Gesù ha lasciato all’uomo un inestimabile dono: l’Eucaristia. Non un pezzo di pane, ma se stesso vivo e vero, in Corpo, Sangue, Anima e Divinità, sempre presente nelle nostre chiese, in memoria della sua Passione che ci ha donato Vita e Salvezza. Nutriamoci dunque di Lui, lasciamoci da Lui trasformare.
Nella festa dell’Ascensione di Gesù al Cielo del 1954, quasi 60 anni fa, un parroco, interrogando dolcemente i comunicandi sul Catechismo appreso, domandava: «Oggi, piccini miei, Chi venite a ricevere?». Quasi tutti risposero in coro: «Gesù, Gesù!». Ma lui incalzò, tenace: «E chi è Gesù?». Il bambino più selvatico e più timido tra i presenti, con voce sicura rispose: «Gesù… Gesù è il Figlio di Dio fatto uomo per salvarci».
Modelli di vita
A catechismo, in quel tempo così bello, due erano i modelli che venivano proposti sia dalla maestra sia dal parroco: Domenico Savio (1842-1857), il santo allievo di san Giovanni Bosco, quindicenne, che sarebbe stato canonizzato il 12 giugno 1954; e papa Pio X (1903-1914), che sarebbe stato canonizzato il 29 maggio 1954. Il Sommo Pontefice che compiva le due canonizzazioni era il venerabile Pio XII, l’indimenticabile Santo Padre Eugenio Pacelli (1939-1958).
San Domenico Savio è il ragazzo dalla Comunione quotidiana, concessagli dal suo Padre spirituale, Don Bosco, diversi decenni prima di san Pio X, il Papa che avrebbe aperto il Tabernacolo ai bambini, chiamandoli alla Prima Comunione intorno ai sette anni, e poi alla Comunione frequente, anche tutti i giorni, sempre santamente ricevuta.
Il Catechismo sul quale si studiavano le Verità della Fede – e che si continuava ad approfondire anche alle scuole superiori – era quello fatto pubblicare e diffuso proprio da san Pio X. Così i primi modelli di santità per molti furono e sono san Domenico Savio, tutt’altro che un santino sdolcinato, affatto un “collo torto”, ma un piccolo athleta Christi, un vero principino di Dio; e san Pio X, il grande Pontefice della Santissima Eucaristia e della lotta senza quartiere al modernismo diabolico, «collettore di tutte le eresie» (Pascendi, 1907) e assertore senza limiti del Credo cattolico, che il suo Catechismo semplice e chiaro rendeva accessibile non solo ai dotti, ma in primo luogo ai piccoli e agli umili.
La via più breve
In questi giorni, ho ritrovato un passo dal discorso tenuto da san Pio X agli iscritti alle Confraternite del Santissimo Sacramento, in cui così si esprime: «La santa Comunione è la via più breve per giungere al Cielo. Ve ne sono altre: l’innocenza per esempio, ma questa è per i bambini; la penitenza, ma ci fa paura; la pazienza generosa nel sopportare le prove della vita, ma quando esse s’avvicinano, piangiamo e preghiamo di esserne liberati. In una parola, dilettissimi figli, la via più sicura, più facile e più breve è l’Eucaristia. È tanto facile accostarsi alla Sacra Mensa e ivi gustare le gioie del Paradiso» (P. L. Occelli, San Pio X, edizioni Paoline, Alba 1954, p. 218).
La Vita divina, sì, innanzitutto, ma anche la vita fisica – perché Gesù eucaristico, accolto come Lui merita, compie in noi una trasfigurazione totale nella nostra persona, a sua immagine e somiglianza, nell’anima, ma anche nella nostra carne, purificandola e rendendola capace della risurrezione finale.
È vero quanto afferma il santo e grande Pontefice. I bambini battezzati, che muoiono in tenera età, raggiungono il Paradiso per la loro innocenza santificata dalla grazia di Dio. Ma purtroppo è così facile oggi perdere, crescendo, l’innocenza. Allora si può e si deve riparare con la penitenza: innanzitutto la conversione continua, il cuore mantenuto contrito e umiliato sino alla morte, anche attraverso volontarie rinunce e penitenze fisiche: ma chi ne ha il coraggio? O come sarà possibile se la salute viene meno?
Le guide dello spirito e i sacerdoti rimasti veri cattolici ci suggeriscono la sopportazione e l’offerta a Dio delle prove dell’esistenza: contrattempi, malattie, lavoro, fatiche e sofferenze che non mancano mai. Ma è così duro soffrire e offrire, da soli con le nostre povere forze. E via dicendo. Come ne usciremo? Come ci salveremo? Come giungeremo alla meta eterna, il Paradiso?
