Alcuni paesi, con le elezioni hanno preferito dare un indirizzo più scettico nei confronti dell’Unione Europea. Sicuramente hanno influito le dinamiche della politica interna dei vari Stati. Il fallimento più clamoroso, è segnato dalla sconfitta dei socialisti di Hollande in Francia. Il partito socialista è praticamente scomparso. Il presidente, ha trasformato la garanzia della democrazia –la laicità-, in una pericolosa ideologia, creando all’interno del paese non pochi diagi e polemiche, soprattutto con la comunità cristiana e con quella stragrande maggioranza di popolo che non ha condiviso le forzature al diritto naturale scaturite dalle leggi approvate dal parlamento. In Italia, Il Pd di Matteo Renzi vince le elezioni europee, con una forbice su M5s non immaginabile prima delle urne, specie dopo le aspettative di vittoria create da Beppe Grillo; Forza Italia non raggiunge la soglia del 20% mentre Ncd di Angelino Alfano supera quella del 4%, anche se di poco. L’altro dato è che nonostante l’avanzata dei movimenti euroscettici (M5s, Fdi e Lega), la maggior parte degli elettori hanno sostenuto partiti a favore dell’Ue. seppur con impostazioni di politica economica contrapposte. Stando agli Exit poll della Emg realizzati per La7, il Pd ottiene il 34,5%, M5S il 25,5% e Fi il 17,0%. Ma le proiezioni dopo i primi seggi scrutinati danno dei risultati ancora più clamorosi, con il Pd addirittura oltre 40%, i Cinque stelle ridimensionati al 22% e Fi scivolata al 15%. Sotto le due cifre tutte gli altri partiti: Lega Nord al 6,5%, la Lista Tsipras al 4,5%, Ncd al 4,5% e FdI al 3,5%, Scelta europea 1,1%. C’è silenzio in casa 5 Stelle. E il primo a non parlare, per ora, è proprio Beppe Grillo: il leader del Movimento ha lasciato poco prima delle 9 la sua villa di Sant’Ilario a bordo di una Kia bianca guidata da un’autista, e non ha parlato con i giornalisti, ma ha sorriso ed ha fatto il gesto di pugnalarsi al cuore. Da sottolineare la premura di Repubblica: nella sua pagina on-line, aveva pubblicato una foto con alcune proiezioni poi immediatamente cancellate, perché -udite, udite-, erano soltanto delle indicazioni che avevano costruito in redazione… il lupo perde il pelo ma non il vizio… Non sono mancati i rigurgiti antireligiosi durante le votazioni: “Ho letto la notizia -commenta Carlo Climati-, di un signore che si è recato a votare in una scuola. E ha detto che si rifiutava di votare, se non avessero tolto il crocifisso dal muro. Perché Gesù fa così paura?” Nel momento in cui l’Europa è scossa dall’ondata antisemita in Belgio e Francia, bisogna porsi degli interrogativi: come mai in una cultura civile e progredita c’è spazio per l’odio religioso? Forse è alimentato dalle politiche estenuanti contro l’uomo? Oppure c’è in atto un progetto di distruzione nei confronti della fede? Quanto più la politica vara leggi liberticide e contro natura, tanto più esplode l’odio e la violenza nei confronti delle religioni.
In silenzio nella notte anche i parlamentari pentastellati: “Noi siamo abituati, come stile di lavoro, a basarci su fatti. Sono dati talmente aleatori che non ci permettono di esprimere una valutazione. Sarà una lunga notte” ha detto Roberta Lombardi a nome del Movimento commentando gli exit poll.“Francamente – ha detto ancora insieme a Nicola Morra nel quartier generale del M5s – ci sembra che i dati siano esigui per una valutazione compiuta. Aspettiamo lunedì con un dato certo per commentare”. Intanto è scattata l’ironia in rete: dal “Vinciamo noi”, slogan della campagna elettorale di Beppe Grillo, al “vinciamo poi” il blog di Beppe Grillo è stato invaso da commenti di scherno per il risultato elettorale delle europee a cui si affiancano molti messaggi di sconforto che arrivano anche a chiedere una giornata di lutto nazionale per la “deludente prova” dei pentastellati. C’è, ovviamente, chi non demorde e chiede di non credere agli exit poll, c’è anche chi invoca di mantenere la calma, ma la delusione è tangibile tra i ‘fan’ di Grillo che registrano un folto ‘schieramento’ di persone pronte – dicono – a lasciare il paese. Ma è decisamente in superiorità numerica la schiera di ‘troll’ che si sta scagliando contro il leader dei 5 stelle ricordandogli anche la ‘promessa’ fatta nelle piazze dei vaffa day: “Beppe – scrivono in molti – avevi detto che o vincevi o andavi a casa. Ora vattene”. E c’è anche chi chiede, ironicamente, un collegamento streaming con la casa del leader dei 5 stelle.
