R. – Prima di tutto dobbiamo precisare che la scuola aveva proposto dei laboratori contro il bullismo e le discriminazioni. Io ho dato l’adesione. Il giorno 28 novembre nostra figlia a scuola, chiede alla maestra di poter chiamare a casa perché non si sente bene. Mio marito è andato a prenderla e la bambina ha cominciato a dire: “Papà, sai, c’erano due persone omosessuali in classe che parlavano di famiglia gay e che ci hanno spiegato che i figli si possono avere con l’inseminazione artificiale…”. Dopo una mezzoretta siamo tornati a scuola per informarci: abbiamo chiesto spiegazioni, chi fosse l’insegnante in classe e quali associazioni stavano sviluppando il laboratorio. Non mi hanno voluto dire niente di tutto questo. Un bambino che era all’interno di questa classe ha detto alla mamma che avevano fatto vedere anche immagini di omosessuali e lesbiche in intimità. Ora, noi stiamo cercando di accedere agli atti, capire cosa è successo, ma non so se la scuola risponderà… Sono assolutamente convinta che non si debba discriminare nessuno però, da qui a proporre ai ragazzi lezioni che contengano questioni di sessualità, senza il consenso dei genitori, no!
D. – Ci sono state altre reazioni da parte dei ragazzi?
R. – C’è una bambina di seconda media, sua madre mi raccontava di essere andata a prenderla a scuola perché aveva chiamato anche lei a casa dicendo che non stava bene. Quando l’’ha presa da scuola, l’ha trovata in lacrime, diceva: “Mamma portami via, portami via!” La bambina non è riuscita a spiegare niente a sua madre, si è confidata con il padre, dicendogli che gli avevano spiegato la masturbazione. Io ho provato a parlare con questa ragazzina, ma tuttora ha il rifiuto.
D. – Perché la scuola secondo lei ha sbagliato?
R. – Io dico sempre che la scuola ha sbagliato a non avvisare noi genitori, perché siamo i primi educatori. Noi genitori conosciamo modi e tempi per spiegare ai nostri figli determinate cose: possiamo avere 10 figli, ma ogni figlio avrà il suo modo e il suo tempo in cui vanno spiegate determinate cose.
D. – Secondo lei dunque la manifestazione “Difendiamo i nostri figli” del 20 giugno a Roma ha buone ragioni per essere organizzata?
R. – Le ragioni ci sono tutte. Noi genitori siamo i primi educatori. Articolo 26 comma 3 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, articolo 30 della Costituzione italiana: noi genitori ci dobbiamo riprendere il mano il nostro diritto di primi educatori, la scuola non può scavalcarci. Ci saranno genitori che magari diranno pure di sì a questi progetti: va bene, ma devono essere interpellati e non per questo tutti gli altri devono essere scavalcati.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana
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