Tre uomini armati di fucili automatici hanno raggiunto alle spalle Bassem Shehata Haraz per strada gridando: «Ehi tu, mani in alto e fermati dove sei». Il cristiano copto di 27 anni, residente nella città egiziana di Al-Arish (Sinai del Nord), si è bloccato alzando le braccia e scoprendo così una piccola croce tatuata sul polso.
«Sei un cristiano?», gli è stato domandato. «Sì» è stata l’ultima parola pronunciata da Haraz prima che i terroristi islamici gli sparassero a bruciapelo. Di fianco a lui c’era un musulmano e suo fratello, che ha dichiarato al blog Al-Watani: «Non si sono resi conto che anch’io sono cristiano, perché il mio tatuaggio della croce è leggermente più in alto sul braccio».
L’omicidio è preoccupante e ha subito scatenato il panico in città. L’anno scorso infatti lo Stato islamico realizzò da febbraio una serie di omicidi a danno della minoranza copta, uccidendo uno dopo l’altro in attentati mirati almeno nove cristiani all’uscita dal lavoro o sulla porta di casa. L’Isis aveva anche pubblicato una lista di cristiani che sarebbero stati assassinati. Oltre mille fedeli su 1700 erano di conseguenza fuggiti in massa per cercare rifugio nella città di Ismaliya. A partire dall’aprile 2016 molti avevano fatto ritorno ma un nuovo omicidio a maggio, e quest’ultimo il 13 gennaio, hanno fatto tornare la paura tra i fedeli. Anche Haraz l’anno scorso era fuggito a Ismaliya e poi al Cairo, ma in seguito era ritornato ad Al-Arish con il fratello non avendo trovato lavoro nella capitale.
Ieri un amico del giovane cristiano ha provato a chiamarlo sul cellulare, sequestrato dai jihadisti. L’uomo che gli ha risposto ha dichiarato di appartenere al gruppo islamista Ansar Bait al-Maqdes e ha gridato: «Morte a tutti i cristiani! Tu sarai il prossimo». Solo poche settimane fa i copti hanno festeggiato il Natale ortodosso nella cattedrale appena costruita nella nuova capitale amministrativa del paese vicina al Cairo. Intervenuto alla funzione in quella che è la nuova chiesa più grande di tutto il Medio Oriente, il presidente Abdel Fattah al-Sisi aveva dichiarato: «Siamo un solo popolo, noi vi amiamo e non permetteremo a nessuno di farvi del male. L’odio non vincerà».
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