La vittoria del PD, apre interrogativi molto importanti sul futuro della famiglia e temi affini. Quale sarà la posizione dei politici nei confronti dell’etica e della società naturale duramente messi alla prova dalle disposizioni emanate dall’Unione Europea? La maggior parte degli italiani, non avendo candidati di spessore, sostenuti da partiti politici credibili, ha preferito votare le promesse di Renzi, il quale si è presentato come uomo delle riforme all’interno di una crisi da cui sembra difficile uscire. Il voto significa concordare con le scelte etiche del partito? Il Psi Europeo, in questi ultimi anni, ha subito diverse derive ideologiche, costringendo l’Unione Europea a compiere delle scelte contrarie alla maggior parte dei parlamentari. Una frazione di punto separa il paradiso dall’inferno: chi supererà il 4% manderà a Strasburgo 3-4 deputati, chi non la raggiungerà rimarrà a bocca asciutta. I risultati hanno innanzitutto un valore in sede europea ma anche un significato sulla politica nazionale. Sul primo versante il Pd sarà la prima delegazione all’interno del Pse, potendo così spingere sull’abbandono del rigore per puntare a politiche di sviluppo, per altro ampiamente condivise tra i socialisti. Viceversa Fi si vedrà assai ridimensionata dentro il Ppe. Grillo poi, che potrebbe mandare in Europa una ventina di deputati, dovrà finalmente dire quello che non ha finora detto: in quale gruppo si collocherà e per quale candidato alla presidenza della Commissione voterà. Per quanto riguarda i riflessi sulla politica interna, l’aspettativa creata da Grillo di una vittoria di M5s è andata delusa. Avendo posto l’asticella molto in alto Grillo perde nonostante il 22%. Il risultato invece consegna una vittoria del Pd del premier Renzi che ricorda non tanto i numeri della sinistra (il Pci nel 1976 giunse al 34,4) bensì quelli della Dc degli anni 80(appunto oltre il 40%), o comunque da grande partito europeo, come quelli di Forza Italia nel 2001 o nel 2008.
In Francia, per la prima volta il primo partito nel Paese è il Front National, l’estrema destra di Marine Le Pen, che straccia gli avversari della destra UMP e distacca in modo clamoroso i socialisti. Crollo storico per il PS, che si ferma appena sotto il 14%, allo sbando la gauche di governo, guidata dal premier Manuel Valls. Il presidente Francois Hollande, alla seconda disfatta consecutiva dopo le amministrative di marzo, ha convocato per domani mattina all’Eliseo una riunione di crisi. C’è da rispondere alla Le Pen, che chiede “solennemente” di sciogliere il Parlamento e di convocare nuove elezioni. Valls, scuro in volto come mai prima, ha ammesso il “terremoto” e il momento “molto grave”. Ma è determinato ad andare avanti e, come ha detto per l’ennesima volta, ad “accelerare con le riforme”. In Francia la Sinistra si sta stracciando le vesti. Gridano: “Hanno vinto i fascisti!”. Il 43% dei voti del FN di Le Pen sono voti di operai contro l’8% dei Socialisti. Mentre gli operai dicono addio alla sinistra al caviale, loro nei salotti non perdono l’antico vizio di gridare al fascista a chi non li vota. se ricevevano la maggioranza dei voti, i socialisti erano per caso eletti dai fascisti? Certo è molto imbarazzante… Il leader del socialismo francese, che ha stravolto con le riforme la struttura antropologica della società francese, inneggiato dalle potenti lobby -in nome della libertà e del progresso-, ma contestato dalla maggior parte del popolo per l’aggressività con cui ha cercato di eliminare il cristianesimo con leggi liberticide e antiumane, oggi ha ricevuto la risposta più eloquente alla sua azione politica: gli exit poll francesi attestano il gradimento degli elettori al 14%. Se confermato, per i socialisti si tratterebbe del peggior risultato della storia. Che mazzata! Una semplice domanda: come mai i giornali e i mezzi di comunicazione che lo presentavano come il profeta del nuovo mondo non dicono nulla? Ahhh dimenticavo… diranno che c’è stata una congiura…. Quando le ideologie diventano più forti della verità cercando di usarla per raggiungere i propri scopi, prima o poi come un bomerang ritorna indietro presentando un conto salatissimo… La politica non è affermazione di idee personali, ma aiuto e sostegno alla gente, e’ spirito di servizio per il bene comune e non servilismo ai poteri occulti. Spero che la lezione francese serva a tutti per una seria riflessione sul futuro del nostro paese e dell’Europa. Bien sûr, il est très embarrassant … Le leader du socialisme français , qui a bouleversé les réformes de la structure anthropologique de la société française , salué par le puissant lobby au nom de la liberté et de progrès , mais contestée par la plupart des l ‘ personnes l’agressivité avec laquelle il a tenté d’éliminer le christianisme avec les lois contre la liberté et anti-humain , a reçu aujourd’hui la réponse la plus éloquente de son action politique : les sondages de sortie témoignent de l’approbation de l’électorat français à 14 % . Si elle est confirmée , les socialistes serait le pire résultat de son histoire . Quel coup ! Une simple question : comment les journaux et les médias qui lui ont présenté comme le prophète du nouveau monde , ils ne disent rien ? Ahhh … J’ai oublié que vous dire qu’il y avait un complot …. Quand idéologies deviennent plus forts que réellement essayer de l’utiliser pour atteindre leurs objectifs , tôt ou tard revient comme un bomerang présentant un énorme projet de loi … Le la politique n’est pas l’affirmation d’idées personnelles , mais l’aide et le soutien du peuple, et «l’esprit de service au bien commun et non la soumission à des pouvoirs occultes . J’espère que la leçon de tout ménage français pour une réflexion sérieuse sur l’avenir de notre pays et de l’Europe .
