Antonella Palermo e Benedetta Capelli – Città del Vaticano
Martedì prossimo si conosceranno di dettagli di “Economy of Francesco”, l’evento voluto dallo stesso Pontefice che si svolgerà ad Assisi dal 24 al 28 marzo. Una cinque giorni di ascolto, dibattito ed elaborazione di idee da parte di economisti ma soprattutto giovani che, on-line da tutto il mondo, si sono iscritti all’evento.
Luigino Bruni è direttore scientifico dell’iniziativa e nell’intervista a Vatican News si sofferma anche sulle conseguenze che il coronavirus potrebbe avere sulle economie dei Paesi più colpiti:
R.- Noi andiamo avanti perché in ogni caso, come sanno tutti coloro che hanno partecipato già al processo, “Economy of Francesco” è appunto un processo che è partito da un anno. Abbiamo già fatto 250 convegni in tutto il mondo verso Assisi, ce ne saranno altre decine nei prossimi giorni ma se saremo costretti dall’autorità a spostare l’evento in autunno chiaramente continueremo a prepararci. Non ci cambia radicalmente le cose perché – ripeto – l’appuntamento di Assisi è una tappa in un cammino molto più articolato verso un’economia diversa alla luce di Papa Francesco e di San Francesco. Un cammino che è già cominciato e che ha coinvolto migliaia di persone in tutto il mondo e che andrà avanti dopo l’evento di marzo o, se saremo costretti dal virus a spostarlo, a settembre o ottobre. Ma la nostra enfasi è stata sempre sul processo non sull’evento anche alla luce di quello che Papa Francesco ha sempre detto ovvero che bisogna attivare processi e non occupare spazi.
Quali processi in particolare bisogna attivare o comunque rinsaldare?
R.- Il primo processo di questo evento di Assisi sono i giovani. La differenza tra i tanti eventi economici che si svolgono nel mondo e il nostro è che Papa Francesco ha convocato giovani fino a 35 anni, non ha convocato gli economisti adulti. Ha voluto un evento di giovani perché il giovane è un processo incarnato: è tutto presente e futuro. Il Papa ha espresso il desiderio di vedere i giovani che faranno l’economia di domani non quelli che sono oggi al potere. I giovani si stanno formando, stanno lavorando già per un’economia diversa perché chi viene si è candidato, ha risposto ad una chiamata del Papa e quindi sono già 2000 vocazioni che sono state attivate e non sarà un virus a fermarle.
C’è un’esperienza particolare che l’ha colpita finora?
R.- Ce ne sono molte perché abbiamo giovani che vengono da 115 Paesi, alcuni da Paesi con grande difficoltà, ragazzi che hanno messo, per mesi, da parte il denaro per venire ad Assisi. C’è una dodicenne che viene dalla Thailandia e che è chiamata la “Greta della Thailandia”, lavora da quando aveva 8 anni per ridurre la plastica nel suo Paese. Abbiamo 30 ragazzi che hanno meno di 18 anni che si sono iscritti, quindi chiaramente c’è una dimensione giovanile – adolescenziale oggi nel mondo, si tratta per me di un nuovo ‘68 dove la Chiesa questa volta non è il nemico ma è dentro il processo, grazie a Papa Francesco. Ci sono storie molto belle; un ragazzo italiano che ha confessato di non saper scegliere tra Medicina o Economia, di aver fatto il test d’ingresso e di aver lasciato alla sorte la decisione. Ha superato entrambi i test ma ha detto che vuole fare l’economista col cuore di medico.
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