Res Publica et Societas

Elezioni. Tutti parlano del flop ‘ 5 stelle’ ma la verità è che la politica italiana è proprio ‘FERMA’

Entrare nell’urna col casco non ha portato fortuna a Beppe Grillo. Sono state delle comunali amare per i 5 Stelle, fuori dai ballottaggi in tutte le grandi città, a partire proprio da quella del fondatore del movimento: Genova, diventato terreno di una faida interna.

Se è vero che le amministrative fanno sempre storia a sé, poiché sono legate a dinamiche locali (basti vedere il trionfo a Palermo di Orlando, che governa la città praticamente dalla metà degli anni ’80) e dunque non sono un test particolarmente indicativo a livello nazionale, qualche considerazione si può fare con sufficiente approssimazione. Il voto in 1.004 Comuni, con oltre nove milioni di italiani, riconsegna un quadro politico soprattutto bipolare, con i candidati di Centrosinistra e quelli di Centrodestra che si sfideranno ai ballottaggi tra due settimane. Evidentemente quello che è successo alla Camera la scorsa settimana, con l’affossamento della legge elettorale “alla tedesca”, l’emergere di una situazione confusa e fatta di divisioni e correnti (persino la comparsa dei franchi tiratori grillini), non ha giovato ai Cinque Stelle. I suoi elettori probabilmente avrebbero voluto che il patto con Pd, Lega e Forza Italia tenesse, in vista di una legge elettorale abbastanza condivisa. L’aver gettato in mare per l’ennesima volta un accordo insomma non è piaciuto ai suoi elettori. Ma forse il movimento di Grillo paga altri sbagli. Forse è arrivata nelle urne l’onda lunga della non esaltante gestione di Virginia Raggi a Roma; per non parlare degli incidenti di piazza San Carlo a Torino, che hanno messo in cattiva luce la sindaca Chiara Appendino. E’ presto per dire se in Italia la tendenza populista si sia sgonfiata, forse anche per effetto di quel che sta accadendo nel resto d’Europa (ieri alle legislative francesi Macron ha letteralmente trionfato), ma certamente ha subito una battuta d’arresto.

L’Italia comunque resta un Paese smarrito: l’astensione infatti è sempre più alta. E’ stata del 60,07 per cento l’affluenza alle urne rilevata alle 23: nelle precedenti consultazioni omologhe la percentuale dei votanti si era attestata al 66,85. Come detto, trionfo a Palermo del sindaco Leoluca Orlando. M5S, dopo l’exploit lo scorso anno a Roma e a Torino, resta fuori dai quattro capoluoghi di Regione: a Genova, dove al secondo turno vanno il candidato di centrosinistra Gianni Crivello, e del centrodestra, Marco Bucci. A L’Aquila, governata fino ad oggi dal dem Massimo Cialente, è in vantaggio il candidato sindaco Americo Di Benedetto (centrosinistra) mentre a Catanzaro Sergio Abramo (Centrodestra) se la vedrà al ballottaggio con Nicola Fiorita (Civica).




Il Partito democratico nel capoluogo calabrese sarebbe fuori dai ballottaggi segnalando, secondo Roberto Speranza di Mdp (la nuova formazione di D’Alema e Bersani), un dato politico: “In tre su quattro capoluoghi di Regione, dove c’è un’alleanza classica di Centrosinistra – sostiene l’ex esponente Pd – il candidato del centrosinistra va avanti. Nell’unico comune, Catanzaro, in cui si è fatta scelta diversa e noi sosteniamo un candidato civico diverso da quello del Pd, il Pd secondo gli exit poll sarebbe fuori dal ballottaggio”. Il flop M5S è reso ancora più amaro dal risultato, abbastanza scontato, di Parma, dove il sindaco uscente Federico Pizzarotti, espulso dal Movimento di Grillo, è in vantaggio con il suo ‘Effetto Parma’ e se la vedrà al secondo turno con Paolo Scarpa del centrosinistra. A Verona l’eredita di Flavio Tosi non sembra avvantaggiare la sua compagna Patrizia Bisinella. Evidentemente i veronesi non hanno gradito il passaggio di consegne matrimoniale. Per fare un’analisi più approfondita sulle alleanza a livello nazionale bisognerà aspettare l’esito dei ballottaggi: il Pd dovrà contare in quante città resterà alla guida, anche per verificare se ha ancora senso un’alleanza classica di Centrosinistra. Conferma invece per “l’asse del Nord” , l’alleanzatra Lega e Forza Italia, un vecchio classico della Seconda Repubblica che ha dimostrato di tenere nonostante molta acqua sia passata sotto i ponti. E ora che farà Salvini?

 




Fonte www.famigliacristiana.it/Francesco Anfossi

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