Festa a Nanterre, la roccaforte del Front alla periferia di Parigi, sconcerto nel Paese, che pure da mesi era preparato all’inedita situazione con l’estrema destra in testa ai sondaggi. La realtà ha però superato ogni fantasia della vigilia: più di un francese su 4, il 26%, ha votato per il Fronte nazionale, e non c’è stato neppure il record di astensioni, più numerose nel 2009. Sono andati a votare il 43% ma non è servito ad arginare lo tsunami-Le Pen che ha spazzato via con oltre cinque punti di distacco l’UMP, partito della destra parlamentare al quale non ha evidentemente giovato l’improvvisato ritorno in scena dell’ex presidente Nicolas Sarkozy, che tre giorni fa ha invocato un’Europa franco-tedesca che sospenda immediatamente Schengen. L’UMP finisce al 20,88% e sembra pronto l’addio di Jean-Francois Copé, il presidente che non ha mai convinto ma che adesso viene trascinato via dalla corrente degli scandali interni sui fondi neri, arrivata ancor prima dell’ondata di piena del Front National. Il Partito socialista tocca il fondo della sua storia, al 14% mentre le ipotesi più pessimiste lo davano al 16-17%. Scommessa stravinta per Marine Le Pen, osannata in modo trionfale dai suoi: Hollande – ha subito detto – “deve prendere le disposizioni che si impongono affinché l’Assemblea diventi nazionale”. I temi forti della campagna – uscita dall’euro, rifiuto del rigore imposto da Bruxelles, ritorno alla “sovranità nazionale” – sono stati ribaditi dalla leader del “primo partito di Francia”, che otterrà fra i 23 e i 25 eurodeputati contro i tre che aveva finora. Il Front ha fatto il pieno dei voti fra i giovani e gli operai, secondo le prime analisi del voto, dimostrando un radicamento nel territorio senza precedenti. Ed è riuscito a portare al Parlamento europeo tutti i suoi volti più noti: non solo Marine Le Pen e il padre Jean-Marie, ma anche i vicepresidenti Florian Philippot e Louis Aliot, e il controverso Bruno Gollnisch. Si tratta, come hanno osservato diversi commentatori della nascita di un partito nuovo che cambia in modo radicale il panorama politico francese della quinta repubblica, finora bipolare. Nella prospettiva delle presidenziali 2017, il Front National si pone dunque in modo diverso e per il futuro politico della Francia molto dipenderà dalla capacità della destra UMP di riorganizzarsi, come molti chiedono stasera attorno al nume tutelare Sarkozy.
Il ”terremoto inglese”. Lo ha proclamato Nigel Farage, leader del partito euroscettico britannico, primo nelle elezioni europee nel Regno Unito già dai primi dati ufficiali. Il trionfo sperato da Farage, temuto da tutti gli altri, e’ stato preannunciato dalle ammissioni dei contendenti, uno dopo l’altro a concedere la vittoria ancora prima che i risultati fossero ufficialmente noti. ”L’Ukip va verso la vittoria”. Poi la valanga e’ discesa sulla politica britannica circoscrizione dopo circoscrizione, regione dopo regione. E superata la meta’ dei risultati l’Ukip e’ oltre il 29% , con il 12% in piu’ rispetto alle elezioni del 2009 e 12 europarlamentari gia’ assicurati. Ma la notizia e’ doppia, perche’ se la cavalcata euroscettica di Farage era in qualche modo prevedibile, la lotta all’ultimo voto era attesa con i laburisti. Se invece a risultati ultimati la proporzione non cambiera’, il testa a testa e’ per il secondo posto e tra laburisti e conservatori. Svanite quindi le speranze per Ed Miliband di ‘prendere fiato’ dal voto europeo per ripartire verso le politiche del 2015, tirano un sospiro di sollievo i conservatori per i quali si era paventato un umiliante terzo posto. Possono cosi’ rilanciare verso i partner europei la protesta raccolta in casa. Secondo il presidente del partito Tory Grant Shapps si tratta di un ”messaggio chiaro per l’elite europea, la gente vuole cambiamento”. William Hague, ministro degli Esteri, sottolinea che la scelta dei britannici alle urne mostra ”malcontento, disillusione, profonda insoddisfazione” a cui i Tory, dice, intendono ”rispondere chiaramente” che ”il rapporto con l’Europa va modificato” verso ”un cambiamento vero” fino al referendum che, ricorda, ”ci sarà”. a cura di DonSa