L’esito di una storia bimillenaria e la caduta di un intero continente potrebbero essere dietro l’angolo. In questi giorni, in queste ore si decide la direzione che prenderà la storia. I rischi sono altissimi. E’ fin troppo evidente che la triade del male USA-NATO-UE spinge la situazione al limite per far scoppiare un conflitto con la Russia, o più semplicemente per far calare una nuova cortina di ferro fra est e ovest, isolando la rinata potenza orientale. In attesa di destabilizzarla all’interno e di ridimensionarla o frantumarla. L’Ucraina orientale è semplicemente il pretesto per attaccare la Federazione Russa, che non cerca il conflitto, ma vorrebbe spegnere il fuoco, e i recenti accordi di Ginevra sono carta straccia, ma non certo per responsabilità russa. Le forze paramilitari e gli armati ucraini al soldo dei globalisti occidentali non si fermano e il destino delle popolazioni russofone, nel Donbass e a Odessa, sembra essere segnato. La manovra bellica, tesa a far scoppiare un conflitto che lambirà tutto il continente, è orchestrata da USA e NATO, con il supporto UE, e la volontà di dominio, sulle rovine dell’Europa, è quella espressa dal grande capitale finanziario. La realtà è esattamente opposta a quella virtuale che i media tratteggiano e le “sanzioni” imposte alla Russia dal cosiddetto G7 servono soltanto per accelerare lo sviluppo del conflitto. La situazione attuale è quella di uno stato-fantoccio, l’Ucraina, governato illegalmente da mercenari al soldo degli usa, che attacca popolazioni inermi, difese da sparute milizie popolari sommariamente armate, per arrivare ai confini della Russia e provocarne l’intervento. I mercenari di Kiev sanno di fare il male del loro stesso popolo, e lo fanno senza scrupolo alcuno. Qui si va ben oltre la guerra del gas e dei gasdotti, per arrivare al controllo di un intero continente, costi quel che costi agli europei. E’ chiaro che la “regia” è esterna e che non siamo davanti ad uno stato minacciato, nella sua integrità territoriale e nella sua indipendenza, da una potenza diventata improvvisamente aggressiva. Anzi, è esattamente il contrario di ciò che si millanta, perché è proprio questa potenza, che finora ha resistito alle provocazioni, a essere seriamente minacciata. Lo stesso buon senso dovrebbe suggerircelo. Anche se tutti i media occidentali, cassa di risonanza del potere neocapitalistico e finanziario, dipingono le popolazioni russe dell’est Ucraina come il pericolo separatista in armi, che destabilizza il paese con l’appoggio russo.
Si fa credere, mentre si trascina scientemente l’Europa verso un conflitto di vaste proporzioni o una nuova e insidiosa cortina di ferro, che è la parte aggredita, cioè la Federazione Russa, a spingere sull’orlo dell’abisso. Possiamo stupirci di come la potenza mediatica e disinformatrice, in occidente, riesca a rovesciare la realtà, ma dobbiamo stupirci, soprattutto, di come milioni di europei, nell’eurolager, scambino la realtà politica e sociale con l’irrealtà diffusa dai media. Di come la maggioranza, in paesi come l’Italia che rischiano il collo, sia lobotomizzata al punto di credere che un assassino stragista come Barack Obama, palesemente al servizio delle aristocrazie della finanza e del denaro, difenda la libertà in Europa e nel mondo. Per lui, e soprattutto per i burattinai che si muovono alle sue spalle, determinandone le iniziate politiche e militari, la guerra è pace e la libertà è schiavitù. Infatti, stiamo andando verso la guerra e verso la perpetuazione della schiavitù imposta dalla classe globale finanziaria, con l’Europa che è nell’occhio del ciclone. Se non esploderà un conflitto incontrollabile di vaste proporzioni, nella migliore ipotesi una nuova cortina di ferro calerà da Helsinki a Kiev, mettendo a nudo le menzogne sul potere “emancipante” della globalizzazione e sul sogno degli ”stati uniti d’Europa”. Le ipotesi che si possono fare, in questo momento, sono due: 1) lo scoppio di un conflitto nel vecchio continente, in cui nato-usa e ue trascineranno la Russia. 2) Una nuova cortina di ferro da Helsinki a Kiev, vigilata dai carri della cosiddetta alleanza atlantica.
