Ebbe fin da bambina visioni e doni soprannaturali tra cui le stimmate. Sabato è stata celebrata la solenne funzione a Pozzomaggiore, diocesi di Alghero-Bosa, presieduto dal cardinale Becciu
.
Edvige, come riporta l’Avvenire, seconda di sei figli, imparò da bambina l’arte della tessitura e del ricamo, abilità con cui poté aiutare la famiglia dopo la morte della madre. Questa responsabilità domestica fu anche ciò che la dissuase dall’abbracciare la vita religiosa fra le le figlie della carità di san Vincenzo de’ Paoli, come desiderava. Con l’aiuto dei confessori, del parroco don Luigi Carta in particolare, capì che le veniva chiesto di seguire un’altra strada.
A 26 anni entrò nel terz’ordine francescano. Ebbe fin da piccola visioni che la accompagnarono per tutta la vita. All’età 29 anni iniziò ad avere vessazioni diaboliche, estasi e numerosi fenomeni mistici, tra cui le stimmate
. Stimmate ispezionate da medici, i quali esclusero che si trattasse di una finzione, e che attirarono in paese devoti e curiosi, nonostante Edvige cercasse di sottrarsi a quell’attenzione. Tutto ciò generò da una parte l’ammirazione di persone di alta caratura spirituale che la conobbero – fra i tanti il padre vincenziano Giovanni Battista Manzella, il gesuita padre Felice Cappello, e il passionista padre Ignazio Parmeggiani, suo ultimo confessore – ma anche sospetti che fosse un’ingannatrice.Nel 1925 il vescovo Alghero Francesco D’Errico ordinò un’indagine canonica da cui Edvige uscì “assolta”. Nel 1929, all’età di 49 anni, insieme al padre ormai anziano, lasciò la Sardegna per trasferirsi nel Lazio dove la sorella Paolina era insegnante, stabilendosi poi a Roma nel 1938.
L’amica Flora Argenti testimoniò a riguardo: «Pregava assiduamente per le anime del purgatorio. Continuamente queste anime purganti, per concessione divina, comparivano a lei perché raddoppiasse le preghiere per la loro liberazione e le lasciavano impronte e scottature del loro fuoco. E spesso io la vidi soffrire per queste piaghe. Allora si moltiplicava per pregare e faceva celebrare sante Messe. Dopo la liberazione queste anime si presentavano tutte raggianti di beatitudine eterna a lei per ringraziarla. Ella, nelle estasi, vedeva anime che, appena morte cadevano nell’inferno, ed erano molte, e anime del fuoco del purgatorio e anime che volavano in Cielo. Nel giorno dei morti vedeva stuoli e stuoli di anime che la ringraziavano e le dicevano di ringraziare le persone che avevano pregato per loro per volare in paradiso».
Edvige Carboni morì il 17 febbraio del 1952. Nel 2015 il suo corpo è stato traslato da Albano Laziale nel Santuario di Santa Maria Goretti a Nettuno. Le sue spoglie hanno fatto ritorno in Sardegna il 25 maggio e ora resteranno nella chiesa parrocchiale di Pozzomaggiore, dove Edvige ricevette il Battesimo.
«Una circostanza speciale ed eccezionale, che viviamo con tutto l’entusiasmo che un avvenimento del genere comporta» ha affermato il vicario generale di Alghero-Bosa, monsignor Giuseppe Curcu. «Edvige era una donna semplice, una donna delle nostre comunità, come tante che si dedicano a servire gli altri. La nostra beata è testimone di una fede forte e Dio l’ha privilegiata con segni unici, nella condivisione della sua passione».
di Redazione Catholica per Avvenire.it
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