A una donna che ne ha fatto richiesta verrà impiantato un embrione in provetta conservato in azoto liquido. Soddisfatti i sanitari del centro dove è avvenuta l’operazione. “Intervento perfettamente riuscito”.
Nonostante la fecondazione eterologa sia ormai riconosciuta da più parti come una “dolorosa follia”, con voci critiche che arrivano anche dal mondo laico, le tecniche per accontentare la richiesta si stanno evolvendo. Anche nel privato. Siamo arrivati, addirittura, a immaginare e programmare una fecondazione eterologa di secondo livello, ossia una fecondazione eterologa maschile in vitro. L’intervento, il primo in assoluto in Italia, è stato eseguito in una clinica privata a Bologna, su una donna di 34 anni che insieme al marito si è rivolta qualche settimana fa alla struttura.
Si tratta di una procedura più lunga e più complessa rispetto a una “normale” procedura di inseminazione nell’utero femminile (che viene definita appunto di primo livello). I medici hanno fatto sapere che è stato utilizzato il seme di un donatore italiano e che non è stato necessario, come in altri casi, importarlo dall’estero. Dalla futura mamma sono poi stati prelevati gli ovuli fecondati in provetta. “La tecnica ha avuto successo e sono stati ottenuti embrioni di ottima qualità”, hanno dichiarato i medici alla stampa locale. La donna interessata al momento non è in stato di gravidanza. L’embrione sarà impiantato nel suo corpo nel febbraio del 2015. Per ora è conservato a -260 gradi nell’azoto liquido, secondo una procedura che viene chiamata di vitrificazione.
“Il grosso ormai è fatto, adesso bisogna soltanto trasferire l’embrione”, ha dichiarato Marco Filicori, direttore dei centri medici del gruppo GynePro, di cui fa parte la clinica bolognese dove è stato eseguito l’intervento in questione. “Siamo molto soddisfatti del risultato raggiunto”, ha continuato, “abbiamo un centinaio di persone il lista di attesa: speriamo di poterle aiutare entro il 2015”. Il costo dell’intervento, secondo le informazioni che sono trapelate, si aggira intorno ai 5000 euro. Non proprio alla portata di tutti, ma qualcuno fa notare che una vacanza può costare di più anche se un figlio, naturalmente, non può essere quantificato come vacanza. Il giro d’affari che sta per mettersi in moto, è altrettanto ovvio, è più che considerevole. Facile prevedere una corsa del privato per soddisfare la domanda, anche perché il pubblico invece arranca.
Il policlinico Sant’Orsola, per restare nel capoluogo emiliano, ha aperto la prenotazione delle visite per le coppie interessate ma si trova in difficoltà per il reperimento dei donatori e sta facendo partire una campagna di sensibilizzazione dai risultati tutt’altro che certi. Il problema, a quanto pare, non si pone invece per il privato, dove i donatori abbondano. Filicori infatti ha dichiarato di avere potuto selezionare una ventina di uomini desiderosi di donare il proprio seme, e di averne esclusi la metà. “Non dobbiamo alimentare il turismo riproduttivo che obbliga le donne ad andare all’estero”, ha concluso. Intanto, mentre l’eterologa, con tutte le implicazioni esistenziali e morali che comporta, rischia molto concretamente di diventare un businnes, rimangono purtroppo inascoltate le storie drammatiche di molti “figli della provetta” e anche di coppie entrate in crisi dopo questo tipo intervento. Donare e ricevere il seme da uno sconosciuto non è esattamente come donare e ricevere il sangue.
Di Simonetta Pagnotti per Famiglia Cristiana