Trasfigurazione
San Pio X dice: “La Comunione è la via più breve, più sicura e più facile per giungere al Cielo”. Il servo di Dio, Silvio Dissegna (1967-1979), della diocesi di Torino ma originario del Veneto, la terra di san Pio X, già pellegrino nella sua casa natia a Riese (TV), all’inizio della sua malattia atroce disse deciso ai suoi genitori: «Voglio la Comunione, voglio tutti i giorni Gesù, perché Lui doni a me e a voi tanta forza per soffrire e arrivare in Paradiso». Aveva 12 anni quando se ne andò da questo mondo come in un’assunzione.
Un altro giovanissimo servo di Dio del nostro tempo, Carlo Acutis (1991-2006), di Milano, quindicenne, accostandosi tutti i giorni alla Santa Comunione, spiegava: «L’Eucaristia è la mia autostrada per il Cielo». Questi due piccoli del Vangelo sono avviati alla gloria degli altari. Gesù eucaristico in loro ha raggiunto l’obiettivo: la santità, il Paradiso. Ma perché questo? Basta aprire il Catechismo che si studiava da ragazzi, come sicura guida: lì c’è tutto il Vangelo, tutta la Tradizione della Chiesa, tutto Gesù e quanto viene da Lui. Al n. 316, alla domanda: «Che cos’è l’Eucaristia?», si legge: «L’Eucaristia è il Sacramento che sotto le apparenze del pane e del vino, contiene realmente il Corpo e il Sangue, l’Anima e la Divinità di Nostro Signore Gesù Cristo, per il nutrimento delle nostre anime».
Ancora sul medesimo Catechismo, n. 321, alla domanda: «Perché Gesù Cristo istituì l’Eucaristia?», si legge: «Gesù Cristo istituì l’Eucaristia perché fosse nella Santa Messa il Sacrificio permanente del Nuovo Testamento e nella Comunione il cibo delle anime, a perpetuo ricordo del suo amore e della sua Passione».
Ecco: l’Eucaristia non è solo “una Cosa Santissima”, l’Eucaristia è una Persona viva, lo stesso Gesù, vivo e vero, come quando era in mezzo a noi – e continua a essere in mezzo a noi, sino alla fine dei secoli – per unirci al suo Sacrificio e nella Santa Comunione farci crescere nella sua Vita divina, per trasfigurarci in Lui.
I teologi della Santissima Eucaristia, davvero cattolici, sulle orme di san Tommaso d’Aquino (Summa Theologiæ, III, 73-83), come mons. Antonio Piolanti (Il mistero eucaristico, Lib. ed. Vaticana, 1996) e padre Enrico Zoffoli (La Messa è tutto, ed. Passioniste, Roma 1989), insegnano che «il dono proprio della Santa Comunione è il dono cristifico», cioè la nostra trasfigurazione in Cristo, la nostra divinizzazione con Lui nella Santissima Trinità.
Gesù: il mio Paradiso!
È questa la santità che non posso raggiungere da solo, ma che Gesù vivo e immolato mi dona se io corrispondo alla sua grazia, alla sua azione in me. Sono fragile, debole, inclinato al male, povero peccatore, ma se mi riconcilio con Lui eucaristico con il cuore aperto ad accoglierlo e a custodirlo nella fedeltà ai suoi Comandamenti, ecco che Lui viene in me e mi dà luce, energia, forza, vita nuova.
Da ottenebrato, divento luminoso. Da fragile e debole, preda del male, divento forte, sempre più forte e guarisco dal peccato e dalle passioni che portano al peccato. Divento orante della sua preghiera, come Lui obbediente e offerto al Padre, puro della sua purezza verginale, capace di dedizione e di sacrificio per Dio e per il mio prossimo, come solo Gesù lo è.
«A forza di adorare e di mangiare Gesù che è la Bellezza, la Bontà, la Purezza in persona in questo divin Sacramento, anch’io diventerò tutto bello, buono e puro come Gesù» (san Francesco di Sales). Certamente, io devo corrispondere al suo dono immenso – mettercela tutta – ma è Lui che opera questa trasfigurazione di me nel suo Essere stesso. Non un pio sentimento, non solo un fatto morale, ma una realtà oggettiva, ontologica, reale. Il Padre, guardandomi pieno di Gesù, vedrà in me il Volto del suo Figlio dilettissimo – l’uomo rifatto a sua immagine e somiglianza, come quando uscì dalle sue mani nella creazione – e mi accoglierà in Paradiso. Come ha insegnato san Pio X: “La santa Comunione è la via più breve, più sicura e più facile per giungere al Cielo”. Come vedo confermato dai Santi che conosco e faccio conoscere.
Dunque, tutti i giorni è la festa del Corpus Domini. E allora: «Jesu, quem velatum nunc auspicio, / oro fiat illud quod tam sitio, / ut Te revelata cernens facie / visu sim beatus tuæ gloriæ». O Gesù che ora adoro velato, ti prego si compia ciò che tanto desidero, affinché guardandoti a volto scoperto, io sia beato della tua gloria.
di Paolo Risso
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