Un applauso lungo e una standing ovation fra i velluti rossi, quella che ha riservato sabato sera il Teatro alla Scala al maestro Ennio Morricone.
Il compositore premio Oscar, colonna sonora di più grandi capolavori del cinema, è stato festeggiato ieri in un’occasione speciale a Milano dalla banda della Polizia di Stato che ha aperto al Piermarini le celebrazioni del 90° anniversario della sua fondazione. Doppia festa perché anche Morricone, classe 1928, compirà 90 anni il prossimo 10 novembre.
Quindi fra le musiche di Giuseppe Verdi e Nino Rota, è stato reso un omaggio al maestro, presente in sala, con le sue più belle musiche, da Nuovo Cinema Paradiso a La leggenda del pianista sull’oceano reinterpretate sotto la guida del maestro Maurizio Billi da quella che l’artista ha definito «una vera e propria orchestra di fiati». L’occasione è ghiotta, quindi, per fare gli auguri personalmente al Maestro e per chiedergli un bilancio, per quanto possibile, di una carriera senza pari. Impossibile condensare in poche righe una carriera (musiche per più di 500 film e serie tv, oltre a opere di musica contemporanea e arrangiamenti di canzoni) passata dai celebri western di Sergio Leone, alla collaborazione con Brian De Palma, John Carpenter, Oliver Stone, accompagnando con le proprie note film da Oscar come Mission o Gli Intoccabili.
A Morricone nel 2007 arrivò quello alla carriera e soltanto due anni fa quello per la miglior colonna sonora, per il film di Quentin Tarantino The hateful eigth.
«Beh, è uno dei tanti compleanni, ne ho fatti tanti… Certamente, però, è un traguardo importante. Quel che conta è solcarlo, questo momento».
«Mia moglie, con cui sono sposato da 62 anni, è importantissima. I miei quattro figli li vedo purtroppo poco, a parte uno, Marco, che vedo spesso. Il rapporto con loro comunque è molto buono, come pure con i miei quattro nipoti».
«Non glielo so dire, perché ogni volta che ho fatto un lavoro per me è stato un appuntamento importante. Certo, il rapporto con Sergio Leone, che era mio amico e compagno di scuola alle elementari, è stato importante. Ma poi ce ne sono stati tanti tanti altri: Montaldo, Petri, Bolognini. A ricordarmeli tutti è difficile, sono almeno una cinquantina. Attualmente è Giuseppe Tornatore un regista importantissimo per me (il 1° novembre uscirà in libreria una conversazione tra i due premi Oscar Morricone e Tornatore, Ennio, un maestro, edita da HarperCollinsItalia, pagine 384, euro 18.50, ndr) ».
«Per lavorare bene devo diventare amico del regista. Il primo film è quello che viene un po’ meno bene. Ma dal secondo, terzo, quarto, lavorando con lui ci si conosce bene, si diventa amici, ci si stima, ci si dice le cose senza timidezza, ma con sicurezza».
Le sue musiche più popolari sono quelle legate ai grandi western di Sergio Leone come la “Trilogia del dollaro” e “C’era una volta il west”.
«La musica western è meno del 7 per cento della mia produzione. Certamente quella western è una musica che ha lasciato il suo segno sulla caratteristica dei film, ed è stato un successo importante per l’Italia. Però i film che ho fatto con gli altri registi anche successivamente, nella maturità, sono stati anche più importanti».
Come la colonna sonora di “Mission” di Roland Joffé dove la sua musica ha raggiunto vette di alta spiritualità. Nel 2015 inoltre lei ha scritto anche una messa per papa Francesco…
«Il rapporto della mia musica con la spiritualità è naturale, normale. Ogni tanto mi capita di scrivere una cantata sacra. La Missa Papae Francisci, dedicata a Bergoglio, mi fu commissionata dall’Ordine di Sant’Ignazio in occasione del bicentenario della ricostituzione della Compagnia di Gesù. L’ho composta molto volentieri, tanti anni dopo Mission, e l’ho eseguita alla Chiesa del Gesù a Roma».
«Sono uno che crede in Dio».
«Questo è un momento importante, ci sono dei bravissimi compositori e ci sono certi che non sono per niente bravi. Capita in tutte le epoche, ma in questa epoca ci sono alcuni dilettanti che si dilettano con i sintetizzatori. Quello strumento lì è dilettantesco, e se uno non lo sa adoperare può fare delle cose brutte».
«È buono, se no non farei concerti».
«Non posso fare pronostici per il futuro».
Fonte www.avvenire.it/Angela Calvini
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