“Cammini di autenticità”. E’ questo il tema di oggi, seconda giornata di Esercizi Spirituali del Papa con la Curia Romana, nella Casa Divin Maestro di Ariccia. Le meditazioni proposte da padre Bruno Secondin, dell’Ordine dei Carmelitani, hanno come filo conduttore: “Servitori e profeti del Dio vivente”, una lettura pastorale del profeta Elia. Gli Esercizi si concluderanno venerdì mattina. Sull’importanza degli Esercizi spirituali per tutti i cristiani, proprio a partire dall’esempio di Papa Francesco, Alessandro Gisotti ha intervistato, per la Radio Vaticana, mons. Danilo Zanella, segretario nazionale della Fies, la Federazione Italiana Esercizi Spirituali:
R. – Certamente il Papa e i suoi collaboratori danno un grande esempio: il fatto di cercare – nella frenesia, anche pastorale – un silenzio abitato dallo Spirito Santo e trovare momenti di contemplazione per poi essere più efficaci nell’azione.
D. – Ricevendo proprio la Federazione Italiana Esercizi Spirituali nel marzo scorso, Francesco sottolineava che gli uomini e le donne di oggi hanno bisogno di incontrare Dio e gli esercizi spirituali sono un’occasione molto importante. Però ci si chiede come possa una famiglia, con tanti impegni, partecipare, vivere gli esercizi?
R. – Noi abbiamo recentemente svolto il corso sui “weekend dello Spirito”, vale a dire dal venerdì alla domenica. Noi sappiamo che molti amano fare la cosiddetta “uscita fuori porta” ma che sanno anche muoversi per riprendersi su un piano psicologico e fisico e quindi ecco che le 700 case che ci sono in Italia – compresi gli eremi, i monasteri e le case di accoglienza, etc. – possono essere proprio luoghi che fanno bene sia sul piano fisiologico, psicologico e anche spirituale. Quindi è da augurarsi che si riprenda questa tradizione!
D. – Papa Francesco è un gesuita, come gesuita ha proprio nel Dna della sua vocazione Sant’Ignazio e dunque gli esercizi spirituali. Pensa che anche questo potrà aiutare a fare avvicinare sempre più persone alla pratica, ai corsi di esercizi spirituali?
R. – Sì, il Santo Padre, non ha fatto un esplicito discorso a tutta la Chiesa sugli esercizi ma da tutto il suo Magistero, i suoi interventi, si sente l’impostazione gesuitica del grande Sant’Ignazio. Mi auguro davvero che anche nelle diocesi, nelle parrocchie, nel “menu spirituale”, si ritorni a riprogrammare, almeno una volta l’anno, per i sacerdoti – per i seminaristi lo sappiamo -, le famiglie, i giovani, gli animatori, questo fermarsi, questo riflettere, questo ricapitolare anche quello che si celebra e si vive. C’è sempre il rischio anche per noi preti, del “teatrino”: cioè dell’apparire, del fare le cose bene, però senza interiorità.
D. – Che cosa le torna come frutti delle persone, in particolare i laici che partecipano ai corsi, agli esercizi spirituali?
R. – Recentemente ho guidato un corso con un gruppo di sacerdoti di una diocesi del Sud ed è stato un momento molto bello, fraterno, di grazia, ma anche in genere, gli esercizi spirituali sono veramente un kairos: a volte c’è chi si riprende nella fede, chi risolve problemi vocazionali, chi riprende la voglia anche di vivere perché trova nella fede quella gioia di cui il Papa ha parlato nella sua Enciclica, un Vangelo di gioia! Quindi, immaginiamo, in una casa o in un monastero, nella tranquillità, nel silenzio, un Signore che senti vicino, che ti dà carica per affrontare le difficoltà di questa società definita “liquida”, di questo relativismo morale, per annunciare la Buona Notizia del Vangelo, non c’è “clinica” migliore di una casa di spiritualità!
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana