più volte ha affermato che la dignità dell’uomo è collegata alla necessità di avere un lavoro. Così come ha sottolineato il dramma della disoccupazione giovanile nel Sud.

Nel discorso fatto a Scampia durante la recente visita a Napoli, papa Francesco si era domandato : «Cosa fa un giovane senza lavoro? Che futuro ha? Che strada di vita sceglie?» E aveva concluso dicendo che «la mancanza di lavoro ruba la dignità». La sua capacità di comprendere i problemi e i sentimenti della gente è stata la molla che ha spinto tanti a prendere carta e penna. «Non chiedo un aiuto economico, bensì un lavoro che possa dare pace e serenità alla mia famiglia» scrive Giovanni da Pozzuoli. C’è chi oltre al lavoro ha perso la propria moglie per una malattia ed ora deve badare a tre bambini piccoli. Ma c’è anche chi è stato abbandonato dalla consorte ed è costretto a vivere nella sua vecchia auto con il giovane figlio malato.

Qui la richiesta è disarmante: «Non vorrei più dormire in macchina o in posti di fortuna, ma vorrei aiutare mio figlio che sta desiderando le cose più semplici, come un paio di scarpe o andare a mangiare una pizza». Da Caserta, invece, arriva una richiesta in denaro, «10mila euro per estinguere un debito contratto con la banca», soldi che sono serviti per far fronte ad una disgrazia personale. Qualcuno si rivolge a papa Francesco con un confidenziale tu, altri col voi o con il lei. Una giovane donna si definisce «una vostra figlia».

Ha 33 anni, un bambino che deve crescere da sola perché il compagno non ne vuole sapere nulla. Abita in una casa che tra un po’ dovrà lasciare perché non ha più soldi per pagare l’affitto e riesce a cucinare solo quando ci sono i soldi per la bombola del gas. «Non ho nessuno – confida a Bergoglio – ho trovato solo porte chiuse e non mi resta che andare in chiesa e affidarmi alla preghiera per farmi dare la forza dal nostro Padre». La grande preoccupazione di un pensionato di Fuorigrotta è quella di finire per strada. «La vita si è fatta difficile per me e per mia moglie. Viviamo con 900 euro al mese, di cui 500 se ne vanno per il fitto di casa poi ci sono le bollette e le medicine. Capisco che c’è chi sta peggio, ma ci angoscia il pensiero di non arrivare a fine mese e di dover lasciare la casa. Abbiamo sempre vissuto con le nostre forze, ma ora queste forze sono finite, come la giovinezza».

Ma a papa Francesco arriva anche qualche buona notizia. «Sono sola e malata – scrive una donna di 87 anni – dormivo alla stazione e mangiavo alla Caritas. Poi fortunatamente mio nipote mi ha tolto dalla strada e mi ha portato a casa sua». Un artigiano scrive una commovente lettera a Bergoglio per sfogarsi, ma non solo. Cerca «comprensione e perdono per tutti gli errori commessi in passato, che mi porterò dietro per tutto il resto della mia esistenza». C’è un grande desiderio di incontrare personalmente il papa, per «vedervi da vicino, abbracciarvi e dirvi quanto vi vogliamo bene». Ma anche per avere «un po’ di conforto, di speranza e di pace». Qualcuno invece si accontenta di ascoltare la sua messa in televisione, «così ho il piacere di vedervi».

«Ce la farò ad andare avanti per affrontare tutto quello che vita mi riserverà?» gli chiede una ragazza madre della periferia. Queste lettere sono piene di auguri e benedizioni per papa Francesco e il suo pontificato. Ma anche di gratitudine e parole affettuose. L’uomo che vive in macchina esprime una sincero apprezzamento per l’attenzione che ha per i poveri. «Vorrei ringraziarla – dice – per tutto ciò che lei fa per le persone in difficoltà, per la sua umanità, per la sua straordinaria semplicità, che da una grande forza interiore».

C’è chi nel salutarlo invia «abbracci a tutto il Vaticano», e chi gli assicura la propria preghiera serale che fa «guardando la sua immagine sul comodino». Nella sua breve visita in città, papa Francesco ha potuto cogliere l’entusiasmo e l’abbraccio della gente di Napoli, e oggi raccoglie i dolori, le amarezze ma anche le speranze di esistenze fragili la cui vita è come una foglia sbattuta dal vento. Ma che hanno una grande certezza, quella di essere ascoltate. «Aspetto una sua risposta, un bacione forte da una donna che vi vuole tanto bene, lei mi crede perché sono napoletana».

Redazione Papaboys (Fonte www.ilmattino.it)

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