Le prime ore di Papa Francesco nello Sri Lanka stanno offrendo non solo importanti discorsi e incontri significativi, ma anche immagini di un popolo in festa che riceve l’ospite d’eccezione, con la bellezza delle proprie tradizioni. Il nostro inviato al seguito del Papa, Alessandro De Carolis, per la Radio Vaticana, ci restituisce alcune istantanee di questa accoglienza:
“Perla dell’Oceano Indiano”. Ma una perla a lungo imbrattata di sangue, che la terra qui dovunque rigogliosa adesso ha assorbito, ma non come la terra di tante coscienze che ancora piangono i lutti della lunga stagione di lotta finita cinque anni fa. Papa Francesco sbarca in Sri Lanka con parole che vogliono essere un balsamo di riconciliazione per cingalesi e tamil, etnie molto più amiche che nemiche, ci spiegano, anche se in Occidente – notano i nostri stessi interlocutori – i 30 anni di conflitto sono stati quasi sempre superficialmente descritti come lo scontro tra due gruppi implacabilmente avversari.
Francesco sa che così non è – qui ragazzi cingalesi sposavano e sposano ragazze tamil – e nel caldissimo catino dell’aeroporto, colorato dai costumi e dalle movenze di danze antiche e canti creati per l’occasione, ricorda a chiunque, ma soprattutto ai capi della cosa pubblica e delle religioni, che “l’amara eredità di ingiustizie, ostilità e diffidenze” lasciata dalla guerra intestina si lenisce nell’unico modo veramente efficace, “superando il male con il bene”, dando spazio alla giustizia e all’unità. Con il Papa si dice d’accordo il neopresidente, Sirisena, in carica da 96 ore, che ha affermato di intendere il suo incarico come un servizio alla “pace” e alla “coesistenza” nel Paese.
Coesistenza ben visibile – almeno a livello di fedi – al momento del trasferimento dallo scalo di Colombo al centro città, una trentina di chilometri affollati nei tratti iniziale e finale da centinaia di srilankesi, molti chiaramente di religione buddista, e pure caratterizzati da una buona dose di folklore locale: a bordo della papamobile Francesco ha sorriso quando l’auto, come tra colonne d’Ercole dei tropici, si è infilata tra due alti elefanti paludati a festa per poi costeggiare un tratto alberato sotto il quale facevano ala un’altra quarantina di elefanti di taglia più piccola e in bardature sgargianti, con la folla stretta tranquillamente ai pachidermi come in Occidente si farebbe con dei cani al guinzaglio.
Proprio il giro all’aeroporto ha fatto slittare i tempi del protocollo di circa un’ora, così Papa Francesco ha preferito riposare e non prendere parte all’incontro con i vescovi locali – peraltro incontrati a maggio 2014 – per recuperare le forze dopo la lunga trasferta aerea notturna e dedicare le energie del cuore al dialogo con i leader religiosi dello Sri Lanka che chiude la prima giornata di impegni. “Tutti – ha già invitato loro stamattina – devono “rispettare le legittime diversità ed imparare a vivere come un’unica famiglia”.
[wzslider autoplay=”true”]
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana