Tutti i biografi, particolarmente coloro che studiano le vite dei santi, amano mettere in evidenza alcuni aspetti peculiari della personalità preso in considerazione. In quest’articolo ho creduto necessario soffermarmi sulla devozione che il nostro Servo di Dio ebbe per la Vergine Santa. Padre Gabriele Amorth ha ricordato più volte che in p. Candido era evidentissima la devozione mariana. Io stesso nell’ ultima biografia «Sull’uscio di casa» (Edizioni Tau) ho dedicato all’argomento un capitoletto. Molti che l’hanno conosciuto ricordano il Servo di Dio sempre con in mano la corona del rosario, anche mentre parlava.
E lui parlava molto della Madonna; era, soprattutto, fervente nell’Amantini, la devozione verso la Vergine di Lourdes (ne parleremo più avanti). Maria SS.ma era al centro nella sua vita, per non dire che ne era il centro: una figura sempre presente che ha saputo indicare, dolcemente, la via (Odegitria, appunto) per giungere al Figlio Gesù. Padre Candido nelle sue tormentate notti insonni, invocava continuamente l’Immacolata, di cui portava il nome: Candido dell’Immacolata. Era questo, infatti, il nome scelto quel 23 ottobre 1929, quando insieme con l’abito passionista ricevette dal suo maestro il Venerabile Nazareno Santolini, il nuovo nome religioso, Candido dell’Immacolata, appunto. Il suo amore alla Vergine era ben radicato in una profonda conoscenza che divenne nel tempo frequentazione, seppur spirituale. Ne è testimonianza l’unico libro che ha scritto: Il mistero di Maria, edito dalle edizioni Dehoniane nel 1971. Un denso e attualissimo compendio di mariologia. Il Servo di Dio in 344 pagine illustra la figura di Maria in base ala Sacra Scrittura, alla Patristica e alla dottrina ecclesiastica.
Parlavamo di Lourdes.
Lourdes (insieme con Loreto) era una meta cara all’Amantini. Lì padre Candido inviava i suoi assistiti e lì, sovente, si recava accompagnando i pellegrini e i malati. A Lourdes e a Loreto molti suoi malati avevano ottenuto la liberazione. Di questi pellegrinaggi ci resta una commovente Via Crucis da lui meditata e registrata dalla sua viva voce nel 1987 (50 ° anniversario di ordinazione presbiterale), le cui riflessioni sono state raccolte nel 2012 in un agevole libretto, da me curato, dal titolo ‘’A piccoli passi, camminando verso il cuore trafitto del Crocefisso’’.
Parlando di Lourdes non si può non far riferimento alla Serva di Dio Maddalena Carini e alla profonda amicizia che ebbe con l’esorcista della Scala Santa. Chi era Maddalena Carini?
Maddalena Carini (Bereguardo, Pavia, 1 marzo 1917 – Sanremo, Imperia, 26 gennaio 1998) è stata la prima donna italiana miracolata a Lourdes, la cui guarigione fu riconosciuta ufficialmente dalla Chiesa. Morbo di Pott, peritonite tubercolare, angina pectoris, anemia perniciosa, trocanterite alla gamba destra: ecco il disastroso quadro clinico di una ragazza poco più che trentenne, immobilizzata da quindici anni e miracolata dalla «Bella Signora» il 15 agosto del 1948. Maddalena, così racconta il miracolo della sua guarigione: «Nel pomeriggio di sabato 14 agosto, mentre pregavo alla Grotta provai un’indicibile gioia per la presenza della Vergine, accanto a Gesù e a San Giuseppe. Il giorno successivo, domenica 15, dalla Grotta fui portata al piazzale per la benedizione eucaristica. Quando il Vescovo impartì la benedizione dove ero anch’io, sentii un formicolio in tutta la persona. Mi sentii interamente guarita». Visse dopo esser stata miracolata altri lunghi cinquant’anni in stretta unione con Dio, morendo, poi, in fama di santità. La guarigione fu certificata dai medici e approvata, dopo un lungo iter, dall’allora Arcivescovo di Milano, Card. Montini. Nel 1957 a San Remo diede vita alla «Famiglia dell’Ave Maria» con l’obiettivo della formazione e dell’apostolato. La Chiesa di San Remo, 4 settembre 2013, ha aperto ufficialmente il processo di beatificazione. Padre Candido ebbe un rapporto spirituale molto intenso con Maddalena Carini; l’Amantini partecipò con la Serva di Dio a diversi pellegrinaggi a Lourdes. Diverse, furono le volte, infatti, che p. Candido soggiornava a San Remo intrattenendosi con Maddalena. Si racconta che i due parlassero veramente poco, ma che pregassero molto e insieme. Il Servo di Dio, più volte confidò, a padre Amorth: «Maddalena non parla mai a vuoto. Quello che dice è vero e quello che prevede si avvera ». Scrive la filosofa e scrittrice francese Simon Weil, che “in una amicizia perfetta i due amici hanno concordato di essere due in uno. L’amicizia è un miracolo per il quale una persona accetta di guardare da lontano senza avvicinarsi di più alla persona che gli è necessaria come il pane”. L’amicizia, lo sappiamo, è un sentimento affettuoso e quasi fraterno che unisce le persone in una cosa sola e trasforma l’io in un noi. L’amicizia spirituale, sotto questo punto di vista, è un cammino verso l’amicizia con Cristo perché Lui è la vera luce e il modello riassunto dalle parole veraci: “Ama il prossimo tuo come te stesso”.
Maria SS.ma era con lui durante gli esorcismi. Egli ne avvertiva la delicata presenza materna. È impossibile dimenticare la grande quantità di Medaglie Miracolose che padre Candido ha donato ai suoi fedeli. Tutti quelli che andavano da lui, se ne tornavano con una Medaglia Miracolosa al collo. La sua unica ambizione, non esagero, credo fosse lavorare sempre per Maria e con Maria per il regno di Dio. Egli ebbe, proprio per questo, nel rosario lo strumento idoneo per testimoniare a Maria la propria devozione e riconoscenza. Il rosario fu l’alimento continuo della sua vita contemplativa e della sua vita apostolica. Possiamo riferire al Servo di Dio queste parole: «Nel rosario io sto con Te, penso con Te, guardo con Te, ammiro con Te, soffro con Te, piango con Te, spero con Te, amo con Te, o Maria maestra e Madre; Tu mi insegni a conoscere da vicino Gesù e ad amarlo con semplicità, come a Nazareth. Mi occorre la semplicità dei fanciulli per entrare in cielo con Te, o Maria» (E. Rossetti, Pensieri religiosi, Bologna 1975, p. 104). Fu chiesto, un giorno, a Padre Candido, nel corso di un’intervista: «Lei non si sente solo? Cosa c’è nel suo animo quando esorcizza?». Il Servo di Dio rispose, con tutta naturalezza: «È come quando celebro la messa, anche se sono due cose diverse. La disposizione interiore è la stessa: sto compiendo un ministero legato non alla mia persona, ma al mio sacerdozio; legato al comando di Gesù: “cacciate i demoni”. È un’azione della Chiesa, che è Chiesa militante».
Don Giorgio Alessandri, poi, a distanza di anni, ancora ricorda la grande folla di fedeli che ogni giorno aspettava di essere ricevuta dall’Amantini: «Da ragazzo, quando avevo circa 13/14 anni , soprattutto d’estate, quando non c’era la scuola, andavo alla Scala Santa molto presto e vedevo, fuori del cancello, una fila interminabile di persone che aspettavano l’apertura della Scala Santa, allora chiedevo: “Ma chi ci sta? Chi aspettate?”. Rispondevano: «Vogliamo, dobbiamo parlare con Padre Candido». «Chi è Padre Candido?» aggiungevo io. […] Alcune volte le persone arrivavano prima delle ore tre del mattino; davanti al cancello grande della Scala Santa si formava una lunga fila, quindi poi le persone si fermavano per la celebrazione della Santa Messa». Proprio per questi tratti così famigliari padre Candido attirava tantissima gente. La sua vita di grande fedeltà, di così grande costanza nell’umiltà, e inoltre impregnata di fatica quotidiana nel discernere ciò che era più saggio, più opportuno, ma anche più generoso e più conforme alla volontà di Dio ha lasciati particolarmente conquistati quanti a lui si rivolgevano.
Andrea Maniglia
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