Nel primo caso, non resterebbe che pregare (almeno per i credenti) e i globalisti, in condizioni drammatiche di militarizzazione, assumerebbero il pieno controllo di tutto. Una sorta di legge marziale imposta a gran parte del continente. Nel secondo caso, che prevede una replica della guerra fredda e del confronto fra i blocchi, si aprirebbero nuove e più stringenti opportunità di controllo dei paesi europei per la classe globale dominante. Comunque sarebbe la fine per l’Europa e la sua irrilevanza diverrebbe improvvisamente realtà. Fine di tutte le speranze di riscatto e autonomizzazione del vecchio continente, ancora in vita dopo la seconda guerra mondiale. Per dirla con un esotismo da videogioco: “game over”. Pensiamo ora alla seconda ipotesi, con il serpente Obama al posto di Winston Churchill, che annuncia la nuova cortina di ferro non da Stettino nel Baltico a Trieste sull’Adriatico come nel maggio del 1946, ma da Helsinki in Finlandia, e scendendo più a sud degli staterelli baltici a Kiev in Ucraina, nei Balcani profondi, oggi più insidiosi di quelli adriatici. Il controllo della nuova frontiera, in una chiusura dei confini che rivelerebbe la vera natura della globalizzazione neoliberista, sarebbe affidato allo strumento militare della nato, nel quale la componente principale sono gli usa. Si esalterebbe il ruolo militare ed economico dell’organizzazione nord-atlantica, ancor più di quello del fondo monetario internazionale e delle screditate e tributarie “istituzioni europee”. In paesi come l’Italia, già ridotti a semi-stati privi di una propria moneta e affidati a collaborazionisti sub-politici, non sarebbe più necessario fingere. Non sarebbero più necessarie le elemosine ai lavoratori poveri, come gli ottanta euro concessi propagandisticamente dal ciarlatano Renzi a qualche milione di quasi-indigenti. Le politiche neoliberiste, grazie al ferro della cortina e al controllo armato, si potrebbero applicare senza sconti, nei tempi previsti. Fregandosene altamente delle conseguenze sociali, o della parvenza di un consenso di massa. Sotto la “protettiva” minaccia della armi nato, le controriforme si potrebbero fare da un momento all’altro, senza incontrare resistenze parlamentari o popolari. Anzi, non sarebbero più di vitale importanza un prodotto mediatico-elettorale come Renzi e un forte raggruppamento collaborazionista come il pd. Il subgoverno del paese, indipendentemente dalle elezioni, potrebbe essere direttamente affidato a tagliatori di teste professionisti, di provata fedeltà al padrone sopranazionale, come ad esempio un Mario Draghi. Tolti di mezzo Renzi e le sue veline, resterebbero i Padoan e i Cottarelli, o quelli peggio di loro. Il dolore (della popolazione) produrrebbe più rapidamente risultati (creazione del valore finanziaria, azionaria e borsistica) e l’Italia diverrebbe in breve un paese “più moderno”, completamente riformato. Si potrebbero tagliare subito le pensioni, falcidiare i posti di lavoro nel pubblico impiego ed estendere la precarietà lavorativa alla massima ampiezza possibile. Tutto sarebbe più chiaro anche senza le solite, disgustose cantilene sulle libertà democratiche, sui diritti umani, e il re si mostrerebbe completamente nudo ma bene armato e minaccioso. Inoltre, si scongiurerebbe per lunghi anni la possibilità di una saldatura fra la Russia erede dell’Urss e il resto d’Europa. E’ per questo che la triade del male usa-nato-ue sta spingendo la situazione al limite in Ucraina? Io credo di sì. di Eugenio Orso