Ecco perché il Vaticano ha deciso di riconoscere la Palestina

Alla vigilia dell’incontro che Abu Mazen avrà sabato 16 con papa Francesco nel corso del quale il presidente palestinese parteciperà anche alla cerimonia in piazza San Pietro per la canonizzazione di due religiose di origini arabe, il Vaticano ha di fatto riconosciuto ufficialmente lo Stato palestinese, nominandolo in un trattato bilaterale, sulla libertà di culto dei cristiani in Palestina, che sarà ufficialmente siglato a breve tra i diplomatici dei due Paesi. Il lavorìo sotterraneo proseguiva da mesi (Panorama, 14 maggio). 

IL COMUNICATO CONGIUNTO
“Le parti hanno concordato che il lavoro della commissione sul testo dell’accordo è stato concluso”, si legge in un comunicato congiunto, “e che l’accordo sarà sottoposto alle rispettive autorità per l’approvazione prima di fissare una data nel prossimo futuro per la firma” 

(Il Messaggero, 14 maggio).

SOLUZIONE DELLA QUESTIONE PALESTINESE
Il testo che sarà siglato tra i due Paesi, si legge ancora su Panorama, ha un preambolo che esprime “l’auspicio per una soluzione della questione palestinese e del conflitto tra israeliani e palestinesi nell’ambito della Two-State Solution e delle risoluzioni della comunità internazionale”. Andrea Tornielli aggiunge su Vatican Insider (14 maggio) chel’elemento più innovativo è l’inserimento della dicitura «Stato di Palestina» nel documento-quadro Santa Sede-Autorità palestinese.

LE TRATTATIVE INIZIATE CON GIOVANNI PAOLO II
In un’intervista all’Osservatore Romano (14 maggio), monsignorAntoine Camilleri, sottosegretario della sezione della Segreteria di Stato che si occupa delle questioni estere e capo della delegazione diplomatica vaticana, ha spiegato che l’accordo raggiunto elenca “diverse questioni riguardanti la vita della Chiesa e altre materie di comune interesse”. Si tratta dell’evoluzione di un dialogo iniziato nel 2000, quando per volontà di Giovanni Paolo II, la Santa Sede sottoscrisse una dichiarazione d’intenti con l’Organizzazione per la liberazione della Palestina (La Repubblica, 14 maggio).

LE APERTURE DELL’ACCORDO DI BASE


Quel testo, detto Accordo di Base, prevedeva che una commissione formata dai diplomatici della Santa Sede e della Palestina proseguisse sviluppasse l’accordo, ma il negoziato è poi ripreso solo dopo il pellegrinaggio in Terra Santa compiuto nel 2009 da Benedetto XVI. Un anno dopo, le due delegazioni sono tornate a incontrarsi e a distanza di cinque anni si è arrivati ad un testo condiviso.

“SI AUSPICA UNA PACE DURATURA”
“Anche se in modo indiretto – afferma monsignor Camilleri – sarebbe positivo che l’accordo raggiunto potesse in qualche modoaiutare i palestinesi nel vedere stabilito e riconosciuto uno stato della Palestina indipendente, sovrano e democratico che viva in pace e sicurezza con israele e i suoi vicini, nello stesso tempo incoraggiando in qualche modo la comunità internazionale, in particolare le parti più direttamente interessate, a intraprendere un’azione più incisiva per contribuire al raggiungimento di una pace duratura”

LA DELUSIONE DI ISRAELE
Immediata la reazione di Israele che ha espresso “profonda delusione” per la decisione del Papa di concludere un accordo con lo Stato di Palestina. Le fonti, citate dalla stampa israeliana, attendono chiarimenti dalla Segreteria di Stato.

LINEA DURA DELLO STATO EBRAICO
Secondo Ugo Tramballi, editorialista de Il Sole 24 Ore (14 maggio),fra i punti programmatici del nuovo governo israeliano, pubblicati ieri 13 maggio, non esiste la trattativa con i palestinesi per raggiungere la soluzione dei due stati, come chiedono Barack Obama, l’Europa e la comunità internazionale. Non è nei piani di un governo nel quale molti ministri vogliono, al contrario, moltiplicare gli insediamenti ebraici nei Territori occupati. Da qui ci sarebbe stata l’accelerazione a firmare l’accordo sulla libertà di culto dei cristiani in Terra Santa.

A cura di Redazione Papaboys fonte: Aleteia

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