Da bambina amavo Anna dai Capelli Rossi, i concerti di violino e scrivere storie sulle fate. Poi sono diventata un’atea punk rocker e in seguito un’attivista per i diritti umani vegana. Dopo l’università sono stata un’insegnante nelle scuole dei quartieri poveri e poi un’umile lavoratrice in una fattoria. Poi, miracolosamente, ho creduto in Dio, sono diventata cattolica, credente in Gesù, e dopo questo – cosa scioccante sia per me che per chiunque conoscessi – suora.
Ora, quando cammino per strada vestita da religiosa, alcune persone vedono in me la Chiesa istituzionale, altri qualcuno ai margini della società, altri ancora un’eccentrica, altri vedono amore. Sono un po’ tutte queste cose. In qualche modo il mix del mio passato e del mio presente non si è mescolato nel marrone fangoso che caratterizza spesso il miscuglio dei colori. I colori si uniscono, si toccano e resistono tutti allo stesso tempo. Ma è tutto bellissimo.
A volte mi chiedo se appartengo al posto in cui mi trovo, a un abito, alla “gente giusta” della Chiesa.
Diventerò un fariseo fuorviato?
In quali modi sono già un fariseo?
Smetterò di lottare e inizierò ad adagiarmi, cercando comfort, riconoscimento, routine, comodità e piacere?
Mi adatterò al comportamento di chi mi circonda o al comportamento di Cristo?
Dopo tutto quello a cui ho rinunciato in questa vita, sarò solo una religiosa mediocre?
Mi definisco “ex” atea ma non è la definizione migliore. In qualche maniera sono ancora (e spero di essere sempre) collegata a tutte le cose che sono stata. Molte persone si aspettano che parli del mio passato in modo estremamente contrito e imbarazzato, ma mi vergogno solo dei modi in cui non ho amato Dio e gli altri. Non mi vergogno della ricerca, della lotta e della messa in discussione delle cose. Non ho eliminato il mio passato come se fosse spazzatura maleodorante.
Penso che sia importante per noi vedere il nostro peccato come lo vede Dio. Egli sa precisamente quali sono le cose che possono averci condotto al peccato e che con il giusto allenamento ci porteranno anche ad essere santi. San Paolo è stato un fariseo estremamente zelante, un idolatra delle regole e un violento persecutore, ma molto di quello che lo ha fatto peccare in nome di Dio è stato anche quello che ha favorito la sua futura santità. Ciascuno di noi ha un dono unico da offrire agli altri e alla Chiesa, e Dio spesso attinge ai tratti più inaspettati delle nostre personalità e dei nostri talenti.
L’altro giorno mi sono ritrovata a recitare una preghiera piuttosto strana:
“Caro Signore, in genere speravo che curassi il mio scetticismo naturale, ma ora non vorrei mai che me ne privassi. Non voglio una fede facile, ingenua. Rendi la mia fede audace, coraggiosa e priva di vergogna, ma non privarmi mai della mia comprensione nei confronti di chi dubita. Voglio sempre essere unita a chi è ai margini della Chiesa, a chi non trova comprensione, a chi è tagliato fuori dai circoli degli ‘insider’, a chi dubita, a chi cerca, agli eccentrici e ai disadattati. Signore, liberami da una Chiesa di comfort e gente ‘giusta’”.
Questa è la mia preghiera.
Qual è la vostra?
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Suor Theresa Aletheia Noble, fsp, è autrice di The Prodigal You Love: Inviting Loved Ones Back to the Church. Di recente ha pronunciato i primi voti con le Figlie di San Paolo. Ha un blog su Pursued by Truth.
Fonte it.aleteia.org